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Pillole di Mercato

(21° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:

Dostoevskij Fedor: “Siate sinceri e semplici, questo è l’essenziale”

 

È come se nulla fosse mai successo. Fino a poche settimane fa Wall Street tremava per i dazi di Trump, poi l’umore è cambiato all’improvviso. Il presidente ha promesso progressi nelle trattative commerciali e la narrativa “Buy America” è tornata in auge. L’S&P 500 ha chiuso la sua seconda miglior settimana dell’anno, le obbligazioni societarie sono tornate di moda e anche il mercato crypto ha ripreso a correre. Tuttavia, una parte del mercato resta scettica: le scommesse contro l’ETF sul Nasdaq sono quasi triplicate rispetto ai minimi di febbraio e gli short sul fondo high yield di BlackRock hanno toccato i massimi da sei mesi. Chi è rimasto scottato ad aprile fatica a fidarsi: secondo Barclays, la frequenza dei movimenti estremi sui mercati è tornata ai livelli del Covid, segno di fragilità latente. Questo rimbalzo sembra più figlio del sollievo che della vera fiducia. Trump ha detto che annuncerà i nuovi dazi nelle prossime settimane, lasciando intendere che i negoziati non si trascineranno troppo a lungo. Intanto, chi ha scommesso contro il mercato continua a perdere terreno: l’S&P 500 ha guadagnato un altro 5%, Bitcoin ha toccato i 105.000 dollari, il VIX è sceso sotto quota 20 e le azioni più shortate sono salite dell’8%. Eppure, i segnali di stress nell’economia reale cominciano a farsi evidenti: le vendite al dettaglio rallentano, le insolvenze sono ai massimi da cinque anni, la fiducia dei consumatori crolla. Le trattative fiscali in Congresso sono ferme, il tetto del debito torna a fare paura in vista di agosto, e Moody’s ha appena declassato gli Stati Uniti da Aaa ad Aa1, citando il debito crescente e il peso degli interessi. Subito dopo, l’ETF sull’S&P 500 ha perso l’1% after hours, il QQQ è sceso dell’1,3% e i future sui Treasury hanno toccato i minimi di sessione, mentre il dollaro si è preso una pausa per “digerire” la notizia. Nessuno sa cosa potrebbe davvero dare nuova linfa ai mercati: forse il fatto che pochi ci credano è, paradossalmente, la miglior protezione contro un nuovo crollo. Mentre il mondo è in subbuglio, Warren Buffett se ne stava tranquillo con una rivista giapponese in mano. Nessuna intelligenza artificiale, niente consulenti strapagati. Solo lui e il Kaisha Shikiho, un libretto di numeri venerato dai trader giapponesi ma sconosciuto altrove. Sfogliandolo ha trovato cinque società di trading sottovalutate e ha iniziato a comprarle in silenzio, con costanza. Oggi valgono più di 25 miliardi di dollari. Buffett racconta che in Giappone i suoi marchi vendono benissimo, che è un mercato enorme per musica e cinema, e che industrie insolite come quella del pachinko generano più incassi di Las Vegas. È un mondo che non rincorre le mode: Toyota continua a puntare sulle ibride, Nintendo ha ignorato i giochi per smartphone e ha vinto con la Switch. Sono scelte che sembrano strane, finché non si rivelano geniali. Investire in Giappone non è facile: richiede tempo, pazienza e rispetto per regole non scritte. Ma chi osserva senza giudicare, come Buffett, spesso trova valore dove altri non vedono nulla. Nel frattempo, anche il gelato sta diventando un lusso. Non per il gelato in sé, ma per un ingrediente nascosto: l’olio di cocco. A inizio 2025 il suo prezzo ha raggiunto nuovi record per colpa del meteo avverso in Asia, dove si produce la maggior parte della materia prima. In particolare, nelle Filippine, che da sole coprono quasi metà della produzione mondiale, si punta sempre più a usarlo come biodiesel, sottraendolo all’industria alimentare. Inoltre, l’olio di cocco è esploso sui social per i suoi presunti benefici su pelle, capelli e umore, finendo ovunque: creme, saponi, shampoo. Come se non bastasse, il settore del cioccolato lo usa sempre di più per sostituire il cacao, diventato carissimo. Risultato: domanda alle stelle, offerta in calo, e il gelato finisce nel mezzo di una guerra tropicale tra skincare, carburanti e dolci. Forse nel 2026 si tornerà alla normalità, ma intanto coni e coppette costano sempre di più. Infine, UnitedHealth, che fino a poco fa era il titolo più pesante del Dow Jones, è diventata la sua zavorra. In un mese ha perso oltre il 50%, travolta da lamentele per rimborsi negati e servizi mancanti. A dicembre il dirigente della divisione assicurativa è stato ucciso a Manhattan, alimentando il caos. Questa settimana il CEO è stato sostituito, la guidance per il 2025 sospesa e il Wall Street Journal ha rivelato che il Dipartimento di Giustizia sta indagando l’azienda per possibile frode legata a Medicare. La società ha smentito tutto, ma il mercato non ha creduto alle rassicurazioni: il titolo ha perso un altro 11% in un solo giorno. Nel frattempo, l’S&P 500 è salito del 10% in un mese, il Nasdaq del 13%, ma il Dow solo del 5%. La colpa? Quella ex-star diventata peso morto. L’agenda macroeconomica che va dal 19 al 23 maggio 2025 sarà caratterizzata da una carrellata di dati macroeconomici importanti riguardanti le principali economie del Vecchio Continente e gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno gli indici PMI e i dati dell’inflazione dell’Eurozona, ma non solo. Negli Stati Uniti, focus sul Leading Index di aprile (lunedì) e sui dati relativi le vendite di case nuove (venerdì). Giovedì saranno rilevanti i PMI manifatturiero, servizi e composito, insieme agli indici regionali della Fed (Chicago e Kansas City) e alle nuove richieste di sussidi di disoccupazione. Mercoledì verranno pubblicati i consueti dati dell’EIA sulle scorte e la produzione di greggio. In Europa, lunedì l’attenzione sarà rivolta ai dati sull’inflazione di aprile dell’Eurozona. Giovedì saranno pubblicati i PMI manifatturiero, servizi e composito di Francia, Germania, Eurozona e Regno Unito, oltre agli indici IFO tedeschi. Venerdì uscirà il PIL del 1° trimestre della Germania. Nel Regno Unito, sarà fondamentale monitorare l’inflazione di aprile (mercoledì) e le vendite al dettaglio (venerdì). Passando all’Asia, in Cina i riflettori saranno puntati sui dati relativi alla produzione industriale, vendite al dettaglio, tasso di disoccupazione e prezzi delle abitazioni di aprile. Martedì sarà la volta della riunione di politica monetaria della PBoC. In Giappone, mercoledì verranno rilasciate le letture della bilancia commerciale di aprile, mentre venerdì i dati sull’inflazione.

