Pillole di Mercato
- Federico Caligiuri

- 21 ott
- Tempo di lettura: 5 min
(43° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:
Citazione anonima: “Un saggio mi disse: Vai a ridere nei posti in cui hai pianto. Vai a vincere dove hai perso”
Wall Street ha chiuso in rialzo, sospinta dall’ottimismo sulle trimestrali e da segnali di distensione tra Stati Uniti e Cina. Gli investitori hanno ritrovato fiducia grazie ai solidi risultati societari e alla prospettiva che le tensioni commerciali possano rientrare, mentre i rendimenti obbligazionari si sono mossi al ribasso. Con la stagione degli utili ormai ben avviata, circa l’85% delle società dello S&P 500 che hanno pubblicato i risultati ha battuto le stime sugli utili, sostenendo il miglior rialzo in due giorni dell’indice da giugno. Il sentiment è stato ulteriormente rafforzato dalle aspettative di una possibile de-escalation della guerra commerciale: la Casa Bianca ha confermato che il presidente Trump incontrerà Xi Jinping la prossima settimana, pur ribadendo la minaccia di nuovi dazi nel caso non si raggiunga un accordo entro il 1° novembre. “Stiamo vedendo la consueta volatilità stagionale di ottobre, ma i recenti movimenti restano contenuti rispetto alla media storica: il buy-the-dip sembra ancora in atto”, ha spiegato Rick Gardner di RGA Investments. Gardner si aspetta un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a ottobre, sottolineando che la vera prova per i mercati arriverà con i risultati delle Big Tech e con la capacità del settore AI di trasformare gli investimenti in profitti reali. Callie Cox di Ritholtz Wealth Management ha aggiunto: “Grazie a Dio è iniziata la stagione degli utili. Dopo settimane senza dati ufficiali per via dello shutdown, gli analisti avevano bisogno di punti di riferimento. Un flusso costante di segnali fondamentali è sottovalutato, ma essenziale per la stabilità dei mercati.” L’S&P 500 è salito dell’1,1%, il Nasdaq ha fatto ancora meglio (+1,6%) grazie alle megacap tecnologiche, e il Russell 2000 — l’indice delle small cap — ha guadagnato l’1,9%. Apple ha toccato un nuovo massimo storico del 2025 dopo che Loop Capital ha alzato il rating a “buy”, citando una domanda iPhone superiore alle attese. Sul fronte obbligazionario, il decennale USA è sceso al 3,98%, mentre l’oro e i future sulla soia sono saliti, con gli operatori che scommettono su una riapertura dei flussi commerciali verso la Cina. Secondo Mark Hackett di Nationwide, nonostante gli alti e bassi, il quadro di fondo per l’azionario resta sano: “Ogni debolezza viene ancora comprata con decisione. Anche se gli istituzionali mostrano cautela, i retail continuano ad accumulare.” Per Hackett, il mercato “sta preparando un movimento direzionale” e, a suo avviso, “è più probabile che avvenga verso l’alto piuttosto che al ribasso, guardando a fine anno e all’inizio del 2026.” Le view di Deutsche Bank e Morgan Stanley restano più prudenti: gli strategist notano un calo del posizionamento netto e del sentiment, con l’invito a non abbassare la guardia finché non ci sarà una vera stabilità nelle revisioni sugli utili e un accordo tangibile con la Cina. Tuttavia, Jason Draho di UBS GWM resta positivo: “Il mix tra crescita solida, utili resilienti, politiche monetarie accomodanti e investitori pronti a comprare sui ribassi giustifica un outlook costruttivo di medio termine.” Sul fronte macro, l’attenzione è ora puntata sui dati dell’inflazione di settembre, rinviati per via dello shutdown e attesi per venerdì. Il consensus Bloomberg prevede un incremento mensile del Core CPI dello 0,3% per il terzo mese consecutivo, mantenendo il tasso annuo al 3,1%. Oscar Munoz di TD Securities ritiene che il dato possa mostrare un leggero raffreddamento nei servizi, bilanciato dall’aumento dei prezzi energetici, e prevede un taglio Fed di 25 punti base la prossima settimana per contrastare i rischi sul mercato del