Pillole di Mercato
- Federico Caligiuri

- 7 ore fa
- Tempo di lettura: 5 min
(44° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:
Detto popolare: “Quando arriva l’inverno non è il momento di cercare la legna, il calore nasce da quello che hai preparato nei mesi precedenti”
Dopo settimane di corsa inarrestabile, i mercati globali hanno finalmente tirato il fiato. Le borse asiatiche hanno aperto in calo, con un ribasso di circa lo 0,4%, mentre i future europei segnalavano un avvio debole e i contratti statunitensi arretravano dello 0,1% dopo che gli indici di Wall Street avevano toccato nuovi massimi storici. È un momento di pausa, quasi fisiologico, in una settimana cruciale che vedrà concentrarsi eventi di primissimo piano: le trimestrali delle grandi Big Tech e le decisioni delle banche centrali, con la Federal Reserve in prima fila. In Giappone, le borse hanno proseguito la discesa, complice il rafforzamento dello yen contro il dollaro, un movimento alimentato da dichiarazioni congiunte tra il segretario al Tesoro americano Scott Bessent e il nuovo ministro delle finanze nipponico Satsuki Katayama. La valuta giapponese ha guadagnato terreno, sostenuta anche dai commenti di Minoru Kiuchi, ministro per la strategia di crescita, che ha assicurato che il governo continuerà a monitorare l’impatto dell’indebolimento dello yen sull’economia. È un segnale chiaro: Tokyo non resterà a guardare e, come hanno fatto intendere alcuni analisti, anche la Bank of Japan dovrà fare la sua parte, preparando un possibile rialzo dei tassi entro dicembre. Intanto, anche lo yuan cinese ha toccato i massimi da quasi un anno, sostenuto dall’ottimismo per un possibile accordo commerciale con Washington, mentre il dollaro si è indebolito per il secondo giorno consecutivo e l’oro è rimasto sotto i 4.000 dollari l’oncia, segno che l’appetito per i beni rifugio si è temporaneamente raffreddato. Gli investitori guardano ora con attenzione alla doppia sfida dei prossimi giorni: da un lato le riunioni di politica monetaria, dall’altro i risultati dei colossi tecnologici americani. Tra mercoledì e giovedì, infatti, cinque società che da sole rappresentano circa un quarto della capitalizzazione dello S&P 500, Microsoft, Alphabet, Meta, Amazon e Apple, pubblicheranno i conti del trimestre. Il cosiddetto gruppo dei “Magnificent Seven” è tornato a correre, con un guadagno medio del 2,6% nell’ultima seduta, ma la vera prova sarà dimostrare che la crescita degli utili è sostenibile anche dopo un anno di performance eccezionali. Come ha spiegato Chris Larkin di E*Trade (Morgan Stanley), “con la Fed pronta a tagliare i tassi, il proseguimento del rally dipenderà dalla solidità degli utili di questa settimana”. Sullo sfondo, resta la politica internazionale: Donald Trump e Xi Jinping si incontreranno nei prossimi giorni in Corea del Sud, a margine del vertice APEC, con l’obiettivo di presentare una serie di accordi commerciali e diplomatici che segnino una tregua dopo mesi di tensioni. Trump ha detto di sentirsi “ottimista” riguardo a un’intesa con Pechino, e questo basta ai mercati per sperare in una distensione duratura. Tuttavia, gli analisti invitano alla prudenza: i nodi principali - sicurezza nazionale, competizione tecnologica e investimenti cinesi negli Stati Uniti - restano irrisolti. “Le ultime intese hanno sollevato il morale del mercato, ma i problemi strutturali non sono stati affrontati,” ha sottolineato Fawad Razaqzada di City Index. Sul fronte delle materie prime, il rame, spesso considerato un termometro della crescita globale, è avanzato, avvicinandosi ai massimi storici, sostenuto dalle prospettive di un raffreddamento della guerra commerciale. Anche il mercato energetico resta sotto i riflettori dopo le nuove sanzioni americane contro la Russia e l’impegno dell’Unione Europea a ridurre la dipendenza dal gas e dal petrolio di Mosca. Nel frattempo, l’attenzione in Europa si è spostata sulle trimestrali aziendali. Lo