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Pillole di Mercato

(43° settimana - anno 2025)

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Citazione del giorno:

Citazione anonima: “Ciò che pensi, diventi. Ciò che senti, attrai. Ciò che immagini, crei”

 

La volatilità è tornata a scuotere Wall Street in una seduta in cui azioni, oro e criptovalute sono scivolate insieme, zavorrate dalle notizie secondo cui l’amministrazione Trump starebbe valutando nuove restrizioni sull’export di software verso la Cina. Dopo settimane di euforia e record, i mercati sembrano aver bisogno di una pausa. Il Nasdaq 100 ha perso circa l’1%, complice la guidance debole di Texas Instruments e il crollo del 10% di Netflix dopo una trimestrale deludente. Nelle contrattazioni serali anche Tesla ha subito forti pressioni, scendendo nonostante l’aumento delle vendite, mentre il segretario al Tesoro Scott Bessent ha annunciato un inasprimento delle sanzioni contro la Russia, alimentando ulteriormente la cautela tra gli investitori. È stata una giornata difficile soprattutto per gli asset più amati dai trader retail e dagli speculatori di momentum: i metalli preziosi, le criptovalute e i titoli legati all’intelligenza artificiale hanno guidato le perdite, riflettendo la brusca frenata di un entusiasmo che, da agosto, aveva assunto tratti quasi parabolici. Secondo Bespoke Investment Group, “almeno per ora, la musica si è fermata e la festa è finita per i titoli più speculativi”. L’S&P 500 ha chiuso sotto quota 6.700, il Russell 2000 ha perso l’1,5%, e Beyond Meat è tornata a oscillare con la volatilità tipica delle “meme stocks”. A fine seduta IBM ha deluso le attese sui ricavi della divisione Red Hat. Sul mercato obbligazionario, il rendimento del Treasury decennale è sceso di un punto base al 3,95%, mentre la vendita di bond a 20 anni per 13 miliardi di dollari ha registrato una buona domanda. Bitcoin è sceso del 2,6%, il dollaro ha oscillato senza direzione precisa, l’oro ha perso fino al 2,9% prima di recuperare parzialmente e il petrolio è balzato. Secondo Fiona Cincotta di City Index, con valutazioni ormai tese “gli investitori stanno cercando fondamentali eccezionali per giustificare prezzi così elevati”. Eppure, sotto la superficie della volatilità, i conti delle aziende continuano a sorprendere in positivo. Circa l’85% delle società dello S&P 500 che hanno pubblicato i risultati ha battuto le stime, segnando la percentuale più alta dal 2021. Nonostante il rallentamento del rally, la stagione delle trimestrali sta riportando fiducia: per JPMorgan, la crescita degli utili sarà sostenuta dal ciclo d’investimenti in intelligenza artificiale, dalla spesa pubblica in deficit e dalla solidità dei consumi. Thomas Lee di Fundstrat minimizza la flessione di titoli come Netflix o Texas Instruments: “Non è un cambiamento di tesi. I fondamentali restano solidi, la Fed è accomodante, la visibilità sull’AI è chiara e la stagionalità del quarto trimestre gioca a favore”. Gli strategist di Oppenheimer confermano che la resilienza degli utili offre ancora “un biglietto valido per restare investiti”, mentre Dan Wantrobski di Janney Montgomery Scott prevede una correzione fisiologica tra il 5% e il 10%, con i principali indici che continuano però a mantenersi sopra la media mobile a 50 giorni, segnale che il trend di fondo resta intatto. Ryan Grabinski di Strategas osserva che, con la fine del blackout dei buyback, le società americane torneranno a riacquistare azioni proprie, offrendo un ulteriore sostegno al mercato. Thierry Wizman di Macquarie aggiunge che la tenuta dei mercati è sostenuta anche da due narrative di “buone notizie”: la prima è la prospettiva di un nuovo taglio dei tassi da parte della Fed il 29 ottobre; la seconda è l’ottimismo su un possibile disgelo tra Stati Uniti e Cina che potrebbe evitare una nuova escalation tariffaria. Nonostante il calo di entusiasmo, l’indice S&P 500 rimane vicino ai massimi storici, con una rotazione settoriale che favorisce i beni di consumo difensivi e l’immobiliare, mentre tecnologia, finanza e materie prime arrancano. Nel frattempo, gli investitori restano attenti ai mercati delle materie prime. L’oro ha mantenuto le perdite dopo il crollo del giorno precedente, frenato dal timore che la corsa dei prezzi sia stata eccessiva. Anche il mercato valutario è entrato in una fase di quiete inusuale: la volatilità del dollaro è scesa ai minimi di oltre dieci anni, complice lo shutdown del governo americano che