(36° settimana - anno 2024)
Citazione del giorno:
Henry David Thoreau: "C’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera"
Ben ritrovati e per chi fosse ancora in vacanza buon proseguimento!
Agosto è partito col piede sbagliato. Un singolo rapporto governativo (quello del lavoro) ha scatenato un’ondata di panico che ha fatto schizzare il VIX, l'indicatore della paura di Wall Street, sopra i 65. La preoccupazione principale era che la Fed ignorasse i segnali di una recessione imminente. Ma, a distanza di quattro settimane da quel momento di alta tensione, il mercato ha cambiato tono. La fiducia sta crescendo a dismisura in tutti i settori. I titoli di Stato, le obbligazioni aziendali e le azioni sono tutti in rialzo per il quarto mese consecutivo. Si tratta della serie più lunga di guadagni sincronizzati dal 2007. L'S&P 500 è aumentato del 25% negli ultimi 12 mesi, un risultato senza precedenti così vicino all'inizio di un ciclo di tagli dei tassi di interesse. I trader stanno comprando di tutto, dalle azioni a bassa capitalizzazione alle obbligazioni più rischiose, convinti che l'economia degli Stati Uniti eviterà una recessione, nonostante il mercato del lavoro stia perdendo colpi. Tutto sommato, queste scommesse sono alla mercé dei dati economici, che ultimamente stanno facendo i capricci. Se c'è qualcosa che ci ha insegnato il caos di inizio agosto, è che le scommesse consensuali possono ribaltarsi all'improvviso. Ora il pensiero comune è che la Fed darà il via al suo ciclo di allentamento il mese prossimo, con quattro tagli previsti entro dicembre. La realtà è che sia le ipotesi della Fed sia le aspettative del mercato si rivelano sbagliate la maggior parte delle volte. I titoli del Tesoro sono stati acquistati in modo aggressivo nel mese, soprattutto quelli a breve termine. L'oro ha raggiunto nuovi massimi record, mentre il petrolio ha chiuso il mese in ribasso. Il dollaro ha perso terreno, ma questa settimana ha mostrato una discreta ripresa. Anche Bitcoin ha chiuso il mese in calo. Nel mentre cosa sta accadendo alla curva dei rendimenti? Prima di tutto, cos'è questa famosa curva dei rendimenti? E' un grafico che mostra la differenza tra i rendimenti dei Treasury (titoli di stato americani) a lungo termine e quelli a breve termine. La curva cambia forma a seconda delle aspettative del mercato sull'economia, l'inflazione e la politica della Fed. Quando la curva è inclinata verso l'alto, vuol dire che i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono più alti di quelli a breve termine, e viceversa. Quel che ci interessa in questo momento è che la curva dei rendimenti sta cambiando. I rendimenti obbligazionari stanno scendendo, ma i rendimenti a breve termine scendono più velocemente di quelli a lungo termine. Questo movimento - conosciuto come "bull steepening" - avviene solitamente quando tutti si aspettano che la Fed abbasserà i tassi di interesse. Niente di strano quindi, visto che la Fed inizierà quasi sicuramente a tagliare i tassi a partire da settembre. Il problema è che l'economia sta rallentando insieme all'inflazione. L'inversione della curva - quando i tassi di interesse a breve termine diventano più alti di quelli a lungo termine - è rinomata come uno dei migliori anticipatori di una recessione. Esiste però un segnale ancora più accurato: la disinversione. Essa si verifica quando una curva dei rendimenti invertita si inclina e ritorna in territorio positivo ed è proprio quello che sta succedendo adesso: i rendimenti a lungo termine stanno tornando a essere più alti di quelli a breve termine. La differenza tra il rendimento a 10 anni e quello a 2 anni sta tornando in territorio positivo. Proseguendo con una prospettiva storica, è importante sottolineare che il mercato tende spesso a sottovalutare l'entità dei tagli dei tassi da parte della Fed, e quindi anche il possibile rallentamento dell'economia. Durante cicli di allentamento passati, i tagli sono stati spesso più profondi di quanto previsto. Attualmente, il mercato sta scommettendo su un ciclo di allentamento limitato simile a quello del 1995-1998, ma potrebbe trovarsi impreparato di fronte a un rallentamento più profondo del previsto. I segnali di pericolo si stanno moltiplicano. I sondaggi regionali della Fed di Dallas, Richmond e Philadelphia mostrano un crollo dell'attività economica, con nuovi ordini, assunzioni e investimenti in caduta libera. I sondaggi regionali della Fed indicano una contrazione. Tra mutui in aumento, debiti personali alti e incertezza politica crescente, le decisioni d'acquisto dei consumatori si fermano. Attualmente ci troviamo in un mercato del lavoro caratterizzato da basse assunzioni e bassi licenziamenti. L'ultimo sondaggio JOLTS (Job Openings and Labor Turnover Survey) è stato il più debole degli ultimi dieci anni per quanto riguarda le assunzioni, escludendo la fase iniziale della pandemia. Molte aziende hanno evitato i licenziamenti, preferendo