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Pillole di Mercato

(47° settimana - anno 2025)

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Citazione del giorno:

Seneca: “E gli occhi mai usano la punteggiatura, perché quello che vogliono dire lo dicono tutto d’un fiato”

 

Le Borse globali si avviano verso la peggiore settimana degli ultimi sette mesi, con gli investitori che riducono l’esposizione agli asset più rischiosi tra i dubbi su valutazioni troppo elevate e sulla reale capacità degli ingenti investimenti nell’intelligenza artificiale di generare ritorni. L’MSCI All Country World Index ha perso quasi il 3% nella settimana, avvicinandosi al calo settimanale più marcato dal 4 aprile, quando i dazi del presidente Donald Trump scossero i mercati; in Asia gli indici sono arretrati dell’1,5% venerdì, anch’essi diretti verso la flessione più ampia da aprile, dopo la seduta debole di Wall Street di giovedì, mentre le criptovalute sono scese con Bitcoin intorno a 86.000 dollari. Il Kospi, simbolo dell’euforia AI, è crollato del 3,6% dopo l’impennata della volatilità negli Stati Uniti e le vendite sui tecnologici; il sentiment si è poi parzialmente stabilizzato con i futures che indicavano un rimbalzo per l’S&P 500 dopo che l’indice sottostante era scivolato sui livelli più bassi da settembre, mentre i Treasury hanno restituito parte dei guadagni con il decennale in lieve rialzo di un punto base al 4,09%. In Asia l’attenzione si è concentrata sul Giappone, dove il governo della premier Sanae Takaichi ha approvato il più ampio pacchetto di spesa aggiuntiva dalla pandemia: lo yen è rimasto stabile contro il dollaro dopo il piano, che vale 17,7 trilioni di yen (112 miliardi di dollari) in spesa del conto generale. Il sentiment resta fragile perché i timori su valutazioni tirate e capex elevati nel tech hanno frenato il rally innescato dalla guidance di Nvidia, con il titolo in calo del 3,2%; all’incertezza si aggiunge il dubbio sulla capacità della Federal Reserve di tagliare i tassi già il mese prossimo, dopo segnali di prudenza arrivati da diversi membri contrari a un allentamento troppo rapido. “Il mercato è stato sotto pressione questa settimana mentre il sentiment si raffreddava di fronte alle crescenti domande sulla sostenibilità del boom AI”, ha scritto Charlotte Daughtrey di Federated Hermes; pur con volatilità in aumento, molti analisti leggono la flessione come correttiva più che come l’inizio di una fase ribassista prolungata. Giovedì l’S&P 500 ha registrato la più ampia inversione intraday (3,6%) dai picchi della turbolenza sui dazi in aprile e ora è giù del 5% dall’ultimo massimo; il VIX è salito a 26,42, il livello più alto da aprile, pur senza chiudere ai massimi di seduta, segno di timori elevati ma non estremi, secondo Chris Murphy di Susquehanna. Le oscillazioni sono arrivate alla vigilia della scadenza di opzioni per un nozionale stimato di 3,1 trilioni di dollari. John Flood di Goldman Sachs ha ricordato che dal 1957 ci sono stati otto casi in cui l’S&P 500 ha aperto oltre l’1% in rialzo per poi chiudere in rosso: in media, dopo quegli episodi l’indice ha guadagnato almeno il 2,3% nel giorno e nella settimana successivi e il 4,7% nel mese seguente. Sul fronte macro, la pubblicazione del rapporto occupazionale governativo, a lungo rinviato, ha mostrato a settembre una crescita dei posti di lavoro con disoccupazione in lieve aumento, segnalando un mercato del lavoro in fase di stabilizzazione prima dello shutdown; i verbali dell’ultima riunione della Fed hanno evidenziato divisioni interne sul se procedere con un ulteriore taglio. Il governatore Michael Barr ha sottolineato la necessità di cautela con un’inflazione ancora sopra il target, Beth Hammack (Cleveland) ha avvertito che allentare ora per sostenere il lavoro potrebbe prolungare l’inflazione oltre l’obiettivo e aumentare i rischi alla stabilità finanziaria, mentre Austan Goolsbee (Chicago) ha espresso perplessità su un nuovo taglio a dicembre. Nelle materie prime, il petrolio è avviato a una perdita settimanale superiore al 2% con il Brent sotto 63 dollari al barile: la gamba ribassista è arrivata mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accettato di lavorare a un piano di pace, proprio mentre entrano in vigore le sanzioni USA su due major petrolifere russe; sul fronte corporate, Abbott Laboratories ha concordato l’acquisto di Exact Sciences per circa 21 miliardi di dollari, la più grande operazione healthcare degli ultimi due anni; GE HealthCare acquisterà Intelerad per 2,3 miliardi in contanti per espandersi nell’AI applicata all’imaging; Pinkfong è scesa fino a 35.050 won, -7,7% rispetto al prezzo di