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Pillole di Mercato

(46° settimana - anno 2025)

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Citazione del giorno:

Oriana Fallaci: “Esiste una rabbia che non ha niente a che fare con la cattiveria. E’ il ruggito di chi sta difendendo la propria fragilità”

 

Le azioni globali hanno consolidato un rialzo di tre sedute che le ha portate a un passo dai massimi storici dopo che il presidente Donald Trump ha firmato la legge che pone fine al più lungo shutdown del governo statunitense. In Asia e sull’MSCI All Country World Index i listini hanno oscillato tra lievi guadagni e perdite, con gli investitori cauti in vista della ripresa delle pubblicazioni macro, decisive per delineare le prossime mosse della Federal Reserve; i contratti sull’S&P 500 sono saliti dello 0,2% dopo quattro rialzi consecutivi dell’indice sottostante alimentati dall’ottimismo per la soluzione dello shutdown, e i futures segnalano un’apertura in progresso anche per le Borse europee. L’oro ha esteso l’avanzata per la quinta seduta consecutiva, sostenuto dalle aspettative di ulteriori tagli dei tassi una volta che Washington tornerà operativa. Con la stagione degli utili USA in via di conclusione, l’attenzione del mercato si sposta sulla Fed e sulle prospettive di riduzione del costo del denaro come possibile catalizzatore per prolungare il rally partito dai minimi di aprile; l’assenza di indicatori chiave, come i dati sulla disoccupazione e l’indice dei prezzi al consumo di ottobre, ha alimentato l’incertezza sulla politica monetaria, e la Casa Bianca ha confermato che tali report difficilmente saranno diffusi a causa della chiusura. Come ha osservato Michael Landsberg di Landsberg Bennett Private Wealth Management, mentre i mercati prezzano la fine dello shutdown resta “una montagna” ancor più rilevante da scalare, cioè la ripresa di tutti i dati che sono mancati, e man mano che la nebbia si diraderà si capirà se il posizionamento è corretto o se servirà una forte riprezzatura; nel frattempo, un breve aggiornamento segnala che il presidente della Federal Reserve di Atlanta, Raphael Bostic, intende ritirarsi al termine del suo mandato a febbraio. La firma di Trump ha chiuso ufficialmente un braccio di ferro durato 43 giorni che ha interrotto gli aiuti alimentari a milioni di famiglie, cancellato migliaia di voli e lasciato i dipendenti federali senza stipendio per oltre un mese; il governo può riprendere gradualmente la piena operatività, con il rientro dei lavoratori previsto da giovedì, anche se potrebbero servire giorni o settimane per smaltire l’arretrato accumulato dalla chiusura iniziata il 1° ottobre, e come ha ricordato Jim Bianco di Bianco Research si tratta di una risoluzione temporanea che potrebbe riproporsi a febbraio. Con i ritardi nella diffusione dei dati, la difficoltà maggiore non è tanto l’impatto congiunturale sulla crescita quanto la crescente complicazione per investitori e Fed nel valutare le prospettive dell’economia; per Seema Shah di Principal Asset Management, con la ripresa delle uscite statistiche potrebbe rafforzarsi la tesi di un taglio dei tassi a dicembre, alimentando un contesto risk-on che favorirebbe in particolare l’azionario USA, con Big Tech e ciclici in testa, anche se nelle ultime indicazioni ufficiali la presidente della Fed di Boston, Susan Collins, ha ribadito la preferenza per mantenere i tassi invariati alla luce di una crescita ancora solida che potrebbe frenare o interrompere i progressi nel raffreddamento dell’inflazione. Sul fronte valutario l’attenzione resta sullo yen, con gli operatori sempre più scettici sulla capacità del nuovo governo giapponese di sostenere la divisa con interventi diretti mentre scivola verso livelli che in passato avevano richiesto l’azione delle autorità, oscillando intorno a 155 contro il dollaro. Tra le materie prime, il petrolio si è stabilizzato dopo la flessione più marcata da giugno: l’OPEC ha segnalato che l’offerta ha superato la domanda prima del previsto e il Brent è sceso verso 62 dollari al barile dopo quasi un -4% nella seduta precedente, con il WTI in area 58, dinamica che ha pesato sui titoli energetici australiani; sempre in Australia, l’azionario ha ceduto terreno e i rendimenti a breve sono balzati dopo dati sul lavoro più forti delle attese che hanno attenuato le speranze di tagli dei tassi da parte della banca centrale. Sul fronte societario, Cisco ha guadagnato nel dopo mercato dopo aver alzato la guidance per il 2026, segnalando progressi nel catturare più spesa legata all’intelligenza artificiale; Toyota ha confermato investimenti