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Pillole di Mercato


(42° settimana - anno 2025)

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Citazione del giorno:

Seneca: “Per me, invece, primo segno di un animo equilibrato è la capacità di starsene tranquilli in un posto in compagnia di sé stessi”

 

I mercati globali hanno chiuso una settimana nervosa in un clima di crescente avversione al rischio, con gli investitori che hanno abbandonato l’azionario per rifugiarsi nei titoli di Stato e nei metalli preziosi. Il movimento è stato innescato dal nuovo crollo delle banche regionali americane, scosse dai timori su un possibile deterioramento degli standard di credito, e ha rapidamente contagiato le piazze asiatiche ed europee. L’indice MSCI Asia Pacific è sceso dello 0,8%, zavorrato dai titoli finanziari, mentre i future su S&P 500 hanno perso lo 0,4%, segnalando un’apertura negativa anche per Wall Street. In parallelo, i contratti europei hanno prefigurato un avvio debole. Negli Stati Uniti, il tracollo di Tricolor Holdings, società di prestiti auto subprime, ha scatenato un effetto domino che ha colpito l’intero comparto bancario regionale, alimentando paure di contagio ben oltre Wall Street. Nel clima di tensione, l’oro e l’argento hanno toccato nuovi massimi storici: il metallo giallo si avvia così alla nona settimana consecutiva di rialzo, sostenuto dalle preoccupazioni per la qualità del credito e dalle persistenti tensioni commerciali tra Washington e Pechino. I Treasury americani hanno proseguito la corsa, con il rendimento del biennale sceso ai minimi dal 2022 e il decennale sotto il 4%. Anche il franco svizzero e lo yen, che ha superato quota 150 contro il dollaro, hanno guadagnato terreno, mentre l’indice del dollaro si è indebolito ulteriormente. “Il panico sulle banche regionali americane è più una questione di sentiment e liquidità che di rischio sistemico,” ha spiegato Dilin Wu, strategist di Pepperstone Group. “È un classico episodio di avversione globale al rischio: i fondamentali restano solidi, ma la paura sta guidando le sale operative.” A Hong Kong, l’indice Hang Seng ha perso l’1,6%, con i titoli tecnologici in calo del 2,8%. Taiwan Semiconductor è arretrata dell’1,7%, seguita da altri colossi del comparto chip. “Il rally sui Treasury è chiaramente una fuga verso la sicurezza,” ha commentato Anna Wu, strategist multi-asset di Van Eck Associates. “Il mercato sta reagendo in modo impulsivo a una serie di shock che hanno riacceso l’incertezza sul credito.” Giovedì, l’indice S&P Regional Banks aveva ceduto oltre il 6%, il peggior ribasso dal sell-off di aprile legato ai dazi, richiamando alla mente la crisi del 2023. Zions Bancorp ha perso il 13% dopo aver registrato una svalutazione di 50 milioni di dollari, mentre Western Alliance è scesa dell’11% a causa dell’esposizione a prestiti simili. Dopo il fallimento di Tricolor e il default di First Brands Group, gli operatori temono nuovi casi di insolvenza nel comparto industriale e finanziario. Nel frattempo, la Casa Bianca si prepara ad allentare i dazi sull’industria automobilistica americana, una decisione che rappresenterebbe una vittoria per i costruttori, da mesi impegnati a contrastare gli effetti delle tariffe record sulle importazioni. Tuttavia, gli attriti commerciali tra Stati Uniti e Cina restano un freno per i mercati emergenti, dove le valutazioni appaiono tirate. Secondo Morgan Stanley, il rischio è che le vendite in Asia e nei Paesi in via di sviluppo “possano andare oltre il necessario” a causa della fragilità del sentiment. Anche in Giappone l’attenzione resta alta: il governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda, ha lasciato intendere che la banca centrale potrebbe proseguire la normalizzazione della politica monetaria, se