(16° settimana - anno 2024)
Citazione del giorno:
Peter Drucker: "La gestione è fare le cose nel modo giusto. La leadership è fare le cose giuste."
Poche settimane fa, tutto sembrava più semplice. Powell si apprestava a pilotare un importante cambio di rotta nella politica monetaria. Contemporaneamente, l'inarrestabile macchina dei profitti delle aziende statunitensi alimentava l'ottimismo a Wall Street. Tuttavia, le recenti tensioni geopolitiche e le turbolenze nel mercato obbligazionario hanno complicato le cose per i gestori finanziari, che si ritrovano con una delle loro esposizioni al rischio più alte di sempre. Le azioni hanno subito una battuta d'arresto, con gli investitori che hanno cercato rifugio in asset considerati più sicuri, come il dollaro, il quale ha registrato la sua migliore performance settimanale dal settembre 2022. L'indice VIX, spesso citato come "l'indicatore della paura" di Wall Street, ha raggiunto i livelli più alti da ottobre. L'S&P 500 ha visto la sua peggior settimana da ottobre, con tutti i principali indici azionari statunitensi in calo, guidati dal Russell e dal Dow Jones. Dopo aver toccato i massimi annuali in seguito alla pubblicazione di un dato sull'indice dei prezzi al consumo più alto del previsto, i rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni sono diminuiti di sette punti base, attestandosi al 4,52%, a causa delle notizie relative all'escalation dei conflitti in Medio Oriente. L'incremento delle tensioni geopolitiche ha stimolato un'attività bullish nel mercato delle opzioni sul petrolio, con un aumento degli acquisti di opzioni call, che beneficiano di un rialzo dei prezzi. Il Brent è rimasto sopra i 90 dollari al barile, mentre l'oro ha superato i 2.400 dollari l'oncia prima di ridimensionare i suoi guadagni. Bitcoin ha registrato un calo. I nuovi dati sull'inflazione hanno vanificato le previsioni di possibili tagli ai tassi di interesse da parte della Fed per quest'anno, con il mercato che ora prevede meno di due riduzioni. Le dinamiche inflazionistiche tra gli Stati Uniti e l'Eurozona presentano notevoli differenze. Di conseguenza, la Banca Centrale Europea (BCE) sta optando per un percorso indipendente dalla Federal Reserve. Attualmente, non sembra esserci una necessità immediata di tagli dei tassi oltreoceano, al contrario di quanto accade in Europa, dove l'economia mostra segni di maggiore fragilità. Questo è evidente dall'indice PMI manifatturiero USA, che ha superato il livello 50 lo scorso mese, indicando un'espansione, mentre in Europa questo indice rimane decisamente in territorio recessivo. Anche il settore bancario europeo spinge per un taglio dei tassi. Un recente sondaggio della BCE tra i funzionari dei prestiti rivela che una leggera maggioranza delle banche continua a inasprire gli standard di credito per i prestiti alle imprese, benché questa tendenza sia meno marcata rispetto all'anno precedente. Parallelamente, si assiste a una riduzione nella domanda di credito. Nel contesto di un imminente taglio dei tassi della BCE, l'euro ha toccato il suo minimo annuale. Questa divergenza nelle politiche monetarie ha incrementato il divario tra i rendimenti dei titoli del Tesoro USA e quelli tedeschi. Alcuni analisti prevedono che l'euro possa avvicinarsi alla parità con il dollaro, qualora il divario dei tassi continui a espandersi. La dichiarazione di indipendenza della BCE dalla Fed ha messo l'euro in una posizione incerta e vulnerabile. Tuttavia, la gestione prudente e autonoma potrebbe rivelarsi cruciale per sostenere e stabilizzare l'economia dell'Eurozona. Il rally multimiliardario cross-asset di quest’anno sta vacillando. Il rialzo inaspettato dell'indice dei prezzi al consumo ha provocato un calo simultaneo di azioni e obbligazioni. Si tratta di un pullback dopo un periodo prolungato di forza o l’inizio di qualcosa di più profondo? Mentre la Fed percorre “l’ultimo miglio” verso il target del 2%, la preoccupazione è che le recenti pressioni sui prezzi possano rappresentare più di un semplice dosso. E’ il terzo mese consecutivo che il CPI sorprende al rialzo. Eppure i sell-off azionari di quest’anno sono stati di breve durata, con l'S&P 500 che ha recuperato rapidamente dopo ciascuno dei suoi cali giornalieri più significativi. Ma nella nostra analisi vale la pena considerare il fatto che un pilastro cruciale di sostegno azionario come i buyback è ora sospeso. Più