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Pillole di Mercato

(49° settimana - anno 2025)

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Citazione del giorno:

Aristotele: “Siamo ciò che facciamo ripetutamente. L’eccellenza, dunque, non è un atto ma un’abitudine”

 

Le Borse asiatiche sono rimbalzate, in parte, dopo il sell-off di lunedì che aveva visto le criptovalute guidare il calo degli asset rischiosi a livello globale; i titoli di Stato giapponesi sono saliti lievemente dopo che un’asta molto attesa sul decennale ha registrato una domanda solida. L’indice MSCI delle azioni regionali è avanzato fino allo 0,5% per poi ridurre parte dei guadagni, con i mercati a forte componente tecnologica di Corea del Sud e Taiwan in sovraperformance. I future sugli indici statunitensi sono rimasti stabili dopo che l’S&P 500 ha perso lo 0,5% e il Nasdaq 100 lo 0,4% lunedì; Bitcoin è risalito dopo un avvio altalenante, recuperando parte del calo superiore al 5% della seduta precedente. Alla finale asta dell’anno sul JGB a 10 anni la domanda è risultata superiore alla media a 12 mesi, evento rilevante dopo le recenti speculazioni su un rialzo dei tassi che avevano spinto al rialzo i rendimenti; lo yen si è leggermente indebolito contro il dollaro dopo il forte apprezzamento di lunedì, quando il governatore della Bank of Japan Kazuo Ueda ha lasciato intendere con chiarezza che il board potrebbe alzare presto i tassi. Come ha osservato Kristina Hooper (Man Group), i rendimenti dei JGB “sono andati di gran carriera” quest’anno sulle attese di deficit più ampi e un ulteriore rialzo della BoJ: ciò conta perché rendimenti giapponesi più alti possono spingere in su anche quelli dei governativi a lunga di altri Paesi, aumentando il costo del credito proprio quando alcuni governi possono permetterselo meno. L’avvio di dicembre nei mercati globali è stato incerto, complice il nuovo scivolone delle criptovalute e il tono hawkish di Ueda; nelle prossime settimane l’attenzione resterà puntata sulle banche centrali, con la Federal Reserve che si riunisce il 9-10 dicembre e la BoJ che decide il 19 dicembre. Mentre per la Fed si attende ampiamente un taglio, i derivati indicano ormai circa l’80% di probabilità di una stretta della BoJ già a dicembre e oltre il 90% per gennaio, contro appena il 36% di una settimana fa. Nell’asta del decennale il bid-to-cover è salito a 3,59 da 2,97 di novembre e sopra la media a 12 mesi di 3,20, mentre giovedì è in calendario l’asta trentennale. I Treasury sono rimasti stabili martedì dopo il calo di lunedì lungo tutta la curva, quando il decennale è salito di 7 punti base intorno al 4,1%; un indice del dollaro è rimasto poco mosso e il decennale australiano è salito di 5 punti base. Tra le materie prime, l’argento ha ritracciato dai massimi storici con indicatori tecnici in ipercomprato dopo il rally di sei sedute fino a lunedì; l’oro è sceso mentre il petrolio è avanzato. Secondo Tareck Horchani (Maybank Securities) “si è vista una stabilizzazione, ma sembra più un rimbalzo guidato dal posizionamento che un cambio di convinzione di fondo”: il movimento di lunedì ha “spazzato via le mani deboli”, ma la cautela resta. Negli Stati Uniti, i dati di lunedì hanno mostrato una contrazione dell’attività manifatturiera a novembre al ritmo più rapido in quattro mesi per il calo degli ordini. I banchieri centrali riceveranno venerdì una lettura arretrata della loro misura preferita di inflazione prima della riunione della prossima settimana: ci si attende pressioni sui prezzi stabili ma appiccicose, mentre il dibattito al FOMC ruoterà in gran parte sul mercato del lavoro. Oltre al dato d’inflazione, in uscita questa settimana anche l’ADP privato di novembre e la stima preliminare di fiducia dei consumatori di dicembre. Per Homin Lee (Lombard Odier Singapore), con la Fed orientata a un possibile nuovo taglio e con politiche fiscali più espansive del previsto in alcuni Paesi, il contesto macro resta favorevole all’assunzione di rischio. Sul fronte societario, Fanuc è balzata fino al 9,4%, ai massimi da luglio 2021, dopo l’annuncio di una collaborazione con Nvidia per implementare “physical AI” nella robotica industriale; China Vanke, costruttore in difficoltà che aveva proposto un rinvio non specificato del rimborso di un bond domestico, ha ora chiesto ai detentori di attendere un anno per essere rimborsati, tra crescenti pressioni di liquidità e un supporto statale in calo; Warner Bros. Discovery ha ricevuto una seconda tornata di offerte, incluso un bid prevalentemente cash da Netflix, con l’asta che potrebbe chiudersi nei prossimi giorni o settimane; Jane Street e Citadel Securities hanno riportato un aumento dei ricavi di trading del terzo trimestre, erodendo ulteriormente la quota delle banche d’investimento e avviandosi a un anno record; dopo 13 anni alla guida del principale exchange cripto coreano, Song Chi-hyung e Kim Hyoung-nyon sono entrati tra i più ricchi al mondo; la cinese DeepSeek