gestire i costi attraverso il blocco delle assunzioni. Se si esclude la pandemia, il tasso di assunzioni è ai minimi da un decennio. L'impulso disinflazionistico sta mettendo pressione sulla crescita dei ricavi, rendendo difficile per le aziende mantenere i margini di profitto. Questo è particolarmente vero per il settore dei beni discrezionali, dove gli analisti hanno ridotto le loro stime di crescita dei ricavi per i prossimi trimestri. Anche il settore tecnologico, nonostante il boom dell'intelligenza artificiale, non sta registrando un aumento significativo delle assunzioni. Il numero di dipendenti di Alphabet è leggermente diminuito nell'ultimo anno, mentre le spese in conto capitale sono aumentate dell'85%. Meta Platforms ha ripreso ad assumere, ma a un ritmo molto più lento rispetto agli anni 2010. L'IA richiede ingenti investimenti in infrastrutture, ma per ora non sembra generare una grande domanda di nuovi lavoratori. Per quanto riguarda il settore immobiliare, la stagione di punta delle vendite è stata più debole del previsto. Le aziende del settore hanno rinviato le aspettative di ripresa al prossimo anno. Ciò rende improbabile un aumento delle assunzioni fino a quando non ci saranno prove concrete che i compratori stiano rispondendo ai tassi ipotecari più bassi. Il mercato non è rimasto per niente colpito dai risultati trimestrali di Nvidia. Gli investitori non hanno gradito il fatto che le previsioni per il trimestre corrente non siano state aumentate e non hanno ricevuto sufficienti rassicurazioni sui tempi di lancio del nuovo chip Blackwell. La caduta del titolo post-utili va comunque contestualizzata: da quando sono stati annunciati i risultati del trimestre precedente a maggio, il prezzo delle azioni di Nvidia è aumentato del 20%. Il produttore di chip più importante al mondo ha avuto una crescita incredibile dall'esplosione di ChatGPT. I suoi margini di profitto sono aumentati ogni trimestre. Il calo trimestre su trimestre è stato minimo e l'azienda mantiene ancora un margine di profitto superiore al 50%, cinque volte quello dell'S&P 500. Eppure gli investitori sono delusi dal fatto che questi margini non continuino a salire all'infinito. Questo potrebbe dire molto su quanto fossero irrealistiche le aspettative per l'azienda. E se c'è insoddisfazione per margini di profitto superiori al 50%, forse l'entusiasmo per l'intelligenza artificiale è arrivato al culmine. Le storie riguardanti l'IA hanno cominciato a diminuire negli ultimi mesi. L'interesse è esploso con ChatGPT e ha raggiunto il picco lo scorso novembre. Altri indizi possono essere raccolti osservando il comportamento dei titoli più speculativi legati all'IA, come Super Micro Computer e C3.ai. Questi titoli hanno raggiunto un picco in primavera e da allora sono scesi di oltre il 20%. Forse il picco della frenesia è già dietro di noi. Questo non significa che Nvidia stia per crollare, poiché l'azienda continua a godere di una crescita fenomenale. Se la frenesia speculativa è davvero terminata, potrebbe essere una buona notizia, poiché potremmo assistere a valutazioni più realistiche e sostenibili. L’agenda macroeconomica che va dal 2 al 6 settembre 2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno i dati del mercato del lavoro USA (buste paga del settore non agricolo, tasso di disoccupazione e salari orari medi), ma non solo. Durante la settimana verranno diffusi anche gli indici S&P Global PMI (manifatturiero, servizi e composito) dei Paesi dell’area euro e degli USA. Per gli USA verranno rilasciati anche gli indici ISM dei servizi e manifatturiero.
VENERDI’
I listini dell’Asia hanno chiuso positivi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,68%, China A50 +0,89%, Hang Seng +1,14%, il Nikkei chiuso +0,90%, l’Australia +0,58%, Taiwan +0,30%, la Corea del Sud Kospi +0,45%, l’indice Indiano ha chiuso +0,28%. Il nostro FTSEMib +0,53%, Dax chiuso -0,03%%, Ftse100 -0,04%, Cac40 -0,13%, Zurigo +0,15%. Il Nasdaq +0,83%, S&P500 +0,75%, il Russell2000 +0,67%. L’oro ha chiuso a 2.534,95 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 73,61$ per il wti e 77,00$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 39,823. Lo spread BTP/BUND 141,900. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 14,99%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere positivi ad eccezione della Cina. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,68%, China A50 -1,05%, Hang Seng -1,82%, il Nikkei chiuso +0,05%, l’Australia +0,08%, Taiwan -0,25%, la Corea del Sud Kospi +0,31%, l’indice Indiano ha chiuso +0,29%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura debole così come l’America. L’oro si attesta a 2.530,00 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 73,11$ per il greggio e 76,41$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 57.602 e l’Ethereum 2.443.
Buona giornata e buona settimana.
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