(45° settimana - anno 2024)
Citazione del giorno:
Naval Ravikant: "Se vuoi prendere la decisione sbagliata, chiedi l’opinione di tutti"
Halloween è finito, ma i mercati sembrano ancora in modalità “dolcetto o scherzetto”! Questa settimana è stata un vero gioco di specchi, tra rally improvvisi e crolli imprevisti. Con le elezioni presidenziali e una riunione cruciale della Fed all’orizzonte, gli investitori stanno facendo i conti con tanta, tantissima incertezza. Dati economici poco chiari e colpi di scena sui risultati delle grandi aziende tech hanno agitato le acque in tutti gli asset. Dopo un inizio di settimana in salita, i principali indici azionari USA hanno subito perdite. Il VIX - termometro dell’ansia di mercato - è schizzato in alto, mostrando chiaramente la tensione sentita dai trader. Il rally cross-asset di cinque mesi si interrompe, mentre l’appetito per il rischio cala in vista delle elezioni. Anche i rendimenti dei Treasury hanno vissuto una settimana agitata: il tasso a 2 anni è crollato per poi risalire, con un finale in positivo. Per il dollaro, stessa storia: calo improvviso e poi recupero finale. L’indice MOVE, che misura la volatilità dei Treasury, ha raggiunto il livello più alto dell'anno. Con l’economia che manda segnali contrastanti, le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed sono diventate la vera “partita” da seguire. Gli investitori prevedono una riduzione dello 0,25% per la prossima settimana, con ulteriori tagli fino a un totale di 76 punti base entro marzo 2025. Oro e Bitcoin hanno entrambi toccato nuovi massimi, ma verso la fine della settimana hanno subito un duro colpo, chiudendo in rosso. Il prezzo del petrolio è salito sopra i 70 dollari al barile, spinto dalle notizie su possibili attacchi dell'Iran contro Israele. La criptovaluta numero uno al mondo ha sfidato il record di marzo. Ma cosa spinge Bitcoin così in alto? Gli afflussi record negli ETF dedicati - oltre 3,6 miliardi di dollari solo questo mese - e le speculazioni elettorali su un possibile secondo mandato di Trump. Anche altre crypto, come Dogecoin (sì, il token che Musk aveva definito "una truffa" al Saturday Night Live tre anni fa), stanno cavalcando l'onda. Trump ha persino scherzato sul fatto di nominare Musk a capo di un ipotetico "Dipartimento di Efficienza Governativa" (acronimo DOGE - e no, non è uno scherzo!). Chiaramente l’entusiasmo è esploso nella community crypto: gli investitori confidano nelle promesse di Trump di regolamentazioni più accomodanti. Se Harris dovesse vincere, i previsori del settore crypto crederebbero che il rally possa rallentare, con un prezzo di Bitcoin stimato intorno ai 65.000 dollari per fine anno, rispetto agli 80.000 dollari ipotizzati in caso di vittoria di Trump. Il rally delle crypto potrebbe essere anche legato alla rotazione dei portafogli, spinta da tassi d'interesse in discesa e dall’aumento dei deficit pubblici. Nomi influenti come Paul Tudor Jones stanno puntando su Bitcoin proprio come scudo contro un possibile aumento dei prezzi, anche se la storia recente ci dice che Bitcoin non ha sempre brillato durante le ondate inflazionistiche - come dopo la pandemia. Tra novembre 2021 e giugno 2022, il prezzo è precipitato da circa 68.000 dollari fino a toccare i 17.500 dollari, perdendo oltre il 70% del suo valore. Il mercato dell’oro è in piena corsa. La domanda globale ha superato i 100 miliardi di dollari nel terzo trimestre, segnando un record storico per il periodo. Secondo il World Gold Council (WGC), la spinta arriva soprattutto dagli investitori occidentali, in particolare dai più facoltosi, che hanno compensato il calo di acquisti dall’Asia. I fondi legati all’oro sono tornati a registrare afflussi positivi. L'oro è inarrestabile: quest'anno è salito di oltre il 30%, toccando nuovi record e sfiorando i 2.790 dollari l’oncia. La fame d’oro delle banche centrali e l’aumento degli acquisti da parte degli investitori di alto profilo sono i driver principali. Il recente cambio di rotta della Fed verso tagli dei tassi ha dato un'ulteriore spinta. E il mercato OTC (over-the-counter), dove le transazioni avvengono tra privati senza passare per le borse, si sta dimostrando sempre più importante per mantenere alti i prezzi. Secondo John Reade, stratega capo del WGC, “la domanda è passata dagli acquisti OTC nei mercati emergenti - soprattutto di individui ad alto patrimonio - agli acquisti OTC in Occidente.” Questa crescita esponenziale ha portato l’oro a chiudere in positivo quasi ogni mese dell’anno, con lievi correzioni a gennaio e giugno che, per Reade, dimostrano dei chiari “acquisti