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Pillole di Mercato

(10° settimana - anno 2025)

Citazione del giorno:

Napoleon Hill: "Una mente dominata da emozioni positive diventa un terreno favorevole per quello stato mentale che chiamiamo fede"

 

l clima di incertezza è palpabile: timori legati ai dazi, una Fed sempre più inflessibile e consumatori sempre più cauti hanno messo sotto pressione il motore della crescita americana. Venerdì, i piani per un accordo sui minerali tra USA e Ucraina sono andati in fumo quando l’incontro tra Trump e Zelenskiy si è trasformato in un acceso scambio di frecciatine. Nel frattempo, il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha svelato che il Messico ha proposto di pareggiare le tariffe americane applicate sui prodotti cinesi e ha sollecitato il Canada a fare lo stesso. Mentre si attende chiarezza su una lunga lista di questioni, il mercato rimane "sensibile", quindi potremmo aspettarci ulteriori turbolenze. L’S&P 500 ha chiuso in rialzo dell’1,6% venerdì, riducendo le perdite di febbraio, mentre i titoli del Tesoro hanno proseguito il rally. I rendimenti a due anni sono scesi sotto il 4%. Il dollaro è salito leggermente nell’ultimo giorno della settimana, ma ha chiuso in calo per il secondo mese consecutivo. Anche Bitcoin non è stato risparmiato, perdendo più del 20% dal suo massimo storico. E se guardiamo all’indice della paura di Wall Street (il VIX) e ad altri indicatori di volatilità, siamo ai livelli più alti del 2025. L’orizzonte economico negli USA si fa sempre più incerto: la fiducia dei consumatori è al minimo dal 2021, la spesa personale è calata inaspettatamente e i dati del mercato immobiliare americano non hanno soddisfatto le previsioni negli ultimi dieci giorni. La Fed di Atlanta ipotizza che il PIL statunitense potrebbe contrarsi del 1,5% in questo trimestre, un bel ribasso rispetto al tasso di crescita del 2,3% previsto solo pochi giorni fa. I dati sull’inflazione di venerdì hanno dato un po’ di sollievo. L’indice core dei prezzi delle spese per consumi personali di gennaio è aumentato solo dello 0,3% rispetto a dicembre. Anche se ulteriori tagli dei tassi potrebbero essere ancora lontani, questo rapporto lascia aperta l’ipotesi di uno o due tagli quest’anno. Nvidia ha pubblicato numeri trimestrali che potremmo definire buoni ma non stellari. Per il trimestre in corso, Nvidia prevede circa 43 miliardi di dollari di ricavi, contro una stima media di 42,3 miliardi. Il mercato si aspettava forse qualcosa di più clamoroso. La società ha anche avvertito che i margini lordi saranno più bassi del previsto (attorno al 71%) a causa dei costi di lancio del nuovo chip Blackwell, la cui adozione si preannuncia rapidissima: già 11 miliardi di dollari di ricavi nel quarto appena concluso. E' stato definito “il più rapido lancio di prodotto” della storia dell'azienda. Anche se una compressione dei margini non è l’ideale, è importante considerare che i margini operativi di Nvidia rimangono comunque a livelli molto elevati. I ricavi di Nvidia dal 2023 superano quelli accumulati nei precedenti 24 anni messi insieme. Ci sono però dei fattori di incertezza. La startup cinese DeepSeek ha suscitato il timore che si possano sviluppare chatbot a costi ridotti, potenzialmente intaccando la domanda dei costosi chip Nvidia. A fine gennaio, questa notizia ha causato un crollo che ha bruciato centinaia di miliardi di dollari in un solo giorno. Un altro punto critico sono i possibili dazi, che rischiano di pesare sui margini: se i componenti importati diventano più costosi, i prodotti finiti possono diventare meno competitivi. Eppure, Jensen Huang, il CEO di Nvidia, non sembra per nulla preoccupato; anzi, ha definito DeepSeek "un’ottima innovazione" e sostiene che l'approccio basato sul fine-tuning e sulle molteplici sessioni di calcolo possa addirittura aumentare la domanda di potenza computazionale. Alla fine, Nvidia potrebbe uscirne rafforzata. Nonostante tutto, l’azienda rimane una vera macchina da profitti. Con l’arrivo della GPU Technology Conference (GTC) - definita da alcuni analisti come l’“AI Woodstock” - l’azienda avrà l’opportunità di presentare le strategie per trasformare le sfide in nuove opportunità di crescita. Le sorti di quello che era considerato uno dei trade preferiti dai sostenitori di Trump si sono ribaltate. Da quando ha raggiunto il massimo storico meno di sei settimane fa, Bitcoin è crollato, trascinando con sè tutto il mondo crypto. Secondo gli analisti, il ribasso è una reazione alle paure macroeconomiche legate allo stesso Trump. I dazi del 25% su Canada e Messico potrebbero essere effettivi dal 4 marzo. Le importazioni cinesi subiranno un’imposta del 10% e, in risposta, Pechino si è detta pronta ad adottare “tutte le misure necessarie”. Le tensioni commerciali hanno innescato un clima risk-off in tutti i mercati, e, dato che le criptovalute sono estremamente sensibili alle variazioni dell’appetito per il rischio, non sono state risparmiate dal crollo. A febbraio Bitcoin ha perso oltre il 20% del suo valore, segnando il calo mensile più pesante dal giugno 2022. Comprare Bitcoin partendo dalla convinzione che l’approccio crypto-friendly del presidente avrebbe spinto il mercato a salire ha funzionato per un po’. Considerando