IPO; OpenAI collaborerà con Hon Hai Precision (Foxconn) per progettare e produrre hardware per data center. In Europa, giovedì i listini hanno chiuso in rialzo, reagendo ai conti robusti di Nvidia: lo Stoxx 600 è salito dello 0,5% con la maggior parte delle piazze in verde; i titoli legati all’AI erano tra i migliori, con le olandesi BESI e ASMI in progresso rispettivamente dello 0,7% e 0,8%, mentre ASML ha chiuso a +0,4% circa. Nvidia ha pubblicato i conti del terzo trimestre a mercati chiusi mercoledì, superando le attese su ricavi e sulla guidance del quarto trimestre: fatturato a 57,01 miliardi (+62% a/a) e attese a 65 miliardi per il prossimo trimestre; il titolo, tuttavia, a metà seduta di giovedì era in calo di circa lo 0,9%. “Si è parlato molto di una bolla AI”, ha detto il CEO Jensen Huang, “ma dalla nostra prospettiva vediamo qualcosa di molto diverso”; in Asia, i chip sono partiti bene giovedì con Samsung Electronics e Foxconn in rialzo. Ben Barringer (Quilter Cheviot) ha osservato che il sollievo è arrivato su due fronti: margini lordi sopra le attese, fattore chiave per i semiconduttori, e un confronto diretto con le obiezioni del mercato, dal tema delle scaling laws alla domanda non solo da hyperscaler ma anche da player come OpenAI e Anthropic, dal software alle aziende fino ai progetti di “sovereign AI”. Tra i singoli europei, BNP Paribas ha guadagnato il 4,4% alzando il target di CET1 al 13% entro il 2027 e annunciando un buyback da 1,15 miliardi; il comparto difesa, reduce da minimi di due mesi e da una seduta a -1,9% in scia a indiscrezioni su iniziative diplomatiche USA per l’Ucraina, è rimbalzato dello 0,5%; Vivendi è scesa fino al -12,7% dopo rumors su una possibile decisione favorevole al gruppo Bolloré nella disputa sul controllo che smorzerebbe le speculazioni su un’OPA obbligatoria; Nokia ha invertito la rotta a -7% presentando la strategia per reti abilitate all’AI, un obiettivo di utile operativo comparabile 2028 a 2,7–3,2 miliardi e il riassetto in due divisioni. Sul fronte UK, i dati hanno mostrato un’inflazione annua scesa al 3,6% in ottobre, aumentando le probabilità di un taglio a dicembre da parte della Bank of England alla vigilia dell’Autumn Budget, con la sterlina poco mossa contro il dollaro. Il filo conduttore della settimana è una prudenza crescente che si alimenta di due domande aperte - quanto sono sostenibili le valutazioni legate all’AI e quanto presto la Fed potrà effettivamente allentare - mentre la volatilità, complice la maxi-scadenza opzionaria, amplifica ogni movimento. La narrativa di “correzione sana” regge finché i dati non smentiscono e finché i flussi non si irrigidiscono: se i numeri occupazionali e gli aggiornamenti sugli utili confermeranno un atterraggio morbido e ritorni credibili dagli investimenti in AI, il mercato potrà ritrovare trazione; in caso contrario, la fase attuale resterà dominata dal “sell the rally”, con una selettività più marcata e premi al rischio riallocati verso qualità, liquidità e duration gestita. I market movers di oggi sono: saldo della bilancia commerciale in Giappone, vendite al dettaglio in Gran Bretagna, indice PMI del settore manifatturiero nell’Eurozona, indice PMI del settore manifatturiero e indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan Stati Uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso chiudere per lo più positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,20%, China A50 +0,14%, Hang Seng ha chiuso -0,22%, il Nikkei +2,67%, l’Australia +1,24%, Taiwan +3,18%, la Corea del Sud Kospi +2,28%, l’indice Indiano Sensex +0,27%. Il nostro FTSEMib +0,62%, Dax chiuso +0,50%, Ftse100 +0,21%, Cac40 +0,34%, Zurigo +0,16%. Lo S&P500 -1,58%, il Nasdaq chiuso -2,15%, il Russell2000 -1,85%. L’oro ha chiuso a 4.078,94 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 58,74$ per il wti e 63,10$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 30,695. Lo spread BTP/BUND 75,50. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 26,29%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere in rosso. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -2,08%, China A50 -1,60%, Hang Seng ha chiuso -1,88%, il Nikkei -2,30%, l’Australia -1,59%, Taiwan -3,61%, la Corea del Sud Kospi -3,79%, l’indice Indiano Sensex -0,87%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura al ribasso mentre gli Stati Uniti sono positivi. L’oro si attesta a 4.051,60 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 58,28$ per il greggio e 62,71$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 85.532 e l’Ethereum 2.781.

 

Buona giornata e buon fine settimana.


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