Stoxx 600 ha chiuso la seduta di lunedì in rialzo dello 0,2%, con progressi generalizzati: Londra +0,1%, Parigi +0,1%, Francoforte +0,3%, Milano +1%. Tra i protagonisti di giornata, SAP ha guadagnato il 2,2% grazie alla crescita dei ricavi cloud (+22%) e alle prospettive positive per il 2026. Lloyds Banking Group ha superato le stime con un utile ante imposte di 1,2 miliardi di sterline, mentre HSBC ha sofferto per una maxi-provvista da 1,1 miliardi legata al caso Madoff. In Scandinavia, Swedbank ha battuto le attese ma ha chiuso in lieve calo, mentre SEB ha perso terreno dopo risultati misti. Sydbank ha invece brillato a Copenaghen (+5,5%) annunciando una fusione con Arbejdernes Landsbank e Vestjysk Bank per creare una nuova entità tra le cinque maggiori del Paese. Il contesto macro continua a offrire spunti contrastanti. Negli Stati Uniti, l’inflazione annua è scesa al 3% a settembre, sotto le attese, alimentando la convinzione che la Fed taglierà i tassi già in settimana. Il mercato, secondo il CME FedWatch Tool, assegna una probabilità del 96% a un taglio da 25 punti base. Un allentamento monetario combinato con segnali di disgelo commerciale potrebbe rappresentare una combinazione potente per prolungare il rally, anche se la fiducia resta fragile. Sul fronte corporate, Amazon ha annunciato nuovi tagli occupazionali, fino a 30.000 posti, in reparti chiave come cloud, pagamenti e gaming. Domino’s Pizza ha smentito le voci di un’offerta d’acquisto da parte di Bain Capital, crollando in borsa, mentre il gruppo giapponese Nidec ha perso il 19% dopo l’esclusione dal Nikkei 225 e l’apertura di un’indagine da parte della borsa di Tokyo. In Australia, CSL è scesa ai minimi di sette anni dopo il rinvio dello spin-off del business vaccini, mentre Galp Energia ha registrato profitti sopra le stime (+3,5%). Guardando nel complesso, la settimana si apre con un equilibrio delicato tra speranza e prudenza. Da un lato, la prospettiva di un accordo commerciale e di un taglio dei tassi sostiene i mercati. Dall’altro, l’attesa per le trimestrali delle Big Tech e la consapevolezza che le questioni geopolitiche restano aperte impongono cautela. È la classica fase in cui gli investitori non devono farsi ingannare dalla quiete apparente. I mercati, quando si muovono su massimi storici, non crollano per mancanza di fiducia, ma per eccesso di compiacimento. E questa settimana, più che mai, sarà il momento di capire se la fiducia è ancora fondata o se sta diventando illusione. I market movers di oggi sono: rapporto della Gfk sulla fiducia dei consumatori in Germania, indice di fiducia dei consumatori elaborato dal conference board e vendita di case nuove negli Stati Uniti.
IERI
I listini dell’Asia hanno chiuso positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +1,07%, China A50 +1,03%, Hang Seng ha chiuso +1,14%, il Nikkei +2,38%, l’Australia +0,41%, Taiwan +1,68%, la Corea del Sud Kospi +2,44%, l’indice Indiano Sensex +0,73%. Il nostro FTSEMib +1,00%, Dax chiuso +0,28%, Ftse100 +0,09%, Cac40 +0,16%, Zurigo -0,39%. Lo S&P500 +1,23%, il Nasdaq chiuso +1,86%, il Russell2000 +0,31%. L’oro ha chiuso a 4.019,70 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 61,31$ per il wti e 64,90$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 31,300. Lo spread BTP/BUND 77,66. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 15,79%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,22%, China A50 -0,26%, Hang Seng ha chiuso -0,46%, il Nikkei -0,24%, l’Australia -0,48%, Taiwan +1,68%, la Corea del Sud Kospi -0,80%, l’indice Indiano Sensex -0,37%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura intorno alla parità così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 3.967,76 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 61,28$ per il greggio e 64,84$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 113.910 e l’Ethereum 4.090.
Buona giornata.
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