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Pillole di Mercato

(22° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:

Oriana Fallaci: “Esiste una rabbia che non ha niente a che fare con la cattiveria. E’ il ruggito di chi sta difendendo la propria fragilità”

 

Il dollaro ha esteso le recenti perdite, indebolendosi ulteriormente a causa delle crescenti preoccupazioni sull’impatto economico dei nuovi dazi commerciali e sul rischio di un allargamento del deficit fiscale negli Stati Uniti. L’indice Bloomberg che misura la forza del biglietto verde è in calo per il terzo giorno consecutivo, avviandosi verso il livello di chiusura più basso dal luglio 2023, a fronte di una domanda sempre più debole per gli asset americani. Nel frattempo, un paniere di valute asiatiche è salito ai massimi da ottobre, con il dollaro taiwanese in rialzo per il sesto giorno consecutivo. I futures sugli indici azionari S&P 500 e Nasdaq 100 sono saliti dello 0,9%, mantenendo i guadagni registrati nel giorno festivo di lunedì, dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato una proroga sulla decisione riguardante i dazi contro l’Eurozona. Lo yen giapponese si è rafforzato fino allo 0,5% in seguito alle dichiarazioni del governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda, che ha espresso l’intenzione di continuare ad alzare i tassi d’interesse se l’economia dovesse dare segnali di miglioramento. I Treasury statunitensi sono saliti, con il rendimento del decennale in calo di 3 punti base. In Giappone, i bond a 40 anni sono saliti in vista dell’asta di mercoledì. Le borse asiatiche hanno avuto un andamento altalenante. I timori legati ai dazi e al crescente disavanzo pubblico stanno penalizzando soprattutto il dollaro, rendendolo meno attraente. Hedge fund, gestori patrimoniali e altri investitori speculativi continuano a scommettere contro la valuta americana, preoccupati anche per la nuova proposta fiscale di Trump, che potrebbe far lievitare il deficit federale di centinaia di miliardi di dollari. Secondo Kristina Clifton, economista e stratega valutaria della Commonwealth Bank of Australia, eventuali nuove notizie sui dazi potrebbero aumentare la volatilità sui mercati valutari e spingere il dollaro ancora più in basso. L’indice del dollaro ha perso oltre il 7% da inizio anno, cancellando tutti i guadagni ottenuti nel 2024, anno in cui aveva segnato il miglior risultato dal 2015. La domanda di dollari da parte degli investitori è in calo, complice il clima d’incertezza legato alla politica fiscale statunitense e all’estensione dei tagli fiscali introdotti durante il primo mandato di Trump. Di fatto, tutte le strade portano a un dollaro più debole, ha scritto Chris Weston, responsabile della ricerca di Pepperstone Group. Il timore di un maggior indebitamento futuro ha spinto verso l’alto il premio a termine, allontanando gli investitori dal dollaro. Garfield Reynolds, strategist di Markets Live, ha aggiunto che la determinazione di Trump a sconvolgere l’ordine finanziario globale continua a minare la fiducia nel dollaro. Le sue politiche stanno contribuendo a un lento ma potenziale declino del ruolo del dollaro come valuta di riserva globale. Anche se il dominio del biglietto verde non è ancora finito, le basi per un cambiamento stanno emergendo. Intanto la Banca Popolare Cinese ha fissato il tasso di riferimento dello yuan in linea con le aspettative del mercato, segnale di una minore propensione di Pechino a sostenere attivamente la valuta, in un contesto di debolezza del dollaro. Le notizie sui dazi sono tornate a dominare la scena, dopo che l’Unione Europea ha annunciato l’intenzione di accelerare i negoziati commerciali con gli Stati Uniti, spingendo al rialzo le borse nella giornata di lunedì. In Giappone, i rendimenti dei titoli a lungo termine sono scesi in vista dell’asta di mercoledì, che metterà alla prova l’appetito degli investitori dopo una vendita recente che aveva provocato tensioni nei mercati obbligazionari globali. I titoli a 30 e 40 anni hanno visto i rendimenti calare di 10 punti base a Tokyo, consolidando il ritracciamento dopo i forti rialzi della settimana precedente. Nel frattempo, la Cina ha chiesto alle grandi banche di aumentare l’utilizzo dello yuan nelle transazioni commerciali internazionali, nel tentativo di rafforzare il ruolo della propria valuta a fronte dell’escalation dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Infine, gli investitori guardano con attenzione all’uscita del dato sull’inflazione PCE core (personal consumption expenditures, al netto di alimentari ed energia), l’indicatore preferito dalla Federal Reserve. Il dato di aprile, atteso per venerdì, dovrebbe segnare un aumento dello 0,1% secondo le previsioni di consenso. Le principali piazze europee hanno iniziato la settimana con il piede giusto, recuperando le perdite della seduta precedente, dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il rinvio dell’imposizione di dazi del 50% contro l’Unione Europea. L’indice paneuropeo STOXX 600 ha chiuso in rialzo dell’1%, dopo aver ceduto lo 0,9% venerdì a seguito dell’improvvisa minaccia di Trump di introdurre dazi severi sui beni europei, giudicando troppo lenti i progressi nei negoziati con Bruxelles. Domenica, la scadenza per l’attuazione dei dazi è stata spostata dal 1° giugno al 9 luglio, dopo che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’UE aveva bisogno di più tempo per raggiungere un accordo. Tra i settori più sensibili alle tensioni commerciali, quello automobilistico e dei componenti ha guidato i rialzi con un +1,8%. Tuttavia, la performance del comparto è stata limitata dal calo del 3,3% di Porsche. A trainare l’indice sono stati anche i titoli della difesa, con Rheinmetall e Leonardo in crescita di oltre il 3% ciascuno, mentre l’indice aerospazio e difesa ha guadagnato l’1,7%. Questo slancio ha sostenuto anche il comparto beni e servizi industriali, in rialzo dell’1,5%. Grazie al contributo dei settori difesa e auto, anche l’indice tedesco DAX è avanzato dell’1,7%, avvicinandosi ai suoi massimi storici. Anche i titoli del lusso, fortemente esposti al mercato statunitense, hanno beneficiato del clima disteso: Kering, LVMH e Richemont sono saliti di circa l’1% ciascuno, contribuendo alla crescita dell’intero settore. Il rinvio delle misure protezionistiche è senza dubbio una buona notizia, ma la rapidità del rimbalzo potrebbe indicare che gli investitori stanno sopravvalutando la possibilità di un’intesa commerciale a breve termine, ha commentato Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management. L’euro si è rafforzato insieme ad altre valute legate al rischio, mentre i rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona sono rimasti sostanzialmente invariati, complice la temporanea marcia indietro di Trump sul fronte dei dazi. Nel frattempo, aumentano i timori per un rallentamento dell’economia statunitense e per la fragilità fiscale del Paese, aggravati dal recente declassamento del rating sovrano da parte di Moody’s lo scorso 16 maggio. Molti investitori stanno riducendo la propria esposizione agli asset americani, mentre gli indici azionari USA continuano a mostrare segni di debolezza. Fino a poco tempo fa, gli Stati Uniti erano considerati il porto sicuro per eccellenza. Ma con le tensioni commerciali e geopolitiche in aumento, questo scenario sta cambiando, ha dichiarato Ipek Ozkardeskaya, senior market analyst presso Swissquote Bank. I volumi di scambio sono stati più contenuti del solito, complice la chiusura dei mercati in Stati Uniti e Regno Unito per festività. Tra i titoli protagonisti, Thyssenkrupp ha registrato un balzo dell’8,8% dopo che alcune indiscrezioni stampa hanno rivelato l’intenzione del gruppo di convocare un’assemblea il prossimo 8 agosto per approvare lo spin-off della divisione navale da guerra. Il gruppo non ha commentato immediatamente la notizia. Infine, Zealand Pharma ha guidato i rialzi dell’indice STOXX 600 con un progresso del 10%. I market movers di oggi sono: rapporto della Gfk sulla fiducia dei consumatori in Germania, ordinati di beni durevoli e rapporto sulla fiducia dei consumatori elaborato dal Conference Board negli Stati Uniti.