lavoro. Sul fronte corporate, Tesla inaugurerà la stagione delle trimestrali delle megacap, seguita da Intel e Texas Instruments, dove sarà inevitabile il tema delle restrizioni cinesi sulle terre rare. Oppenheimer osserva che “il fatto che le grandi aziende americane stiano battendo stime e guidance, nonostante i rischi globali, conferma la resilienza dell’economia USA.” Anche JPMorgan si mostra fiduciosa: “Il momentum dell’attività è migliorato nel trimestre e le sorprese positive dovrebbero continuare,” scrivono gli strategist guidati da Mislav Matejka. Louis Navellier aggiunge: “La spinta è ora trainata dagli utili, un segnale positivo per il mercato fino a fine anno, a meno di eventi imprevisti.” Il tono resta ottimistico anche per le small cap: Glenmede stima una crescita degli utili del 35% nel terzo trimestre per il Russell 2000, sostenuta dagli stimoli fiscali e dal ciclo di allentamento monetario della Fed. “Dopo anni di sottoperformance, le piccole aziende stanno finalmente tornando in gioco,” affermano i suoi strategist. Da parte sua, BlackRock osserva che la combinazione tra tagli dei tassi e rivoluzione AI ha riportato i mercati sui massimi, ma con forti divergenze interne: dallo scorso aprile, l’S&P 500 ha corretto al massimo del 5%, ma il titolo medio dell’indice ha perso fino al 15%. “Questo mostra la rotazione in corso e l’importanza di un approccio dinamico di gestione attiva,” scrivono Jeff Shen e Philip Hodges del team sistematico. In Europa, le borse hanno chiuso in territorio positivo: lo Stoxx 600 è salito dell’1%, guidato dai titoli della difesa dopo l’IPO di TKMS, spin-off di Thyssenkrupp (+7,9%). Hensoldt ha guadagnato l’8%, Renk il 6,7% e Rheinmetall il 5,9%. A Parigi, Kering ha corso del 4,8% dopo l’annuncio della vendita della divisione beauty a L’Oréal per 4 miliardi di euro, mossa che ridurrà l’indebitamento del gruppo. Le banche europee hanno proseguito il recupero con Banco Sabadell (+4,6%) e BPER Banca (+3,3%) in testa, mentre BNP Paribas ha perso il 7,7% dopo una sentenza di un tribunale di New York che la obbliga a pagare 20,5 milioni di dollari per presunti legami con il regime sudanese. Nel complesso, la seduta ha confermato il ritorno dell’ottimismo: utili sopra le attese, segnali di tregua sui dazi e rendimenti in calo. Resta da capire se questa volta il “buy the dip” continuerà a funzionare o se la prossima ondata di dati macro, inflazione e mercato del lavoro in primis, metterà di nuovo alla prova la fiducia dei mercati. I market movers di oggi sono: nulla di rilevante.
IERI
I listini dell’Asia hanno chiuso ben intonate. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,69%, China A50 +0,89%, Hang Seng ha chiuso +2,42%, il Nikkei +2,89%, l’Australia +0,34%, Taiwan +1,50%, la Corea del Sud Kospi +1,23%, l’indice Indiano Sensex +0,55%. Il nostro FTSEMib +1,52%, Dax chiuso +1,80%, Ftse100 +0,52%, Cac40 +0,39%, Zurigo -0,18%. Lo S&P500 +1,07%, il Nasdaq chiuso +1,37%, il Russell2000 +1,92%. L’oro ha chiuso a 4.366,11 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 57,01$ per il wti e 60,99$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 31,650. Lo spread BTP/BUND 79,090. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 18,23%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere positive. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +1,15%, China A50 +1,69%, Hang Seng ha chiuso +1,50%, il Nikkei +0,68%, l’Australia +0,65%, Taiwan +0,46%, la Corea del Sud Kospi +0,23%, l’indice Indiano Sensex chiuso per festività. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura intorno alla parità così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 4.350,91 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 56,95$ per il greggio e 60,95$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 107.754 e l’Ethereum 3.852.
Buona giornata.
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