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Pillole di Mercato

(43° settimana - anno 2024)

Citazione del giorno:

Benjamin Graham: “essere un investitore intelligente è più una questione di carattere che di cervello”

 

Un rapporto sulle vendite al dettaglio migliore del previsto ha spinto i trader a ridimensionare le previsioni di ulteriori tagli ai tassi d'interesse da parte della Federal Reserve entro la fine dell'anno. I contratti swap, utilizzati per scommettere sui tassi d'interesse futuri, ora indicano una riduzione complessiva di 42 punti base tra le riunioni di novembre e dicembre. Alcuni ritengono possibile che la Fed possa fare una pausa a novembre, ma per farlo sarebbero necessari dati economici ancora più solidi. Il mercato azionario continua a crescere. L'S&P 500 è salito di quasi l'1%. Le small cap (aziende a bassa capitalizzazione) hanno guidato la crescita settimanale, mentre il Nasdaq è rimasto stabile. Il settore bancario ha brillato grazie a utili superiori alle aspettative, mentre i titoli energetici hanno subito una forte battuta d'arresto, in linea con il calo del prezzo del petrolio. Nel frattempo, la volatilità (misurata dal VIX) è diminuita, ma ci si aspetta che aumenti con l'avvicinarsi delle elezioni e delle prossime riunioni della Fed. La curva dei futures del VIX mostra dei picchi di volatilità attesi attorno ai prossimi eventi chiave. Nonostante le azioni statunitensi siano vicine a nuovi record, alcuni fondi d'investimento stanno riducendo la loro esposizione ai mercati azionari. In questa fase del ciclo economico, mentre alcuni investitori rimangono cauti, altri vedono ancora ampi margini di crescita per gli asset più rischiosi. L'economia attuale sembra sfuggire ai classici modelli del ciclo economico e molti faticano a comprendere dove ci troviamo esattamente. L'oro ha superato i 2.700 dollari, segnando un nuovo record, mentre l'argento ha superato i 33 dollari per la prima volta dal dicembre 2012. Allo stesso tempo, il dollaro ha continuato la sua corsa al rialzo, mentre l'euro ha perso terreno, con i trader che scommettono su un possibile taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea a dicembre. Anche Bitcoin ha vissuto una settimana positiva, avvicinandosi ai 70.000 dollari, il massimo dalla scorsa estate. Ethereum, invece, ha mostrato segni di debolezza. Dal 1° gennaio 2025, le tasse sulle plusvalenze da Bitcoin passeranno dal 26% al 42%. Per chi è dentro al mercato crypto, la differenza si farà sentire. Questa mossa del governo potrebbe spingere molti investitori italiani a vendere entro la fine dell’anno per evitare il nuovo regime fiscale. L’aliquota del 42% è tra le più alte al mondo e gli esperti temono che gli investitori italiani, in particolare quelli più piccoli, cercheranno rifugio in altri paesi con una tassazione più favorevole. Il rischio è che l’Italia, invece di raccogliere le risorse sperate, finisca per danneggiare il mercato locale e frenare l’innovazione. Bitcoin non ha subito scossoni dopo l’annuncio della nuova tassa in Italia. Alcuni analisti attribuiscono il recente rally all'imminente elezione presidenziale negli Stati Uniti. L'ex presidente Donald Trump, noto sostenitore del settore cripto, ha promesso di trasformare gli USA nella capitale mondiale delle criptovalute. Le previsioni sui mercati elettorali mostrano un incremento delle probabilità di vittoria per Trump, con effetti diretti sui prezzi di Bitcoin che è visto come uno dei cosiddetti "Trump trade", ossia asset che potrebbero beneficiare del suo ritorno alla Casa Bianca. Non va ignorata la prospettiva di una vittoria di Kamala Harris. La vicepresidente ha assunto una posizione più cauta, ma comunque favorevole alle criptovalute. Nel frattempo, il mercato degli ETF su Bitcoin ha visto ingenti afflussi di capitali, con oltre 1,6 miliardi di dollari investiti dal 11 ottobre. Nonostante i dubbi sulle previsioni elettorali, Bitcoin ha superato in termini di rendimento sia l'S&P 500 che l'oro, spinto anche dalle attese di ulteriori tagli dei tassi da parte della Fed. Al momento, le dinamiche macroeconomiche stanno influenzando la performance di Bitcoin più delle preoccupazioni sul quadro normativo. La BCE ha appena abbassato il tasso di deposito al 3,25%, rispetto al precedente 3,5%, come si aspettavano gli analisti. Questo è il terzo taglio dei tassi quest'anno. Ora, gli analisti sono praticamente certi che la BCE e la Federal Reserve si muoveranno quasi in sincronia nel ridurre ulteriormente i tassi. Ma ha davvero senso questa previsione? Alcuni pensano di no, soprattutto per via delle preoccupazioni sulla "Giapponesizzazione" dell'Europa, ovvero una stagnazione economica prolungata in pieno stile giapponese. Diversamente dagli Stati Uniti, l'economia europea sta deludendo: i dati recenti sono peggiori delle aspettative. L'indice delle sorprese economiche di Citigroup evidenzia quanto sia urgente una politica monetaria più espansiva in Europa rispetto agli USA. Il problema dell'inflazione sembra sotto controllo, ma la disoccupazione rimane molto più alta rispetto agli USA. Questo rende più facile per la BCE abbassare i tassi. La politica non