ha interrotto la diffusione di diversi dati macro e persino la fornitura al Federal Reserve Board dei report sull’occupazione privata da parte di ADP Research. Sul fronte corporate, le trimestrali hanno restituito un quadro eterogeneo. Southwest Airlines ha sorpreso con un utile inatteso grazie ai ricavi accessori e prevede vendite record nel quarto trimestre. Tesla ha annunciato un richiamo di migliaia di veicoli per problemi alle batterie. Google ha comunicato un importante passo avanti nella computazione quantistica, sostenendo di aver superato i limiti dei supercomputer tradizionali. Capital One ha superato le stime sugli utili e ha annunciato un maxi piano di buyback da 16 miliardi di dollari dopo l’acquisizione di Discover. Kraken ha registrato un raddoppio dei ricavi e prepara la quotazione in Borsa. Gucci, con i conti di Kering migliori del previsto, e Hermès, con un incremento a doppia cifra delle vendite, hanno confermato la vitalità del lusso nonostante un contesto più selettivo. In Europa, la seduta si è chiusa in lieve calo: lo Stoxx 600 ha perso lo 0,2%, con movimenti contrastanti tra i settori. Barclays ha guadagnato il 4,9% dopo aver rivisto al rialzo la guidance e annunciato un buyback da 500 milioni di sterline, mentre L’Oréal ha perso il 6,7% dopo risultati deludenti, frenata dal rallentamento in Nord America e dai dazi, parzialmente compensati da una buona performance in Cina. Heineken è salita dell’1% nonostante preveda un calo delle vendite di birra per il 2025, mentre Hermès ha ceduto il 2,3% per vendite leggermente inferiori alle attese. DNB Bank è scesa del 4,9% dopo risultati misti, mentre Handelsbanken ha registrato un modesto +0,4%. Randstad e ITV sono crollate, rispettivamente del 6% e dell’8,6%, dopo ricavi in flessione e la vendita di una quota da parte del principale azionista di ITV. Novo Nordisk ha esteso le perdite al 3,3% dopo le tensioni interne sul consiglio di amministrazione. Unicredit ha invece superato le stime, con un utile di 2,6 miliardi nel trimestre e risultati record, ma le azioni sono scese del 2,3% in un contesto di prese di beneficio. Il CEO Andrea Orcel ha ribadito di non aver “rinunciato” all’obiettivo di una futura integrazione con Commerzbank, di cui detiene già il 26%, e ha annunciato l’intenzione di aumentare la partecipazione in Alpha Bank fino al 30%. In Gran Bretagna, l’inflazione di settembre è rimasta stabile al 3,8%, meglio delle attese di un lieve rialzo, mentre sul fronte geopolitico è arrivata la notizia che i colloqui tra Trump e Putin in programma a Budapest sono stati rinviati, a conferma di un equilibrio internazionale sempre più fragile e complesso. In sintesi, la seduta ha segnato un ritorno alla realtà dopo mesi di euforia. I mercati non crollano, ma si assestano, e in questo momento di incertezza la parola chiave sembra essere “respiro”. I trader riducono l’esposizione, gli investitori tornano selettivi e la volatilità, dopo tanto silenzio, è tornata a farsi sentire. I market movers di oggi sono: richieste dei sussidi alla disoccupazione e vendite di case esistenti negli Stati Uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso negativa con poche eccezioni. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,36%, China A50 -0,49%, Hang Seng ha chiuso -1,05%, il Nikkei +0,07%, l’Australia -0,69%, Taiwan -0,23%, la Corea del Sud Kospi +0,93%, l’indice Indiano Sensex chiuso per festività. Il nostro FTSEMib -1,03%, Dax chiuso -0,71%, Ftse100 +0,93%, Cac40 -0,63%, Zurigo -0,10%. Lo S&P500 -0,52%, il Nasdaq chiuso -0,93%, il Russell2000 -1,43%. L’oro ha chiuso a 4.118,94 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 59,44$ per il wti e 63,51$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 31,790. Lo spread BTP/BUND 78,980. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 17,99%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi con poche eccezioni. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,69%, China A50 -0,59%, Hang Seng ha chiuso -0,2%, il Nikkei -1,67%, l’Australia +0,03%, Taiwan -0,44%, la Corea del Sud Kospi -0,85%, l’indice Indiano Sensex +0,85%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura intorno alla parità mentre gli Stati Uniti sono positivi. L’oro si attesta a 4.105,19 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 60,50$ per il greggio e 64,66$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 108.768 e l’Ethereum 3.841.

 

Buona giornata.

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