Pillole di Mercato
- Federico Caligiuri
- 13 mag
- Tempo di lettura: 4 min
(20° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:
Luigi Pirandello: “Quando uno è contento di se stesso ama l’umanità”
La settimana è stata dominata da un ritorno dell’ottimismo sui mercati globali, guidato da segnali di distensione nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. La maggior parte dei mercati asiatici ha chiuso in rialzo, seguendo il rally di Wall Street: l’S&P 500 ha guadagnato il 3,3%, tornando sopra il livello precedente all’annuncio dei dazi del 2 aprile, mentre il Nasdaq 100 è rientrato in territorio toro grazie a una ripresa dei titoli tecnologici. In Asia, il Giappone ha guidato i guadagni con il Topix in aumento per il 13° giorno consecutivo, mentre Australia e Taiwan hanno registrato performance positive. Al contrario, l’indice Hang Seng ha corretto, così come i futures statunitensi, dopo un’impennata lunedì. Il rally è stato sostenuto dalla notizia di un’intesa tra Washington e Pechino per una riduzione temporanea dei dazi: gli Stati Uniti li abbassano al 30% dal 145%, mentre la Cina li riduce al 10% dal 125%, con validità di 90 giorni. Questo cambiamento nel tono delle trattative è stato interpretato come un segnale incoraggiante, tanto che alcuni analisti, come quelli di HSBC, suggeriscono di considerare i momenti di debolezza del mercato come opportunità di acquisto, dato il possibile avvicinamento a nuovi accordi multilaterali. Tuttavia, permangono elementi di cautela. In Giappone, il primo ministro Ishiba ha dichiarato che il suo governo non firmerà alcun accordo commerciale che escluda il settore automobilistico. In Cina, l’euforia iniziale si è attenuata, poiché alcuni investitori temono che l’accordo possa rallentare l’atteso stimolo economico da parte di Pechino. L’Hang Seng China Enterprises Index ha perso l’1,9% dopo il +3% del giorno prima, mentre il CSI 300 è rimasto stabile. L’incertezza, sottolinea Charu Chanana di Saxo Markets, non riguarda più solo l’entità dei dazi, ma l’impatto che avranno su utili aziendali e slancio economico nel medio termine. Anche il mercato valutario ha risentito dell’accordo: il dollaro si è indebolito contro tutte le valute del G10, con lo yen e il franco svizzero in testa ai guadagni. I Treasury americani hanno registrato una ripresa in Asia, dopo il forte rialzo dei rendimenti a New York, in seguito alla tregua tariffaria. Il rendimento a due anni è sceso di tre punti base. Le aspettative sui futuri tagli dei tassi da parte della Fed si sono ridotte: ora il mercato sconta solo 56 punti base di allentamento entro dicembre, rispetto ai 75 della scorsa settimana, e il primo taglio è previsto per settembre. L’oro è rimasto stabile dopo il calo di lunedì, penalizzato dalla riduzione della domanda di beni rifugio, mentre il petrolio si è fermato dopo tre giorni di rialzi, con l’attenzione che si è spostata dal commercio al Medio Oriente. Anche le borse europee hanno beneficiato dell’accordo, con lo STOXX 600 in rialzo dell’1,2% e guadagni diffusi su FTSE e DAX. I titoli minerari hanno guidato i rialzi con +5%, grazie al rimbalzo dei metalli industriali. Nel settore farmaceutico, inizialmente penalizzato dalle dichiarazioni di Trump su un ordine esecutivo per ridurre i prezzi dei farmaci allineandoli agli standard internazionali, si è poi assistito a una ripresa. L’indice di settore ha chiuso in rialzo dello 0,5%, con Roche, Sanofi e AstraZeneca che hanno recuperato terreno, anche grazie alla percezione che l’annuncio sia stato vago e difficile da attuare concretamente. In lieve calo invece Novo Nordisk, dopo che Eli Lilly ha comunicato che il suo nuovo farmaco ha superato il Wegovy in uno studio clinico comparativo. Intanto, a livello geopolitico, il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato di essere disponibile a incontrare Putin in Turchia. Sul fronte della difesa, vendite marcate per Hensoldt (-11,6%) e Rheinmetall (-5,9%), con l’indice europeo dei produttori di armi in calo dell’1,4%. In sintesi, i mercati hanno accolto con favore la tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina, ma l’equilibrio rimane instabile e gli investitori continuano a guardare con attenzione a ogni sviluppo, tra dati macro, decisioni delle banche centrali e dinamiche geopolitiche. I market movers di oggi sono: tasso di disoccupazione in Gran Bretagna, indice ZEW del sentiment sull’economia da parte delle aziende tedesche, CPI (Inflazione) negli Stati Uniti.
IERI
I listini dell’Asia hanno chiuso positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,46%, China A50 +0,40%, Hang Seng ha chiuso a +1,09%, il Nikkei +0,21%, l’Australia +0,17%, Taiwan ha chiuso a +0,88%, la Corea del Sud Kospi +0,72%, l’indice Indiano Sensex +2,77%. Il nostro FTSEMib +1,40%, Dax chiuso +0,22% Ftse100 ha chiuso +0,59%, Cac40 +1,37%, Zurigo +0,90%. Lo S&P500 +3,26%, il Nasdaq +4,35%, il Russell2000 +3,51%. L’oro ha chiuso a 3.228,00 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 61,95$ per il wti e 64,96$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 35,175. Lo spread BTP/BUND 102,100. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 18,40%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere misti. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,22%, China A50 +0,26%, Hang Seng ha chiuso a -1,48%, il Nikkei +1,80%, l’Australia +0,47%, Taiwan ha chiuso a +0,95%, la Corea del Sud Kospi -0,05%, l’indice Indiano Sensex -0,77%. Al momento in cui scrivo, i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 3.259,69 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 61,87$ per il greggio e 64,85$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 102.383 e l’Ethereum 2.447.
Buona giornata.
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