da FOMO”: investitori che non vogliono restare fuori dal mercato. Con il ciclo di tagli dei tassi appena iniziato, il WGC prevede un aumento delle allocazioni in oro, specialmente data la crescente incertezza geopolitica. La domanda per i fondi, i lingotti e le monete d’oro è salita del 13% nel terzo trimestre, toccando i livelli più alti dall'invasione dell’Ucraina. Anche le banche centrali hanno continuato ad acquistare oro, con Polonia, Ungheria e India tra i maggiori acquirenti, mentre la domanda di gioielli è calata a causa dei prezzi record. La domanda globale di oro supera i 100 miliardi di dollari. Pensando agli scenari futuri, le crescenti preoccupazioni fiscali - in particolare sul debito pubblico statunitense - potrebbero spingere ancora più investitori verso l’oro. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha espresso preoccupazioni sul deficit crescente. Le incertezze fiscali sono proprio quello che attira gli investitori che vedono nell’oro una riserva di sicurezza in tempi incerti. Il rapporto sull'occupazione di ottobre negli Stati Uniti è stato definito "brutto" da molti analisti. Solo 12.000 nuovi posti di lavoro sono stati creati, di cui gran parte nel settore pubblico (governo). I posti di lavoro nel settore privato sono addirittura calati di 28.000 unità. In più, ci sono state revisioni al ribasso di ben 112.000 posti per i mesi precedenti, un segnale che il mercato del lavoro si sta indebolendo più di quanto sembri a prima vista. Anche se il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 4,1%, questo è in parte dovuto a una leggera riduzione del tasso di partecipazione (sceso al 62,6%). I due uragani che hanno colpito il sud-est degli USA hanno sicuramente influenzato l’economia di ottobre, così come lo sciopero a Boeing, ma secondo alcuni economisti il quadro generale mostra che il mercato del lavoro sta comunque perdendo slancio. La Fed probabilmente taglierà i tassi la prossima settimana, ma questo rapporto non è quello che l’attuale governo sperava di vedere, soprattutto con le elezioni così vicine. L’agenda macroeconomica che va dal 4 all’8 novembre 2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno la riunione di politica monetaria della Federal Reserve e la successiva conferenza stampa del governatore Jerome Powell, ma non solo. Per gli USA si attendono anche le misurazioni degli ordini di fabbrica, bilancia commerciale, gli indici PMI (servizi e composito) e ISM dei servizi, i dati dell’EIA sulle scorte e la produzione di greggio, nuove richieste di sussidi di disoccupazione, vendite del commercio all’ingrosso e la fiducia dei consumatori elaborata dall’Università del Michigan. Per quanto riguarda l’Eurozona, gli investitori monitoreranno le letture dei PMI, la fiducia degli investitori elaborata da Sentix e le vendite al dettaglio. Fronte Banche centrali segnaliamo inoltre la riunione di politica monetaria della Bank of England e la pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting della BoJ. Segnalo inoltre che martedì si terranno le elezioni presidenziali USA. Il 5 novembre i cittadini americani saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo presidente degli Stati Uniti.
VENERDI’
I listini dell’Asia hanno chiuso per lo più negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,24%, China A50 ha chiuso a +0,80%, Hang Seng +0,93%, il Nikkei ha chiuso a -2,79%, l’Australia -0,59%, Taiwan -0,18%, la Corea del Sud Kospi -0,54%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a +0,42%. Il nostro FTSEMib +1,15%, Dax chiuso +0,93%, Ftse100 +0,83%, Cac40 +0,80%, Zurigo +1,48%. Il Nasdaq +0,80%, S&P500 +0,41%, il Russell2000 +0,61%. L’oro ha chiuso a 2.744,00 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 69,45$ per il wti e 73,08$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 39,175. Lo spread BTP/BUND 127,650. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 21,88%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere per lo più positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,65%, China A50 ha chiuso a +0,46%, Hang Seng +0,18%, il Nikkei chiuso per festività, l’Australia +0,56%, Taiwan +0,81%, la Corea del Sud Kospi +1,55%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -1,57%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura positiva così come l’America. L’oro si attesta a 2.747,25 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 70,76$ per il greggio e 74,34$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 69.013 e l’Ethereum 2.470.
Buona giornata e buona settimana.
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