 

IERI

I listini dell’Asia hanno chiuso misti. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,20%, China A50 -1,17%, Hang Seng ha chiuso a -1,03%, il Nikkei +0,79%, l’Australia +0,08%, Taiwan ha chiuso a -0,29%, la Corea del Sud Kospi +1,32%, l’indice Indiano Sensex +0,48%. Il nostro FTSEMib +1,30%, Dax chiuso +1,68% Ftse100 ha chiuso per festività, Cac40 +1,21%, Zurigo +1,07%. Lo S&P500 chiuso per festività, il Nasdaq chiuso per festività, il Russell2000 chiuso per festività. L’oro ha chiuso a 3.394,50 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 61,53$ per il wti e 64,12$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 37,145. Lo spread BTP/BUND 101,300. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 20,57%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi ad esclusione di Giappone e Australia. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,26%, China A50 -0,39%, Hang Seng ha chiuso a -0,20%, il Nikkei +0,12%, l’Australia +0,41%, Taiwan ha chiuso a -0,88%, la Corea del Sud Kospi -0,94%, l’indice Indiano Sensex -0,63%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura intorno alla parità mentre gli Stati Uniti sono positivi. L’oro si attesta a 3.356,05 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 61,14$ per il greggio e 63,79$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 108.692 e l’Ethereum 2.555.

 

Buona giornata.


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