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Pillole di Mercato

(24° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:

James Clear: “La magia che stai cercando sta nel lavoro che stai evitando”

 

Le borse sono scese insieme ai futures sugli indici azionari mentre gli investitori si sono rifugiati negli asset considerati più sicuri dopo che Israele ha colpito siti del programma nucleare iraniano, provocando una forte escalation delle tensioni in Medio Oriente. Il petrolio è balzato del 9%, segnando il maggiore aumento degli ultimi tre anni. I contratti sull’S&P 500 hanno perso l’1,6%, mentre l’indice azionario asiatico ha ceduto l’1,1%. I Treasury hanno guadagnato terreno, con il rendimento decennale sceso di un punto base al 4,34%. L’oro è salito, mentre le criptovalute sono crollate. L’indice del dollaro è salito dello 0,4% dopo un iniziale calo, sostenuto dalla corsa verso valute rifugio, nonostante i recenti dubbi sulla sua affidabilità dopo i minimi toccati giovedì. I raid aerei contro gli impianti nucleari e missilistici iraniani hanno riacceso il confronto tra i due Paesi, facendo temere un’escalation che potrebbe degenerare in un conflitto più ampio. Sebbene la reazione più marcata si sia vista nel mercato petrolifero, anche in altri comparti si è percepita l’attenzione degli investitori sulla durata e sull’intensità delle tensioni. Alcuni analisti sottolineano che si stanno osservando i classici movimenti di avversione al rischio, mentre il vero nodo resta la risposta dell’Iran: la rapidità e la portata della reazione di Teheran condizioneranno la tenuta di questi movimenti di mercato. Israele ha dichiarato che l’operazione proseguirà per tutto il tempo necessario a neutralizzare la minaccia, mentre l’Iran ha promesso una reazione dura. L’offensiva è arrivata dopo settimane di avvertimenti da parte del premier Netanyahu, e l’annuncio iraniano di voler inaugurare un nuovo impianto per l’arricchimento dell’uranio in risposta alle censure dell’AIEA. La curva dei futures sul greggio si è impennata, riflettendo i timori che l’attacco possa avere conseguenze gravi e durature, considerando che l’Iran è un importante esportatore di petrolio verso paesi come Cina e India. In altri settori, i movimenti sono stati più contenuti, segno che il mercato si prepara a eventuali vendite più marcate. Alcuni operatori si dicono stupiti che le borse non abbiano perso di più, ma si aspettano ulteriori cali nelle prossime ore, a seconda di come evolverà la situazione. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non essere coinvolti nei raid, confermando che Israele ha agito unilateralmente. L’attacco giunge in un momento delicato per i mercati globali, che avevano da poco recuperato le perdite di aprile legate ai dazi imposti da Trump. Un indice globale aveva toccato un massimo storico giovedì, con un rimbalzo di oltre il 20% dai minimi di aprile. Secondo alcuni analisti, l’attacco rappresenta non solo un punto critico geopolitico ma anche un brusco risveglio per gli investitori, che ora devono confrontarsi con tensioni su più fronti, tra guerre commerciali e conflitti potenzialmente armati. Intanto, alcuni funzionari della Banca del Giappone prevedono che i prezzi cresceranno leggermente più del previsto, aprendo la porta a possibili discussioni su un rialzo dei tassi se le tensioni commerciali globali dovessero allentarsi. Tuttavia, si attende che il tasso di riferimento resti allo 0,5% alla fine del meeting di due giorni previsto per la prossima settimana, mentre si continueranno a monitorare gli sviluppi sul fronte dei dazi e le loro implicazioni economiche. Una solida asta di titoli di Stato trentennali statunitensi ha attenuato i timori legati all’aumento dei deficit pubblici, rassicurando gli investitori sull’appetibilità del debito USA. Contestualmente, dati sull’inflazione più contenuta hanno rafforzato le aspettative di un possibile taglio dei tassi da parte della Fed in caso di rallentamento economico. Il dollaro ha toccato i minimi da tre anni, mentre l’indice S&P 500 ha chiuso ai massimi da febbraio, spinto anche da un balzo di Oracle grazie a una previsione positiva sulle vendite. Trump ha ribadito le critiche alla lentezza della banca centrale e ha lasciato intendere che a breve nominerà il successore di Powell. Ha inoltre ventilato la possibilità di aumentare i dazi sulle auto per favorire la produzione interna, provocando il calo dei titoli del settore. Il rendimento dei Treasury trentennali è sceso dopo l’asta da 22 miliardi di dollari. Tuttavia, uno degli indicatori più seguiti – il premio al rischio azionario – è ai minimi dal 2002, segnalando che le azioni risultano relativamente care rispetto ai bond. Ned Davis Research ha rivisto al rialzo il target di fine anno per l’S&P 500 da 5.550 a 6.350 punti. Intanto, secondo Cathie Wood di ARK, le aziende statunitensi stanno tornando a investire in modo deciso grazie alla prospettiva di nuove deregulation e tagli fiscali. Tuttavia, gli insider aziendali stanno vendendo azioni al ritmo più alto da novembre, sintomo di cautela ai vertici. Tra le notizie societarie, Oracle ha toccato nuovi massimi grazie alle stime positive sul cloud. Micron investirà circa 200 miliardi di dollari nella manifattura statunitense. GameStop ha annunciato un’emissione di obbligazioni convertibili per 1,75 miliardi. Intanto, le borse europee hanno esteso il calo per il quarto giorno consecutivo, appesantite dalle incertezze sui negoziati commerciali e dalle tensioni geopolitiche. Lo STOXX 600 ha chiuso in calo dello 0,3%, penalizzato dal comparto viaggi e tempo libero. A brillare è stato il settore energia, favorito dal rialzo del petrolio, e i titoli legati alle utility che beneficiano del calo dei rendimenti. Le dichiarazioni di Trump, secondo cui potrebbero non essere più necessari nuovi incontri per le trattative commerciali, hanno suscitato ulteriori dubbi sulla stabilità degli accordi. Sul fronte macro britannico, l’economia ha registrato una forte frenata ad aprile, spingendo gli analisti a prevedere una pausa nei rialzi dei tassi da parte della Bank of England. I market movers di oggi sono: produzione industriale in Giappone, CPI (inflazione) in Germania, saldo della bilancia commerciale in Italia, indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan negli Stati Uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso per lo più negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,09%, China A50 -0,07%, Hang Seng ha chiuso a -0,60%, il Nikkei -0,64%, l’Australia -0,06%, Taiwan ha chiuso a -0,83%, la Corea del Sud Kospi +0,73%, l’indice Indiano Sensex -0,27%. Il nostro FTSEMib -0,58%, Dax chiuso -0,74% Ftse100 +0,23%, Cac40 -0,14%, Zurigo +0,14%. Lo S&P500 +0,39%, il Nasdaq +0,24%, il Russell2000 -0,35%. L’oro ha chiuso a 3.407,12 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 68,39$ per il wti e 69,80$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 36,400. Lo spread BTP/BUND 94,400. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 18,02%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,81%, China A50 -0,68%, Hang Seng ha chiuso a -0,84%, il Nikkei -1,16%, l’Australia -0,32%, Taiwan ha chiuso a -0,70%, la Corea del Sud Kospi -1,13%, l’indice Indiano Sensex -0,92%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura decisamente negativa così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 3.449,70 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 74,07$ per il greggio e 75,29$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 104.363 e l’Ethereum 2.509.

 

Buona giornata e buon fine settimana.


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