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Immagine del redattoreFederico Caligiuri

Pillole di Mercato

(18° settimana - anno 2023)

Citazione del giorno:

Emanuela Breda: "Se la meta da raggiungere è la felicità, il viaggio è sempre conveniente."


L'entusiasmo di Wall Street per una potenziale pausa nell'aggressiva campagna di inasprimento della Federal Reserve non è bastato a far proseguire il rally azionario, con Jerome Powell che ha spento le speranze di un taglio dei tassi d'interesse per il momento, ma il mercato obbligazionario non se la beve. I contratti di swap hanno continuato a suggerire un significativo allentamento della politica monetaria prima della fine del 2023. I rendimenti dei Treasury a due anni sono scesi fino a 12 punti base, attestandosi intorno al 3,85%, mentre il dollaro ha registrato un'inversione di tendenza. I vertici della Fed stanno lavorando duramente per trovare il giusto equilibrio tra l'indicazione di un'eccessiva stretta monetaria e il non accordo con la narrativa del mercato sul taglio dei tassi. Dopo il consueto tira e molla dei giorni della Fed, l'S&P 500 ha annullato un rally che si era avvicinato all'1% per finire vicino ai minimi di seduta. Nemmeno la previsione di Powell di una crescita modesta, anziché di una recessione, è riuscita a incoraggiare a lungo i compratori di azioni mercoledì. Da un lato, gli operatori si aspettavano già che la Fed segnalasse una pausa dopo il rialzo di maggio. Poi, c'è il fatto che anche se ciò dovesse accadere già a giugno, i costi di finanziamento rimarranno elevati, limitando il credito in settori cruciali dell'economia statunitense. Ed ecco il cuore del problema: l'inflazione. La storia ha dimostrato che l'acquisto di azioni alla fine di un ciclo di rialzo si è rivelato una strategia vincente in contesti relativamente poco inflazionistici, come negli anni '90. Ma sulla scia dell'inflazione, l'acquisto di titoli si è rivelato una strategia vincente. Ma sulla scia delle pressioni inflazionistiche degli anni '70 e oltre, le azioni sono scese nei tre mesi successivi a ogni ultimo rialzo, secondo Bank of America. La Fed ha aumentato i tassi di un altro quarto di punto mercoledì, portandoli a una fascia obiettivo compresa tra il 5% e il 5,25%, il livello più alto dal 2007. Il voto è stato unanime e il Federal Open Market Committee ha omesso una riga dalla sua precedente dichiarazione di marzo, in cui si diceva che "prevede che potrebbe essere appropriato un ulteriore irrigidimento delle politiche". Se tale tasso si rivelerà abbastanza alto da riportare l'inflazione all'obiettivo del 2% della Fed sarà una "valutazione in corso" basata sui dati in arrivo, ha detto Powell, aggiungendo poi che le prospettive di inflazione dei funzionari della Fed non supportano tagli dei tassi. La Fed sta lasciando intendere che siamo vicini alla fine del ciclo di rialzo dei tassi, anche se vuole mantenere un certo margine di manovra nel caso in cui l'inflazione smetta di rallentare. È una preoccupazione giusta. Le azioni europee sono salite mercoledì, un giorno dopo la più grande caduta in un mese, grazie alle speculazioni sulla possibilità che la Federal Reserve statunitense potesse effettuare l'ultimo rialzo dei tassi di interesse, mentre i titoli energetici hanno esteso i ribassi. L'indice paneuropeo STOXX 600 ha chiuso in rialzo dello 0,3%, dopo aver toccato martedì il livello più basso in un mese. Il settore del petrolio e del gas è sceso dello 0,8%, mentre i prezzi del greggio hanno continuato a scendere a causa delle preoccupazioni sullo stato di salute dell'economia statunitense e sul suo impatto sulla domanda. Lo STOXX 600 ha chiuso il mese di aprile in forte rialzo, superando persino l'indice S&P 500 di Wall Street, mentre l'attenzione si è rivolta agli utili e alla decisione sui tassi della Banca centrale europea (BCE) di giovedì. La BCE dovrebbe aumentare i tassi di 25 punti base, ma i dati recenti che indicano che le banche hanno chiuso bruscamente i rubinetti del credito fanno propendere per un aumento più contenuto rispetto al passato. Inoltre, un rapporto ha mostrato che il tasso di disoccupazione della zona euro è sceso al 6,5% a marzo, indicando un ulteriore restringimento del mercato del lavoro. I market movers di oggi sono: saldo della bilancia commerciale in Australia, indice manifatturiero PMI Caixin in Cina, saldo della bilancia commerciale in Germania, indice PMI dei servizi nell’Eurozona, decisione del tasso di interesse da parte della BCE, richieste dei sussidi alla disoccupazione e Fed’s Balance Sheet (debito pubblico) negli Stati Uniti.


IERI

I mercati asiatici hanno chiuso negativamente. Nei singoli paesi lo Shanghai chiusa per festività, China A50 chiusa per festività, Hang Seng -1,67%, il Nikkei chiuso per festività, l’Australia -1,28%, Taiwan -0,53%, la Corea del Sud Kospi -0,92%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso -0,29%. Il nostro FTSEMib +0,77%, Dax +0,56%, Ftse100 +0,20%, Cac40 +0,28%, Zurigo +0,73%. Il Nasdaq -0,46%, S&P500 -0,70%, il Russell2000 +0,51%. L’oro ha chiuso a 2.046,80 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 68,17$ per il wti e 71,96$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 36,995. Lo spread BTP/BUND ha chiuso a 186,850. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 18,34%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli che contraddistinguono la tranquillità dei mercati finanziari.


PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere in positivo. Nei singoli paesi lo Shanghai +0,56%, China A50 +0,00%, Hang Seng +1,17%, il Nikkei chiuso per festività, l’Australia -0,06%, Taiwan +0,33%, la Corea del Sud Kospi -0,19%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso +0,20%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura debole mentre l’America è positiva. L’oro si attesta a 2.052,35 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 68,99$ per il greggio e 72,90$ per il brent. Infine il Bitcoin quota 29.130 e l’Ethereum 1.902.


Buona giornata

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