fino a 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni per rafforzare le attività locali; Anthropic prevede di spendere 50 miliardi per costruire data center dedicati all’AI in diverse località statunitensi, tra cui Texas e New York, a supporto della corsa agli investimenti infrastrutturali del settore; Volkswagen e Rivian puntano a vendere a terzi la tecnologia per veicoli elettrici che stanno sviluppando insieme; Siemens distribuirà ai propri azionisti una quota del 30% di Siemens Healthineers per ridurre l’esposizione al business medicale e focalizzarsi su software e tecnologie collegate. In Europa si prevede un’apertura in lieve rialzo in scia al resto del mondo dopo la fine dello shutdown: il FTSE 100 è atteso poco sopra la parità, il DAX in progresso dello 0,4%, il CAC 40 e il FTSE MIB in aumento dello 0,25% circa, con gli investitori concentrati anche sulle trimestrali di Siemens, Deutsche Telekom, Enel, Merck, Aviva e Alstom e sui dati macro in uscita, tra cui la stima preliminare del PIL britannico del terzo trimestre e la produzione industriale dell’Unione europea; intanto lo STOXX 600 ha archiviato una seconda chiusura record consecutiva, in rialzo dello 0,7% a 584,23 punti, sostenuto dai finanziari e dal sollievo per la possibile conclusione della chiusura del governo USA, con il CAC 40 in crescita dell’1% e l’IBEX di Madrid a +1,4%. Secondo Nick Saunders, CEO di Webull UK, il miglioramento del sentiment è legato alle speranze sullo shutdown ma il vero motore del rialzo europeo è arrivato dagli utili migliori del previsto, in particolare dalle banche che hanno trainato gli indici più esposti al comparto come CAC e IBEX; tra i singoli titoli ABN Amro è salita del 2,6% dopo trimestrali robuste e l’annuncio dell’acquisizione della commerciale NIBC Bank per rafforzarsi sul mercato domestico, mentre a Londra SSE ha guidato lo STOXX con un balzo del 16,8% grazie a un piano di investimenti da 33 miliardi di sterline in cinque anni per aggiornare le reti elettriche regolamentate e potenziare le rinnovabili; nel tech europeo, Infineon ha guadagnato il 6,9% dopo aver alzato la guidance sui ricavi dei chip per data center AI e RWE è avanzata del 9,1% con utili dei primi nove mesi sopra le attese, mentre FLSmidth ha perso l’8,5% per ordini inferiori alle previsioni e ritardi progettuali, ed Edenred è scesa del 4% avvertendo che eventuali modifiche regolamentari in Brasile sui buoni pasto e alimentari potrebbero comportare un taglio della guidance 2026. In questo contesto, mentre le newsletter e gli approfondimenti dedicati ai mercati europei e francesi riprendono a circolare insieme alle consuete informative su privacy e termini di servizio, il messaggio centrale dei desk resta invariato: la fine dello shutdown toglie un freno psicologico al rischio, ma la traiettoria dei tassi e la qualità dei dati in arrivo determineranno se il mercato potrà avvicinare e superare i massimi storici o se invece servirà riassestare rapidamente le aspettative. I market movers di oggi sono: tasso di disoccupazione in Australia, PIL (3° trimestre) e saldo della bilancia commerciale in Gran Bretagna, produzione industriale nell’Eurozona, richieste inziali dei sussidi alla disoccupazione e CPI (inflazione) negli Stati uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso per lo più positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,08%, China A50 +0,71%, Hang Seng ha chiuso +0,64%, il Nikkei +0,43%, l’Australia -0,22%, Taiwan +0,58%, la Corea del Sud Kospi +1,10%, l’indice Indiano Sensex +0,79%. Il nostro FTSEMib +0,80%, Dax chiuso +1,22%, Ftse100 +0,12%, Cac40 +1,22%, Zurigo +0,80%. Lo S&P500 +0,08%, il Nasdaq chiuso -0,26%, il Russell2000 -0,26%. L’oro ha chiuso a 4.198,40 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 58,41$ per il wti e 62,65$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 30,965. Lo spread BTP/BUND 72,64. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 17,52%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere positivi con poche eccezioni. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,56%, China A50 +0,75%, Hang Seng ha chiuso -0,04%, il Nikkei +0,35%, l’Australia -0,52%, Taiwan -0,16%, la Corea del Sud Kospi +0,56%, l’indice Indiano Sensex +0,35%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione positiva così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 4.213,72 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 58,41$ per il greggio e 62,66$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 103.435 e l’Ethereum 3.533.

 

Buona giornata.

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