l’ambiente macro, non sorprende affatto trovarci in questa situazione. Gli investitori sono ancora in attesa che Trump proponga misure concrete per il settore. Nel frattempo, hanno ritirato oltre 1 miliardo di dollari dagli ETF Bitcoin questo martedì, il più grande deflusso giornaliero dai loro esordi dello scorso anno. Nonostante tutto, Trump ha già fatto alcune mosse che hanno reso felici i sostenitori delle criptovalute, come nominare esponenti del settore in posizioni strategiche. Inoltre, la SEC ha chiuso recentemente diverse indagini su aziende crypto. Alla fine, Trump non ha dubbi: vuole trasformare gli USA nella “capitale crypto del pianeta”. Tuttavia, questo scivolone è un chiaro promemoria del fatto che, nonostante l’innovazione e le opportunità, il mondo crypto rimane profondamente legato agli eventi macro. Il segretario del Tesoro Scott Bessent aveva puntato a ridurre i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni, una mossa che, in teoria, dovrebbe aiutare gli americani, visto che questi tassi influenzano i mutui a lungo termine e i prestiti in generale. Finora, i rendimenti sono scesi di oltre mezzo punto, arrivando a circa il 4,25%. Una buona notizia? Non proprio. Una parte del calo è dovuta alla decisione di Bessent di non aumentare per il momento le aste di titoli a lunga scadenza. Un altro pezzo del puzzle è rappresentato dai dati sull’inflazione che mostrano qualche segnale di miglioramento. Inoltre, se i prezzi del petrolio continuano a scendere, potrebbe esserci un ulteriore effetto disinflazionistico. La ragione principale del calo dei rendimenti, però, sembra essere il timore che l’economia stia rallentando. Molti lavoratori hanno espresso preoccupazione per possibili licenziamenti e, in generale, la fiducia dei consumatori è in calo. Anche alcuni indicatori di attività economica e produzione industriale suggeriscono che la crescita potrebbe non essere così forte come ci si aspettava all’inizio del 2025. Nonostante il recente calo dei rendimenti, Trump non ha aiutato il mercato obbligazionario. Prima che diventasse protagonista delle elezioni, i rendimenti a 10 anni erano ben sotto il 4%. Bessent sta cercando di calmare i nervi degli investitori in vista di discussioni cruciali sui tagli fiscali e il tetto del debito. Il problema è che se i rendimenti scendono soprattutto perché l’economia si sta raffreddando, non è una cosa da festeggiare. L’agenda macroeconomica che va dal 3 al 7 marzo 2025 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno la riunione di politica monetaria della BCE, la successiva conferenza stampa della presidente Christine Lagarde, gli indici PMI (manifatturiero, servizi e composito) e i dati sul mercato del lavoro degli USA, ma non solo. Per gli Stati Uniti si attendono anche l'ISM manifatturiero e dei servizi, l'occupazione ADP, gli ordini di beni durevoli, gli ordinativi alle fabbriche, le scorte e la produzione di greggio, la bilancia commerciale, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione e le vendite al dettaglio. Per l’Eurozona gli investitori monitoreranno anche il tasso di disoccupazione e i prezzi alla produzione. Guardando ai singoli Paesi del blocco europeo, per la Germania verranno rilasciati anche gli ordini alle fabbriche e gli ordini di beni durevoli. Per la Francia e la Spagna focus sulla produzione industriale. Per l'Italia si attendono i dati del PIL quarto trimestre 2024, il tasso di disoccupazione, le vendite al dettaglio e i prezzi alla produzione. Per quanto riguarda il Regno Unito, oltre ai PMI, gli operatori guarderanno l'indice dei prezzi delle abitazioni Halifax e la bilancia commerciale. Guardando all’Asia, per la Cina verrà rilasciato anche il dato della bilancia commerciale. Per la Giappone si attendono il tasso di disoccupazione e la fiducia dei consumatori.

 

VENERDI’

I listini dell’Asia hanno chiuso negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -1,61%, China A50 -0,65%, Hang Seng -3,11%, il Nikkei chiuso -2,90%, l’Australia -1,16%, Taiwan chiusa per festività, la Corea del Sud Kospi -3,40%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -1,32%. Il nostro FTSEMib +0,08%, Dax chiuso +0,00%, Ftse100 +0,61%, Cac40 +0,11%, Zurigo +0,36%. Lo S&P500 +1,59%, il Nasdaq +1,63%, il Russell2000 +1,09%. L’oro ha chiuso a 2.862,20 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 69,76$ per il wti e 72,81$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas (TTF) quotato sul mercato di Amsterdam è di € 44,320. Lo spread BTP/BUND 107,450. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 19,63%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere misti. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,10%, China A50 -0,13%, Hang Seng +0,20%, il Nikkei chiuso +1,67%, l’Australia +0,90%, Taiwan -1,29%, la Corea del Sud Kospi chiuso per festività, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -0,53%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura positiva così come gli Stati Uniti. L’oro si attesta a 2.873,81 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 69,97$ per il greggio e 73,03$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 93.125 e l’Ethereum 2.442.

 

Buona giornata e buona settimana.




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