(41° settimana - anno 2024)
Citazione del giorno:
Anonimo: "Non è speciale chi risolve i nostri problemi, ma chi ci resa accanto quando dobbiamo risolverli. Questo fa la differenza"
Gli ultimi dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti confermano che chi ha puntato sui mercati rischiosi quest'anno ha fatto bene. Dopo mesi di discussioni su un possibile rallentamento economico, i numeri sulle buste paga hanno superato ogni aspettativa, con il più grande aumento di assunzioni degli ultimi sei mesi. Questa sorpresa ha spiazzato i mercati obbligazionari, causando un’impennata improvvisa nei rendimenti dei titoli di Stato. Nell’arco della settimana, i rendimenti a due anni, quelli più sensibili alle politiche della Fed, sono aumentati di ben 36 punti base. Il rendimento dei titoli a 10 anni si sta avvicinando di nuovo al 4% e la curva dei rendimenti è quasi tornata invertita. Chi aveva scommesso su grandi tagli ai tassi di interesse ha dovuto rivedere in fretta le proprie aspettative, il che ha spinto il dollaro verso la sua settimana migliore da due anni a questa parte. Nonostante tutto, l’impennata dei rendimenti non ha bloccato il mercato azionario. L’S&P 500 e il Nasdaq 100 hanno chiuso la settimana con piccoli guadagni. Le aziende più piccole sono state le prime a festeggiare venerdì, anche se su base settimanale sono state le peggiori. Anche i titoli tecnologici hanno ripreso slancio. Non è stato solo il rapporto sul lavoro a dare segnali positivi. Altri dati economici, come quelli sull’occupazione nel settore privato e i servizi, hanno dipinto un quadro molto positivo dell’economia americana. La situazione è migliorata negli ultimi tre mesi, con il Citi Economic Surprise Index che è tornato in territorio positivo. I dati economici statunitensi stanno superando le aspettative degli analisti. Ma qualcosa non torna…Nonostante i dati economici apparentemente perfetti, il rischio sovrano degli Stati Uniti, ovvero la percezione del rischio legato al debito pubblico, non è sceso. I CDS (Credit Default Swaps) statunitensi a 1 anno segnalano timori riguardo alla stabilità finanziaria. Bitcoin ha chiuso la settimana in calo, trovando però un supporto attorno ai 60.000 dollari. L’oro, invece, ha subito una leggera flessione. Il petrolio, al contrario, ha vissuto un vero e proprio boom, registrando la sua settimana migliore dal 2022, spinto dalle tensioni in Medio Oriente. Israele ha lanciato raid aerei e attacchi di terra su Beirut e nel sud del Libano, mentre l'Iran ha dichiarato di essere pronto a una tregua condizionata. Il prezzo del petrolio ha subito gli effetti delle recenti tensioni tra Israele e Iran, due paesi al centro di un'area che produce circa un terzo del petrolio mondiale. Attualmente, l'Iran pompa circa 3,3 milioni di barili di greggio al giorno, ma secondo Citigroup, un attacco alle infrastrutture petrolifere iraniane potrebbe togliere dal mercato fino a 1,5 milioni di barili giornalieri. Nonostante le tensioni geopolitiche, il vero problema del mercato petrolifero rimane il surplus di offerta previsto per il 2025. Finora, l'impatto del conflitto in Medio Oriente sulle forniture di petrolio è stato minimo. Gli investitori sono più concentrati su questioni macroeconomiche come le politiche monetarie e il rallentamento dell'economia globale. C'è anche il problema interno all'OPEC+, il cartello del petrolio: alcuni membri stanno superando le quote di produzione stabilite. Se questi "cheater" non rientrano nei ranghi, gli altri membri potrebbero aumentare la loro produzione per non perdere quote di mercato, portando così a una sovrapproduzione e a un ulteriore calo dei prezzi. Il surplus di offerta, combinato con una domanda in rallentamento, potrebbe spingere i prezzi del petrolio verso il basso, anche se non possiamo ignorare completamente il rischio geopolitico. Se il conflitto dovesse intensificarsi, ad esempio con l'interruzione delle forniture attraverso lo Stretto di Hormuz (da cui passa circa un quinto del petrolio mondiale), i prezzi potrebbero salire vertiginosamente. Le recenti misure di stimolo in Cina hanno fatto impennare le azioni cinesi, attirando flussi di denaro dall'estero verso i fondi legati alle grandi aziende e alle tech del paese. Eppure dobbiamo fare alcune considerazioni. Il rally non ha avuto lo stesso impatto positivo sui mercati latinoamericani, che in passato avevano beneficiato dai cicli di stimolo cinesi, soprattutto le economie esportatrici di metalli. Il settore dei metalli industriali continua infatti a lottare con un eccesso di capacità produttiva. Rispetto agli stimoli precedenti, l'attuale pacchetto si concentra maggiormente sui consumatori piuttosto che sulle infrastrutture. Ciò potrebbe limitare l'effetto diretto sulla domanda di materie prime. Le economie latinoamericane produttrici di metalli non hanno beneficiato dell'annuncio degli stimoli cinesi. Anche se i mercati cinesi si stanno stabilizzando e gli investitori stanno tornando a mostrare fiducia, il vero impatto delle riforme richiederà tempo per manifestarsi nell'economia reale. Il