 

VENERDI’

I listini dell’Asia hanno chiuso misti. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,52%, China A50 -0,95%, Hang Seng ha chiuso a -0,75%, il Nikkei +0,02%, l’Australia +0,53%, Taiwan ha chiuso a +0,24%, la Corea del Sud Kospi +0,20%, l’indice Indiano Sensex -0,28%. Il nostro FTSEMib +0,59%, Dax chiuso +0,30% Ftse100 ha chiuso +0,59%, Cac40 +0,42%, Zurigo +0,88%. Lo S&P500 +0,70%, il Nasdaq +0,52%, il Russell2000 +0,89%. L’oro ha chiuso a 3.207,05 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 62,48$ per il wti e 65,38$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 35,156. Lo spread BTP/BUND 100,500. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 17,24%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere per lo più negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,04%, China A50 -0,45%, Hang Seng ha chiuso a -0,19%, il Nikkei -0,73%, l’Australia -0,62%, Taiwan ha chiuso a -1,31%, la Corea del Sud Kospi -1,16%, l’indice Indiano Sensex +0,05%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa e gli Stati Uniti oltre il -1%. L’oro si attesta a 3.223,39 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 61,66$ per il greggio e 65,08$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 102.826 e l’Ethereum 2.369.

 

Buona giornata e buona settimana.



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