dell’80% delle società dell’S&P si trova nel periodo di blackout dei buyback prima degli utili del primo trimestre. E’ proprio su questi ultimi che gli operatori si concentreranno di più nelle prossime settimane. La crescita degli utili dovrà giustificare una valutazione che è circa il 20% superiore alla media decennale. Attualmente, con un multiplo a 21 volte i profitti, l'earning yield dell’S&P 500 è del 4,8%, rendimento che diventa meno allettante con i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni che sono saliti al 4,5%. Con l'inizio della stagione degli utili a Wall Street, i bilanci delle grandi banche hanno offerto uno spaccato recente sullo stato dell'economia americana. JPMorgan Chase e Wells Fargo hanno entrambi riportato un reddito netto da interessi inferiore alle attese a causa dell'aumento dei costi di finanziamento. Al contrario, gli utili di Citigroup hanno superato le previsioni, grazie alle aziende che hanno sfruttato i mercati per ottenere finanziamenti e ai consumatori che hanno fatto maggior affidamento sulle carte di credito. Nel clima attuale di tensioni geopolitiche crescenti e previsioni di riduzioni dei tassi di interesse, il prezzo dell'oro ha assistito a un notevole aumento. Mentre l'oro è notoriamente riconosciuto come rifugio sicuro nei periodi turbolenti, il recente rally solleva interrogativi che vanno oltre la semplice ricerca di sicurezza. Esploriamo le dinamiche più complesse che stanno guidando questo fenomeno. Innanzitutto, chi sta acquistando e cosa? L'acquisto di oro è stato dominato dalle banche centrali e dagli investitori istituzionali, che però non sono gli unici attori in campo. I consumatori cinesi, motivati dal calo dei rendimenti di altri asset e dalla svalutazione della loro valuta, hanno contribuito significativamente. Anche gli investitori retail mostrano un interesse crescente. Lo spettro di partecipanti al mercato è ampio. Gli acquisti avvengono principalmente all'inizio della settimana, con un picco dopo la pubblicazione di importanti dati economici statunitensi, suggerendo che gli investitori reagiscono rapidamente alle novità sul fronte economico. L’agenda macroeconomica che va dal15 al 19 aprile2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori di mercato saranno i dati dell’inflazione dell’Eurozona, ma non solo. Per l’Eurozona si attendono anche le misurazioni della produzione industriale, bilancia commerciale e del sentiment ZEW (dati attesi anche per la Germania). Per quanto riguarda gli USA, gli investitori monitoreranno i dati delle vendite al dettaglio, indice manifatturiero di New York, indice NAHB (indice che misura l'andamento del mercato immobiliare), produzione industriale, permessi di costruzione, nuovi cantieri edili residenziali, vendite abitazioni esistenti, indice manifatturiero della Fed di Philadelphia, nuove richieste di sussidi di disoccupazione e l’indice predittivo.
VENERDI’
I listini dell’Asia hanno chiuso quasi tutti negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,03%, China A50 -0,37%, Hang Seng ha chiuso a -1,81%, il Nikkei ha chiuso a +0,27%, l’Australia ha chiuso -0,43%, Taiwan +0,29%, la Corea del Sud Kospi -0,95%, l’indice Indiano Sensex -0,95%. Il nostro FTSEMib +0,15%, Dax -0,28%, Ftse100 +0,91%, Cac40 ha chiuso -0,16%, Zurigo -0,75%. Il Nasdaq -1,62%, S&P500 -1,46%, il Russell2000 -1,93%. L’oro ha chiuso a 2.359,80 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 85,39$ per il wti e 90,14$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 30,732. Lo spread BTP/BUND ha chiuso a 138,350. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 17,31%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli che contraddistinguono la tranquillità dei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi, ad eccezione della Cina continentale. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +1,26%, China A50 +2,33%, Hang Seng ha chiuso a -0,56%, il Nikkei ha chiuso a -0,98%, l’Australia ha chiuso -0,51%, Taiwan -1,17%, la Corea del Sud Kospi -0,35%, l’indice Indiano Sensex -0,53%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura positiva così come l’America. L’oro si attesta a 2.372,90 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 85,30$ per il greggio e 90,15$ per il brent. Infine il Bitcoin quota 65.325 e l’Ethereum 3.150.
Buona giornata e buona settimana.
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