settore immobiliare cinese, cruciale per l'economia del paese, rimane bloccato in una spirale discendente iniziata nel 2021, e ci sono dubbi su quanto le misure recentemente annunciate possano invertire questa crisi strutturale. Nel frattempo, le azioni cinesi rimangono sottovalutate rispetto a quelle statunitensi ed europee. Le valutazioni dell'Hang Seng China Enterprises Index (HSCEI) - un indice che misura la performance delle principali aziende cinesi quotate alla Borsa di Hong Kong - sono tre volte più economiche rispetto all'S&P 500, con un P/E ratio inferiore a 9. Con tutte le incertezze in gioco, comprese le tensioni geopolitiche e la debolezza del settore immobiliare, il mercato cinese potrebbe comunque rappresentare un’opportunità di valore nel lungo termine, specie per chi sa selezionare accuratamente le aziende con fondamentali solidi e buone prospettive di crescita. Il mercato del lavoro USA ha spiazzato tutti: 254.000 nuovi posti creati, contro i 150.000 previsti. Un segnale forte che l’economia americana sta ancora correndo. I dati di luglio e agosto sono stati rivisti al rialzo, con un totale di 72.000 posti di lavoro in più rispetto a quanto precedentemente comunicato. La forza lavoro ha continuato a crescere, con settori come l'ospitalità, la sanità e il governo in prima linea, anche se l'industria manifatturiera ha registrato un calo per il secondo mese consecutivo. La crescita dei salari è arrivata al 4% su base annua, il ritmo più rapido da maggio, e il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%. Insomma, numeri che complicano la vita a chi sperava in una politica monetaria più “soft”. Prima di questi dati, molti si aspettavano un taglio di mezzo punto per novembre. Quella previsione è andata in fumo: adesso i trader puntano su un taglio più contenuto, di soli 25 punti base. In totale, il mercato prevede appena 55 punti base di tagli tra novembre e dicembre, un bel dietrofront rispetto alle attese iniziali. Il rapporto è stato proprio quello che ci voleva per la Fed. Ha rotto la tendenza negativa degli ultimi mesi e dà motivo per essere ottimisti sulla tenuta del mercato del lavoro, aiutando soprattutto a calmare le preoccupazioni del presidente Powell. Non tutti però sono ottimisti. L’aumento dei salari rilevato dal rapporto potrebbe far ricordare alla Fed che l'inflazione è ancora un problema. In ogni caso, il mese prossimo sarà cruciale. Prima del prossimo incontro della Fed, avremo un altro rapporto sul lavoro e nuovi dati sull’inflazione, che aiuteranno a capire meglio cosa potrebbe accadere ai tassi di interesse. L’agenda macroeconomica che va dal 7 all’11 ottobre 2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno i dati sull’inflazione USA e i verbali delle ultime riunioni di politica monetaria della Federal Reserve e BCE. Per gli Stati Uniti si attendono inoltre la bilancia commerciale, l'indice NFIB che misura il sentiment delle piccole imprese, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione, bilancio federale, indice dei prezzi alla produzione e la fiducia dei consumatori elaborata dall'Università del Michigan. Fronte Vecchio Continente, per l’Eurozona si attende la fiducia degli investitori Sentix, mentre per la Germania saranno pubblicati gli ordini alle fabbriche, la produzione industriale, la bilancia commerciale e i dati dell’inflazione. Per il Regno Unito, i dati macroeconomici in arrivo includeranno l'indice dei prezzi delle case Halifax, PIL, produzione industriale e la bilancia commerciale. Per l’Italia verranno diffusi i dati della produzione industriale.
VENERDI’
I listini dell’Asia hanno chiuso misti, ma con diversi mercati chiusi per festività. Nei singoli paesi lo Shanghai composite chiusa per festività, China A50 chiuso per festività, Hang Seng +2,16%, il Nikkei ha chiuso a +0,31%, l’Australia -0,74%, Taiwan -0,64%, la Corea del Sud Kospi +0,46%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -0,14%. Il nostro FTSEMib +1,28%, Dax chiuso +0,55%, Ftse100 -0,02%, Cac40 +0,85%, Zurigo -0,13%. Il Nasdaq +1,22%, S&P500 +0,90%, il Russell2000 +1,50%. L’oro ha chiuso a 2.667,80 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 74,38$ per il wti e 78,05$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 40,980. Lo spread BTP/BUND 129,950. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 19,21%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere positivi, con la Cina continentale ancora chiusa per festività. Nei singoli paesi lo Shanghai composite chiusa per festività, China A50 chiuso per festività, Hang Seng +1,24%, il Nikkei ha chiuso a +2,25%, l’Australia +0,68%, Taiwan +1,80%, la Corea del Sud Kospi +1,33%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso a -0,45%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa così come l’America. L’oro si attesta a 2.663,05 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 74,17$ per il greggio e 77,73$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 63.431 e l’Ethereum 2.485.
Buona giornata e buona settimana.
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