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Pillole di Mercato

(29° settimana - anno 2024)

Citazione del giorno: 

Robin Williams: "Nessuno si scusa per come ti tratta, al massimo ti incolpano per come hai reagito"

 

Una settimana di notizie negative ha dato una spinta alle "colombe" che scommettono su un taglio dei tassi di interesse a settembre. Giovedì, queste aspettative hanno rivoluzionato il mercato azionario: le azioni delle piccole aziende sono decollate, mentre i giganti tecnologici hanno subito una battuta d'arresto; quasi 400 aziende dell'S&P 500 hanno registrato guadagni, ma l'indice complessivo è sceso perché i big del tech hanno perso terreno. Nonostante il caos di giovedì, quasi tutti i principali indici statunitensi hanno chiuso la settimana in positivo. Tuttavia, una vendita dell'ultimo minuto ha fatto virare il Nasdaq in rosso per la settimana. Anche i Magnifici 7 (Tesla, Apple, Meta, Nvidia, Alphabet, Amazon, Microsoft) hanno chiuso in leggero calo. Il Russell 2000, che rappresenta le piccole aziende, ha avuto la sua migliore settimana del 2024.  Nel frattempo, le banche hanno avuto un inizio difficile nella stagione dei risultati trimestrali. Wells Fargo, JPMorgan Chase e Citigroup non sono riuscite a dare la spinta necessaria al settore bancario. Gli scettici del mercato hanno finalmente ottenuto l'ampliamento del numero di aziende che guadagnano, un cambiamento a lungo desiderato per ridurre la dipendenza del rally da poche grandi aziende. Tuttavia, questo non è necessariamente positivo nel breve termine per gli investitori in fondi indicizzati, fortemente esposti ai giganti tecnologici. Se queste grandi aziende vacillano, anche gli indici e i fondi potrebbero risentirne. I rendimenti dei titoli di Stato USA sono scesi questa settimana, soprattutto quelli a breve termine, provocando un cambiamento significativo nella curva dei rendimenti. Il dollaro ha subito una caduta per la seconda settimana consecutiva, cancellando tutti i guadagni ottenuti dai dati sull'occupazione di giugno. Nel mondo delle criptovalute, Bitcoin ha registrato guadagni grazie agli afflussi negli ETF, mentre il governo tedesco ha svenduto i Bitcoin sequestrati. L'oro, invece, è salito vicino ai massimi storici, chiudendo la settimana sopra i 2400 dollari. Venerdì, la debolezza del mercato ha fatto chiudere i prezzi del petrolio in calo. Gli investitori sono quasi certi: a settembre ci sarà un taglio dei tassi da parte della Fed. Ma per arrivarci, i prossimi dati sull’occupazione e sull’inflazione devono confermare le tendenze attuali. La Fed sta cambiando atteggiamento. Il tasso di disoccupazione è previsto al 4,5% nel quarto trimestre. Entro la fine dell'anno, la banca centrale darà maggiore priorità al lato occupazionale del suo doppio mandato (parole di Powell). Negli ultimi due anni, la stabilità dei prezzi è stata la priorità assoluta. Ma ora, con i dati sull'occupazione che dipingono un quadro difficile, è giustificato un cambio di rotta. Il numero di persone disoccupate da oltre 15 settimane ha raggiunto il livello più alto degli ultimi due anni. Durante la sua testimonianza al Congresso, prima della pubblicazione del CPI di giugno, Powell aveva enfatizzato l'importanza di ottenere dati positivi sull'inflazione. Con l'indice dei prezzi al consumo, sia generale che “core”, più debole del previsto, la Fed ha ottenuto ciò che sperava. Se la disinflazione del CPI è una buona notizia, il rallentamento dell'inflazione nei servizi, in particolare del "supercore" che esclude i costi degli alloggi, è ancora migliore. Dall'inizio dell'anno, questo parametro è stato elevato, ma l'ultima lettura ha mostrato un calo per il secondo mese consecutivo. L'idea di un futuro con tassi più bassi non sembra più così lontana, e gli investitori sono pronti a scommettere su questa nuova direzione della Fed. Con i dati sull'inflazione che fanno prevedere tagli dei tassi imminenti, c'è stato un vero e proprio fuggi fuggi dai giganti tech che avevano spinto in alto il mercato azionario. Il giorno del CPI, il Nasdaq è crollato del 2,2%, mentre il Russell 2000 ha fatto scintille con un balzo del 3,6%. Parliamo della più grande sovraperformance delle small cap dal tardo 2020. Ma, attenzione, una settimana non fa una tendenza! Le techdominano grazie alla loro continua innovazione in settori come l'IA, il cloud computing e la tecnologia verde. E non dimentichiamo che colossi come Apple, Microsoft e Google hanno bilanci solidi e riserve di liquidità immense. Con una presenza globale, queste aziende sono meno vulnerabili alle fluttuazioni economiche regionali. Nonostante i movimenti di questa settimana, le megacap tecnologiche potrebbero rimanere le preferite degli investitori istituzionali e retail. È interessante però notare che il rapporto tra le large cap e le small cap è al massimo dal 1999. Che sia il preludio a un ritorno alla media? Che questo succeda o meno, va riconosciuto che la recente rotazione è stata salutare. Il calo delle megacap permette ai settori che hanno sofferto di riprendersi e prosperare. Il settore immobiliare - il peggiore nel 2024 - ha registrato la migliore performance giornaliera dell’anno. E mentre l’indice S&P 500 è sceso, la sua versione equal-weighted, dove ogni azienda ha lo stesso peso, è aumentata. Questo indice è meno sensibile ai guadagni delle aziende più grandi, dando un barlume di speranza che il rally si estenda e coinvolga una gamma più ampia di titoli. Una partecipazione più ampia e diversificata è segno di un mercato più sano. Un tema caldo sui mercati finanziari riguarda la curva dei rendimenti. Molti si stanno chiedendo quando smetterà di essere invertita. Per chi non fosse familiare, una curva dei rendimenti invertita significa che i tassi a breve termine sono superiori a quelli a lungo termine, una situazione un po' strana che spesso preannuncia una recessione. Ma la curva è invertita da un bel po' e la recessione non si è ancora palesata. Quindi c'è chi dice che questo segnale potrebbe non essere più così affidabile. Che cosa sta succedendo davvero? Prima di tutto, dobbiamo capire le dinamiche dietro la curva dei rendimenti. Non è detto che i tassi a breve e lungo termine si muovano nella stessa direzione. Anche se si muovono insieme, l'importante è quanto si muovono. Un piccolo cambiamento può avere un grande impatto sulla curva. La curva dei rendimenti a 3 mesi/10 anni e quella a 2 anni/10 anni si sono invertite rispettivamente nell'autunno e nell'estate del 2022. La prima ha toccato il fondo a -190 punti base, mentre la seconda è arrivata a -110 bps. Ora, queste differenze si sono ridotte a -107 bps e -32 bps rispettivamente. La chiave per la disinversione della curva potrebbe essere nei tagli dei tassi della Fed. Se la Fed ridurrà i tassi due volte quest'anno e continuerà nel 2025, la curva a 2 anni/10 anni potrebbe essere la prima a tornare in positivo. Questo perché i rendimenti a 2 anni, più strettamente legati ai tassi della Fed, potrebbero scendere sotto quelli a 10 anni. Per quanto riguarda la curva a 3 mesi/10 anni, il percorso potrebbe essere più lungo. Con una differenza di -107 bps, la Fed dovrebbe tagliare i tassi di oltre 100 bps solo per riportarla a zero. Mentre il mercato continua a speculare su quando vedremo la fine di questa inversione della curva dei rendimenti, tutto dipende dalle mosse della Fed e dall'evoluzione dell'economia.L’agenda macroeconomica che va dal 15 al 19 luglio 2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno la riunione di politica monetaria della Banca centrale europea e la consueta conferenza stampa della presidente Christine Lagarde. Fronte Vecchio Continente, si attendono le misurazioni dell’inflazione, produzione industriale e la bilancia commerciale. Per la Germania si attendono gli indici ZEW, vendite al dettaglio e i prezzi alla produzione. Per l’Italia saranno diffusi i dati dell’inflazione. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli operatori monitoreranno i dati del NY Empire State Manufacturing Index, indice manifatturiero della Fed di Philadelphia, vendite al dettaglio, indice NAHB che misura le prospettive dei costruttori americani sulle vendite di abitazioni unifamiliari, permessi costruzione, produzione industriale, nuove richieste di sussidi di disoccupazione e l’indice predittivo del Conference Board.