ha presentato due nuove versioni del modello AI sperimentale rilasciato poche settimane fa, con capacità aggiuntive per combinare ragionamento ed esecuzione autonoma di alcune azioni; i produttori cinesi di vaccini affrontano un forte ciclo ribassista, tra concorrenza in aumento, prezzi in calo ed erosione dei margini, a testimonianza delle pressioni deflazionistiche nell’economia. In Europa, le Borse hanno aperto l’ultimo mese dell’anno in calo: lo Stoxx 600 ha chiuso preliminarmente a –0,2% lunedì, con gran parte dei listini e dei settori in rosso, dopo una chiusura positiva venerdì al termine di un mese volatile per il ritorno dei timori su valutazioni AI elevate. L’incertezza di politica monetaria ha pesato sul sentiment, ma gli operatori si aspettano ora un taglio dei tassi da parte della Fed il 9-10 dicembre, con una probabilità dell’87,4% per un quarto di punto secondo il CME FedWatch. La Bank of England segue da vicino i potenziali effetti di spillover: come ha ricordato Megan Greene, circa metà dei movimenti della curva UK è generata al di fuori del Regno Unito; la BoE non si è impegnata a tagliare a dicembre, con rischi d’inflazione persistenti, crescita salariale sopra obiettivo, mercato del lavoro in indebolimento e consumi lenti. L’Autumn Budget ha introdotto misure deflazionistiche su energia e tariffe ferroviarie che possono dare sollievo nel breve, ma la banca centrale dovrà “guardare oltre” per ancorare i prezzi nel medio termine; una sfida cruciale resta sbloccare i consumi, molto più deboli rispetto agli USA rispetto al pre-pandemia. Tra i temi settoriali europei, la difesa ha ceduto nettamente lunedì mentre gli investitori seguono i progressi verso un possibile accordo di pace per l’Ucraina: Rheinmetall è scesa del 2,2%, Renk del 4,7% e Hensoldt del 3,1%, pur recuperando dal minimo intraday. L’inviato USA Steve Witkoff è volato a Mosca per colloqui con Vladimir Putin e altri funzionari; l’Ucraina ha approvato in linea di principio un piano di pace USA a 19 punti, versione emendata del documento iniziale a 28 punti elaborato riservatamente tra Washington e Mosca e percepito come favorevole alla Russia. Nel frattempo, Fresnillo ha guidato i rialzi grazie all’oro salito sui massimi di sei settimane a inizio mese, con acquisti anche su Anglo American e Glencore; Airbus ha chiuso a –5,8%, recuperando parte dei cali, dopo l’aggiornamento rapido del software di volo dell’A320 volto a prevenire possibili corruzioni dei dati di controllo legate a radiazioni solari, senza però generare i disagi temuti. In Asia-Pacifico, l’avvio di dicembre è stato misto dopo i PMI manifatturieri cinesi sorprendentemente in contrazione a novembre; a Wall Street gli indici sono scesi mentre ci si avvicina alla chiusura di un 2025 robusto. La stagionalità resta favorevole: secondo lo Stock Trader’s Almanac, il mese di dicembre è in media uno dei migliori per l’S&P 500 dal 1950, con un guadagno medio superiore all’1%. Il rimbalzo asiatico, l’asta JGB molto partecipata e l’attesa per Fed e BoJ compongono un quadro in cui il posizionamento conta quanto i fondamentali di breve. La narrativa di un taglio Fed e di una BoJ più hawkish tiene in equilibrio rendimenti, valute e propensione al rischio, ma la selettività resta cruciale: i mercati appaiono in “modalità attesa”, pronti a reagire ai dati su inflazione e lavoro USA e a qualsiasi segnale di svolta da Tokyo, con movimenti che possono amplificarsi in presenza di posizioni affollate e liquidità non sempre profonda. I market movers di oggi sono: CPI (inflazione) e tasso di disoccupazione nell’Eurozona, nuove offerte di lavoro JOLTS negli Stati Uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso misti. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,52%, China A50 +0,27%, Hang Seng ha chiuso +0,66%, il Nikkei -1,87%, l’Australia -0,57%, Taiwan -1,03%, la Corea del Sud Kospi -0,29%, l’indice Indiano Sensex +0,19%. Il nostro FTSEMib -0,22%, Dax chiuso -1,04%, Ftse100 -0,18%, Cac40 -0,32%, Zurigo +0,01%. Lo S&P500 -0,41%, il Nasdaq -0,38%, il Russell2000 -1,26%. L’oro ha chiuso a 4.273,05 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 59,45$ per il wti e 63,25$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 28,225. Lo spread BTP/BUND 71,540. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 17,23%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi con poche eccezioni. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,44%, China A50 -0,41%, Hang Seng ha chiuso -0,08%, il Nikkei -0,04%, l’Australia +0,17%, Taiwan +0,81%, la Corea del Sud Kospi +1,71%, l’indice Indiano Sensex -0,42%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura incerta così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 4.255,20 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 59,42$ per il greggio e 63,22$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 86.993 e l’Ethereum 2.803.

 

Buona giornata.

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