(46° settimana - anno 2023)
Citazione del giorno:
Josè Bergamin: "Il coraggio aspetta, la paura si mette in cerca."
Le azioni statunitensi hanno prolungato il loro rally di novembre, guidate dai giganti della tecnologia. Un rimbalzo del gruppo più influente dell’S&P 500 ha portato il benchmark al massimo di sette settimane. Microsoft ha raggiunto un massimo storico e Nvidia ha esteso la sua avanzata per otto sessioni consecutive. Gli utili solidi e il calo dei rendimenti a lungo termine hanno sostenuto il sentiment. Nel loro insieme, le oscillazioni del mercato mostrano che gli investitori rimangono profondamente confusi su come il ciclo dei tassi di interesse più aggressivo degli ultimi quattro decenni si ripercuoterà sugli utili, sull’economia e sulle valutazioni aziendali. Eppure tutta questa angoscia è mascherata dall’avanzamento apparentemente inarrestabile degli indici ponderati in base alla capitalizzazione di mercato. Mentre l’S&P 500 ha guadagnato più dell’1% nella settimana, una versione equal weight - che aumenta di fatto l’influenza dei titoli non-megacap - è diminuita. Allo stesso tempo, le società a piccola capitalizzazione del Russell 2000 hanno registrato il calo maggiore da settembre. Il Nasdaq si trova ora al livello più costoso di sempre rispetto alle small cap. Le azioni globali hanno registrato afflussi di 8,8 miliardi di dollari nella settimana fino all'8 novembre, secondo i dati di EPFR Global. Tuttavia, la liquidità rimane l’asset class preferita dagli investitori. Circa 77,7 miliardi di dollari sono confluiti nei fondi del mercato monetario durante la settimana. I titoli del Tesoro sono stati contrastanti, con un’asta debole di obbligazioni trentennali e l’assicurazione del presidente Powell che la Fed non esiterà ad aumentare ulteriormente i tassi qualora l’inflazione lo giustificasse. Le obbligazioni a lungo termine hanno sovraperformato. I rendimenti sul resto della curva sono aumentati. Gli operatori hanno continuato a tenere d'occhio le ultime dichiarazioni dei funzionari statunitensi. Il presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha affermato che i politici possono riportare l'inflazione al loro obiettivo senza la necessità di aumentare ulteriormente i tassi. La sua controparte di San Francisco, Mary Daly, ha affermato che la banca centrale potrebbe dover intervenire nuovamente se i progressi sull'inflazione si fermassero. I dati di venerdì hanno mostrato che le aspettative di inflazione a lungo termine dei consumatori hanno raggiunto il massimo degli ultimi 12 anni, mentre le preoccupazioni economiche hanno pesato sul sentiment. Bitcoin è salito ai massimi di 18 mesi sulla scia delle speranze per l’approvazione dell'ETF spot. Il dollaro ha recuperato parte delle perdite della settimana scorsa. L'oro è sceso per la seconda settimana consecutiva, crollando del 3%. Il petrolio ha registrato il terzo calo settimanale consecutivo a causa delle crescenti preoccupazioni sulla domanda globale e sullo scioglimento del premio di rischio della guerra Israele-Hamas. Dopo tre trimestri consecutivi di cali su base annua, nel terzo trimestre gli utili aziendali statunitensi sono cresciuti. Se c'è una cosa che la stagione degli utili del terzo trimestre ci ha detto è che gli amministratori delegati sono preoccupati per l'effetto dei maggiori costi di finanziamento sui profitti. Ma attualmente, soprattutto dopo l’entusiasmo per il probabile raggiungimento del picco dei tassi, la convinzione è che le aziende possano ancora guadagnare nonostante il maggiore onere degli interessi. Una recessione economica potrebbe cambiare le cose. Ma allo stato attuale, il mondo societario tende a contraddire la visione secondo cui l’economia sta rallentando rapidamente. Il mercato obbligazionario è entrato nel caos da quando la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi per combattere l’inflazione. Ora che la banca centrale potrebbe aver finito, la logica è semplice: i rendimenti potrebbero essere spinti verso il basso. Il mercato pensa che il picco dei tassi di interesse sia stato finalmente raggiunto e che i tagli arriveranno già all'inizio del prossimo anno. Le aspettative del mercato sui tassi sono state guidate dai dati recenti e da alcune comunicazioni della Fed. Una serie di indicatori economici suggeriscono una crescente probabilità di un atterraggio morbido, con un graduale raffreddamento dell’attività e un ulteriore calo dell’inflazione. I rendimenti sono crollati bruscamente in risposta ai segnali che la Fed potrebbe aver finito. Il loro movimento è stato accompagnato da un sostanziale calo dei prezzi del petrolio e da un rally azionario. L’agenda macroeconomica che va dal 13 al 17 novembre 2023 sarà caratterizzata dalla pubblicazione di alcune misurazioni importanti per le principali economie europee e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori dei mercati finanziari saranno i dati dell’inflazione degli Stati Uniti e dell’Eurozona, ma non solo. Per gli USA si attendono anche le misurazioni dell’indice NFIB (ottimismo piccole imprese), prezzi alla produzione, vendite al dettaglio, indice manifatturiero di NY, indice manifatturiero della Fed di Philadelphia, indici manifatturiero e composito della Fed di Kansas City, scorte e produzione di greggi, nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, produzione industriale, indice NAHB (indice mercato immobiliare), permessi di costruzione e i nuovi cantieri edili residenziali. Per quanto riguarda l’Eurozona, gli investitori monitoreranno il PIL del terzo trimestre 2023, l’indice ZEW (sentiment delle aziende tedesche), la produzione industriale e la bilancia commerciale.
VENERDI’
I mercati asiatici, venerdì hanno chiuso negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,45%, China A50 -0,79%, Hang Seng ha chiuso a -1,49%, il Nikkei chiuso -0,16%, l’Australia -0,55%, Taiwan -0,38%, la Corea del Sud Kospi -0,72%, l’indice Indiano Sensex -0,10%. Il nostro FTSEMib -0,49%, Dax -0,77%, Ftse100 -1,28%, Cac40 -0,96%, Zurigo -0,84%. Il Nasdaq ha chiuso a +2,05%, S&P500 +1,56%, il Russell2000 +1,07%. L’oro ha chiuso a 1.942,70 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 77,35$ per il wti e 81,70$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 46,632. Lo spread BTP/BUND ha chiuso a 179,570. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 14,17%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli che contraddistinguono la tranquillità dei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere deboli con poche eccezioni. Nei singoli paesi lo Shanghai composite +0,05%, China A50 -0,58%, Hang Seng ha chiuso a +0,36%, il Nikkei chiuso -0,01%, l’Australia -0,40%, Taiwan +0,94%, la Corea del Sud Kospi -0,23%, l’indice Indiano Sensex -0,48%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura negativa così come l’America. L’oro si attesta a 1.943,20 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 76,55$ per il greggio e 80,82$ per il brent. Infine il Bitcoin quota 36.858 e l’Ethereum 2.033.
Buona giornata e buona settimana.
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