facilita un approccio troppo rigido da parte della BCE. La struttura economica della zona euro, che 12 anni fa costrinse Mario Draghi a promettere di fare "tutto il necessario" per salvare l'euro durante la crisi del debito, è di nuovo sotto pressione. In Francia, il nuovo primo ministro, Michel Barnier, ha presentato un bilancio al parlamento, ma le condizioni fiscali del paese sono ancora difficili. Nonostante i tentativi di ridurre il deficit, la spesa pubblica è alta e la pressione fiscale continua a crescere. Il partito di destra Rassemblement National sta spingendo per revocare la controversa riforma delle pensioni, che ha alzato l'età pensionabile da 62 a 64 anni. Questa proposta sarebbe popolare tra gli elettori, ma non piace alle agenzie di rating. Fitch, ad esempio, ha messo il debito francese sotto osservazione negativa, segnalando un possibile declassamento. Il divario tra i rendimenti dei titoli di stato francesi e tedeschi è tornato ai livelli di crisi del 2012, quando Draghi pronunciò il suo famoso discorso sul "whatever it takes". Lo yen giapponese sta attraversando un altro periodo di debolezza. Solo qualche mese fa, sembrava aver recuperato forza grazie a un inatteso aumento dei tassi da parte della Bank of Japan, ma ora sta nuovamente scendendo. Anche dopo che la Fed ha iniziato ad abbassare i tassi, lo yen non è riuscito a guadagnare terreno. Si è avvicinato di nuovo a quota 150 contro il dollaro, un livello che ad agosto sembrava ormai superato. I cicli di taglio dei tassi della Fed hanno solitamente indebolito il dollaro in passato, ma questa volta l'effetto è stato minimo: gli investitori, inclusi quelli giapponesi, stanno continuando a puntare sugli asset statunitensi. Un dollaro troppo forte, però, potrebbe danneggiare gli Stati Uniti, i quali avrebbero bisogno di una bella svalutazione del dollaro per rendere la loro industria più competitiva a livello globale, una posizione sostenuta anche da Donald Trump. Ma l'enorme afflusso di capitali rende difficile una svalutazione. Nonostante due interventi quest'anno per sostenere lo yen, le autorità giapponesi preferiscono mantenere un approccio cauto. Il nuovo primo ministro, Shigeru Ishiba, ha recentemente fatto dichiarazioni più "dovish", ovvero favorevoli a una politica espansiva, il che ha smorzato la fiducia dei mercati. Il prossimo incontro della Bank of Japan, previsto per il 31 ottobre, sarà cruciale per capire se l'approccio più morbido di Ishiba sarà confermato dal governatore Ueda. Con le elezioni negli Stati Uniti e la riunione della Fed in arrivo, il Giappone sta anche osservando attentamente cosa succede nel resto del mondo. Per quanto riguarda le azioni giapponesi, il Nikkei 225 ha registrato ottime performance in termini di yen, ma quasi tutto questo successo è dovuto alla debolezza della valuta. Gli investitori vedono i loro guadagni in termini nominali, senza considerare l'inflazione e la svalutazione. Se si tiene conto della caduta del valore dello yen, il quadro cambia completamente. L’agenda macroeconomica che va dal 21 al 25 ottobre 2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno gli indici PMI (manifatturiero, servizi e composito) e il Beige Book della Federal Reserve. Nel dettaglio, per gli USA si attendono le misurazioni del Leading Index, l'indice manifatturiero della Fed di Richmond e della Fed di Kansas City, le vendite di case esistenti e nuove, le scorte e la produzione di greggio, il Chicago Fed National Activity Index, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione, gli ordini di beni durevoli e la fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan. Per l'Eurozona verrà pubblicata anche la fiducia dei consumatori. In Germania, verranno diffusi inoltre i prezzi alla produzione e gli indici IFO (indice di fiducia dell'economia tedesca).

 

VENERDI’

I listini dell’Asia hanno chiuso deboli, forte la Cina. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +2,11%, China A50 ha chiuso a +1,75%, Hang Seng +2,31%, il Nikkei ha chiuso a +0,15%, l’Australia -0,87%, Taiwan +1,70%, la Corea del Sud Kospi -0,55%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -0,17%. Il nostro FTSEMib +0,47%, Dax chiuso +0,38%, Ftse100 -0,32%, Cac40 +0,39%, Zurigo +0,18%. Il Nasdaq +0,63%, S&P500 +0,40%, il Russell2000 -0,21%. L’oro ha chiuso a 2.730,00 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 68,69$ per il wti e 73,06$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 39,204. Lo spread BTP/BUND 117,200. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 18,03%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,58%, China A50 ha chiuso a +0,21%, Hang Seng -0,85%, il Nikkei ha chiuso a +0,18%, l’Australia +0,74%, Taiwan +0,17%, la Corea del Sud Kospi +0,70%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -0,01%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa così come l’America. L’oro si attesta a 2.742,85 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 69,17$ per il greggio e 73,48$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 69.109 e l’Ethereum 2.737.

 

Buona giornata e buona settimana.



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