Pillole di Mercato
- Federico Caligiuri
- 11 minuti fa
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(36° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:
Mead M.: “Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini accorti e impegnati possa cambiare il mondo: anzi, è l’unica cosa che l’abbia mai fatto”
I titoli di Stato giapponesi si sono uniti al selloff globale sull’obbligazionario, con i rendimenti in forte rialzo a causa dell’ondata di nuove emissioni corporate e dei timori crescenti legati ai bilanci pubblici delle economie avanzate. I rendimenti dei JGB a 20 anni hanno toccato livelli che non si vedevano dal 1999, mentre quelli a 30 anni sono saliti al massimo dalla loro introduzione. In Europa, i futures sui Bund a lunga scadenza hanno registrato la quinta seduta consecutiva in calo, mentre negli Stati Uniti i rendimenti dei Treasury trentennali sono rimasti vicini al 5%, livello raggiunto dopo l’impennata di martedì che ha pesato su Wall Street. La pressione sui bond ha trascinato al ribasso anche le borse asiatiche, scese ai minimi di tre settimane. Lo yen si è indebolito sul dollaro in un contesto di incertezza politica interna, mentre l’indice del biglietto verde ha registrato il secondo giorno consecutivo di rialzi. I Treasury avevano già subito forti vendite nella seduta precedente, seguendo il movimento dei titoli di Stato europei, in un inizio di mese che storicamente è sfavorevole ai mercati obbligazionari. La fragilità dei governativi a lunga scadenza riflette sia l’aumento del fabbisogno di finanziamento dovuto a spese pubbliche crescenti, sia il calo di fiducia nella sostenibilità del debito sovrano. Nonostante la correzione, il Bloomberg Global Aggregate Index mostra ancora un ritorno del 6,7% (in dollari) da inizio anno, anche se la flessione di martedì è stata la più pesante dal 6 giugno. La settimana è stata caratterizzata da un’ondata record di emissioni: solo martedì le società hanno collocato oltre 90 miliardi di dollari in bond investment grade, con l’Europa che ha raggiunto il record di 49,6 miliardi in un solo giorno. Secondo gli strategist di Bloomberg, l’economia globale sembra assorbire meglio del previsto l’impatto dei dazi imposti da Trump, ma il rischio è che la sostenibilità del debito torni a essere una preoccupazione centrale, con il conseguente aumento dei rendimenti e l’effetto frenante sulle borse. In Giappone pesa anche la situazione politica, con la possibilità di cambiamenti ai vertici del Partito Liberal Democratico, e l’attesa per l’asta dei JGB trentennali di giovedì, che sta spingendo molti investitori a ridurre l’esposizione alle lunghe scadenze. La pressione si avverte anche in Australia, dove i rendimenti sono saliti dopo che il PIL del secondo trimestre ha mostrato un’accelerazione, rafforzando le attese che la RBA manterrà i tassi invariati nella prossima riunione. A livello globale, gli operatori si trovano ad affrontare un mix di fattori: dati macro cruciali, la partita dei dazi USA, i dubbi sull’indipendenza della Fed, le politiche monetarie e le prospettive fiscali. Nel frattempo, Trump ha annunciato che chiederà alla Corte Suprema un pronunciamento urgente per ribaltare la sentenza che ha giudicato illegali molti dei suoi dazi, affermando che “i mercati hanno bisogno delle tariffe” per sostenere la crescita. Sul fronte corporate, Alphabet dovrà condividere i dati sulle ricerche online con i concorrenti ma eviterà lo smembramento di Chrome nella più grande causa antitrust americana degli ultimi trent’anni; le sue azioni hanno recuperato in after-hours. Taiwan Semiconductor ha perso terreno a Taipei dopo che gli Stati Uniti hanno revocato l’autorizzazione a spedire liberamente apparecchiature critiche al suo impianto cinese, mentre Apple ha registrato la fuga di un altro top researcher in intelligenza artificiale verso Meta. In Europa, lo STOXX 600 è sceso dell’1,47% ai minimi di un mese, penalizzato dal balzo dei rendimenti e dalle crescenti preoccupazioni fiscali. I rendimenti a 30 anni dei Bund tedeschi hanno toccato i massimi dal 2011, quelli francesi dal 2009. La pressione è alimentata dall’aumento previsto delle emissioni di debito sovrano, oltre 100 miliardi solo tra settembre e ottobre. La situazione politica in Francia resta instabile, con il Rassemblement National pronto a sfiduciare il governo Bayrou nella votazione dell’8 settembre. Quasi tutti i settori europei hanno chiuso in rosso: il real estate ha perso il 3,5% ai minimi da cinque mesi, mentre le utilities hanno ceduto lo 0,9%. In controtendenza il lusso, con l’indice di settore in rialzo dello 0,5% grazie agli upgrade di HSBC su Kering (+3,8%) e LVMH (+1,8%). Tra i singoli titoli, Ferrari è salita dell’1,9% dopo la promozione di Deutsche Bank a “buy”, mentre InPost è crollata del 12,5% su dati deboli. Technip Energies ha guadagnato il 3,2% dopo il miglioramento di rating da parte di JPMorgan, mentre Nestlé ha perso lo 0,7% dopo la rimozione del CEO Freixe per motivi personali. Sul fronte macro, l’inflazione dell’eurozona ad agosto è salita al 2,1% annuo, in linea con il target BCE, rafforzando le attese di una conferma dei tassi nella prossima riunione. La policymaker Isabel Schnabel ha ribadito a Reuters che la banca centrale deve mantenere la prudenza, dato che i rischi al rialzo per l’inflazione restano presenti nonostante la resilienza dell’economia europea. I market movers di oggi sono: indice PMI del settore terziario in Cina, PIL 2° trimestre in Australia, indice PMI del settore terziario nell’Eurozona, ordini alle fabbriche, nuove offerte di lavoro JOLTS negli Stati Uniti.
IERI
I listini dell’Asia hanno chiuso per lo più negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -1,10%, China A50 +0,30%, Hang Seng ha chiuso a -0,68%, il Nikkei -0,20%, l’Australia -0,27%, Taiwan ha chiuso a -0,04%, la Corea del Sud Kospi +0,76%, l’indice Indiano Sensex chiuso +0,34%. Il nostro FTSEMib -1,61%, Dax chiuso -2,29% Ftse100 -0,87%, Cac40 -0,70%, Zurigo -0,64%. Lo S&P500 -0,69%, il Nasdaq chiuso -0,82%, il Russell2000 -0,60%. L’oro ha chiuso a 3.592,20 ollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 65,59$ per il wti e 69,14$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 31,875. Lo spread BTP/BUND 92,210. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 17,17%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi con poche eccezioni. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,98%, China A50 -0,90%, Hang Seng ha chiuso a -0,75%, il Nikkei -0,86%, l’Australia -1,85%, Taiwan ha chiuso a +0,32%, la Corea del Sud Kospi +0,21%, l’indice Indiano Sensex chiuso -0,07%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura positiva così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 3.601,22 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 65,44$ per il greggio e 68,95$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 110,752 e l’Ethereum 4.338.
Buona giornata.
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