crescerà la fiducia nelle prospettive economiche. Sul piano politico, le trattative tra il Partito Liberal Democratico e il movimento d’opposizione Ishin per formare una coalizione di governo restano in bilico. Sul fronte geopolitico, Donald Trump e Vladimir Putin hanno concordato un incontro a Budapest, alla vigilia della visita del presidente ucraino Zelensky alla Casa Bianca. Le tensioni internazionali, unite al surplus di offerta, hanno spinto il Brent verso i 61 dollari al barile, segnando la terza settimana consecutiva di ribassi per il petrolio. In ambito corporate, Meta Platforms è pronta a finalizzare un finanziamento record da 30 miliardi di dollari per il suo data center in Louisiana, la più grande operazione privata mai registrata nel settore, mentre Apple si prepara a lanciare un Mac con schermo touch, un cambio di rotta storico rispetto all’era Steve Jobs. Nintendo ha chiesto ai fornitori di aumentare la produzione della Switch 2 fino a 25 milioni di unità entro marzo 2026. In Europa, le borse hanno chiuso in rialzo giovedì dopo una settimana altalenante: lo Stoxx 600 ha guadagnato lo 0,6%, con Parigi in testa (+1,4%) dopo che il nuovo governo di Sébastien Lecornu ha superato una mozione di sfiducia. Il FTSE MIB ha avanzato dell’1,1%, il DAX tedesco dello 0,4% e il FTSE 100 britannico dello 0,1%. I titoli alimentari e delle bevande hanno guidato la seduta: l’indice Stoxx Food & Beverage è salito di oltre il 4%, spinto dal +9,3% di Nestlé, che ha annunciato un piano di tagli a 12.000 posti di lavoro per ridurre i costi. Nordea Bank ha toccato nuovi massimi storici (+3,5%) grazie alla crescita del reddito da prestiti, mentre Sartorius è balzata del 7,6% dopo aver riportato un aumento del 7,5% dei ricavi nei primi nove mesi dell’anno. Sul fronte opposto, Whitbread, proprietaria della catena Premier Inn,  è crollata del 10% a causa del calo degli utili. BMW, invece, ha guadagnato lo 0,8% nonostante le difficoltà nella supply chain dopo il sequestro di Nexperia, società cinese di semiconduttori, da parte del governo olandese. In sintesi, la settimana si chiude con un ritorno alla prudenza: oro ai massimi, rendimenti in calo e borse in arretramento. Il mercato si muove in equilibrio precario tra due forze opposte, il desiderio di sicurezza e la ricerca di rendimento, in un contesto in cui la paura sembra, almeno per ora, avere il sopravvento. I market movers di oggi sono: CPI (Inflazione) Eurozona, produzione industriale negli Stati Uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso per lo più positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,19%, China A50 +0,27%, Hang Seng ha chiuso -0,78%, il Nikkei +1,19%, l’Australia +0,86%, Taiwan +1,65%, la Corea del Sud Kospi +2,14%, l’indice Indiano Sensex +0,56%. Il nostro FTSEMib +1,12%, Dax chiuso +0,38%, Ftse100 +0,12%, Cac40 +1,38%, Zurigo +1,25%. Lo S&P500 -0,63%, il Nasdaq chiuso -0,47%, il Russell2000 -2,09%. L’oro ha chiuso a 4.304,60 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 57,46$ per il wti e 61,06$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 32,295. Lo spread BTP/BUND 78,960. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 25,31%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi con qualche eccezione. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -1,19%, China A50 -0,75%, Hang Seng ha chiuso -1,69%, il Nikkei -1,35%, l’Australia -0,81%, Taiwan -0,90%, la Corea del Sud Kospi +0,12%, l’indice Indiano Sensex +0,47%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 4.378,36 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 57,31$ per il greggio e 60,90$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 108.710 e l’Ethereum 3.915.

 

Buona giornata e buon fine settimana.

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