 

VENERDI’

I listini dell’Asia hanno chiuso misti. Nei singoli paesi lo Shanghaicomposite -0,18%, China A50 +0,40%, Hang Seng +2,18%, il Nikkei -2,42%, l’Australia +0,85%, Taiwan -2,33%, la Corea del Sud Kospi -1,46%, l’indice Indiano ha chiuso +0,22%. Il nostro FTSEMib +0,76%, Dax chiuso +1,27%, Ftse100 +0,36%, Cac40+1,27%, Zurigo +0,95%. Il Nasdaq +0,62%, S&P500 +0,55%, il Russell2000 +1,09%. L’oro ha chiuso a 2.416,00 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 81,00$ per il wti e 85,27$ per il brent inglese.  Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 31,585. Lo spread BTP/BUND 133,820.L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 12,46%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli entro cui vi è tranquillità nei mercati finanziari.

 

PRE-APERTURE 

I listini dell’Asia si avviano a chiudere misti. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,11%, China A50 +0,37%, Hang Seng-1,49%, il Nikkei chiuso per festività, l’Australia +0,70%, Taiwan-0,36%, la Corea del Sud Kospi +0,04%, l’indice Indiano ha chiuso +0,11%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa mentre l’America è positiva. L’oro si attesta a 2.415,65 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 81,14$ per il greggio e 85,17$ per il brent. Infine, il Bitcoin quota 62.702 e l’Ethereum 3.339.

 

Buona giornata e buona settimana.



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