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Pillole di Mercato

(43° settimana - anno 2023)

Citazione del giorno:

Thomas Mann: "Le avversità possono essere delle formidabili occasioni."


Le azioni sono crollate in tutto il mondo, mentre i trader hanno continuato a cercare rifugio in mezzo agli ultimi sviluppi geopolitici. L'attuale situazione in Medio Oriente ha innescato un'ondata di volatilità nei mercati petroliferi e azionari, costringendo gli investitori a rivalutare le loro strategie e spostare la loro attenzione da asset più rischiosi a investimenti più sicuri. I rendimenti dei titoli del Tesoro hanno ridotto gli aumenti settimanali che hanno spinto il tasso del decennale fino al 5% per la prima volta in più di 16 anni. L’oro ha sfiorato i 2.000 dollari. L’indice S&P 500 ha avuto la settimana peggiore in un mese, andando a rompere la sua media mobile a 200 periodi. L’indice, che ha perso quasi il 7% da luglio, è sulla buona strada per il terzo mese consecutivo di perdite, una serie che si è verificata l’ultima volta all’inizio della pandemia nel 2020. Il Nasdaq ha guidato la debolezza della settimana, scendendo del 3%. L’indicatore della paura di Wall Street, il VIX, ha toccato il massimo da marzo. I contratti futures sul VIX hanno chiuso in uno schema noto come backwardation. È un segnale che rivela crescente tensione, poiché i trader prevedono una maggiore volatilità nel breve termine piuttosto che nel futuro. Delle 86 società dell’S&P 500 che hanno annunciato i risultati fino a venerdì, il 74% ha superato le stime di profitto degli analisti. Ma il conflitto in Medio Oriente e gli elevati rendimenti obbligazionari hanno avuto la precedenza. I rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni sono saliti di 30 punti base questa settimana. Al contrario, i rendimenti dei titoli a due anni sono aumentati di soli 2 punti base. Questa dinamica ha portato la curva dei rendimenti a -17 punti base, il livello meno invertito da oltre un anno. L'irripidimento è evidente lungo tutta la curva. Questo è un segnale di avvertimento perché l’inversione della curva precede le recessioni, ma è il nuovo irripidimento che segnala che la recessione arriverà prima piuttosto che dopo. Storicamente lo spread della curva che ha iniziato ad irripidirsi per primo, cominciando a salire circa cinque mesi prima dell’inizio della recessione, è quello tra i rendimenti a 30 anni e a 3 mesi. Attualmente è di circa -84 punti base e ha iniziato a diventare più ripido a metà gennaio. Il dollaro ha chiuso la settimana in lieve ribasso. Il petrolio si è ritirato dopo aver toccato i 90 dollari al barile. Bitcoin è aumentato del 10%, dando credito alla narrativa secondo cui l'asset digitale funge da potenziale copertura in tempi tumultuosi. All'Economic Club di New York, il presidente Powell ha messo a tacere ogni possibilità di un aumento dei tassi il 1° novembre. Per non lasciarsi trasportare dai mercati, però, ha lasciato la porta aperta a un altro rialzo quest’anno. Allo stato attuale sembra molto probabile che la Fed salterà l'aumento dei tassi per due riunioni consecutive per la prima volta nei suoi 19 mesi di stretta monetaria. Dall’ultimo incontro del FOMC, la crescita dell’occupazione ha inaspettatamente accelerato, le vendite al dettaglio hanno sfidato le previsioni di un rallentamento e diverse misure dei prezzi hanno offerto segnali incoerenti sulla possibilità che l’inflazione sia sulla buona strada per tornare al 2%. Poco prima che Powell parlasse, è arrivato un ulteriore segnale di forza dal mercato del lavoro. Le richieste di assicurazione contro la disoccupazione, considerate il miglior indicatore in tempo reale delle tendenze dei licenziamenti, sono scese sotto le 200.000. Se si guardano i dati, gli aumenti dei tassi della Fed sembrerebbero aver fatto poco per raffreddare l’economia. Powell si è soffermato sull’effetto ritardato della politica monetaria e sull’importanza delle condizioni finanziarie. Il ritardo della politica monetaria è difficile da determinare. Per le condizioni finanziarie, tuttavia, esistono diverse misure. Gli aumenti dei tassi hanno influenzato le condizioni finanziarie? Dipende da cosa si guarda. L’indice delle condizioni finanziarie preferito da Powell e i suoi colleghi è quello calcolato dalla Fed di Chicago su un’ampia base di misure di mercato e altri indicatori. Alla fine della scorsa settimana, l’indice ha fornito la lettura più bassa (che indica condizioni meno restrittive) da quando il FOMC ha iniziato ad aumentare i tassi. “Penso che l’evidenza non mostri che la politica sia troppo restrittiva in questo momento”, ha dichiarato Powell nel Q&A di giovedì. Ma se si considerano i dati finanziari più importanti per i consumatori, le condizioni sono parecchio restrittive. I tassi ipotecari sono saliti sopra l’8% per la prima volta dall’estate del 2000. Gli investitori stanno diventando ancora una volta ribassisti e si rivolgono alla liquidità mentre le aspettative di crescita economica vacillano. A ottobre la misura del sentiment ​​basata su posizioni di liquidità, allocazione azionaria e previsioni economiche è scesa, secondo il sondaggio mensile di Bank of America sui gestori di fondi globali. I livelli di liquidità come percentuale del patrimonio gestito sono saliti oltre il 5%. Ciò non sorprende visto che i rendimenti dei buoni del Tesoro a sei mesi sono più alti dei rendimenti degli utili dell’S&P 500. L’agenda macroeconomica che va dal 23 al 27 ottobre 2023 sarà caratterizzata dalla pubblicazione di alcune misurazioni importanti per le principali economie europee e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori dei mercati finanziari saranno la riunione di politica monetaria della BCE, la conferenza stampa del presidente Christine Lagarde, il PIL degli Stati Uniti relativo al terzo trimestre del 2023 e gli indici PMI, ma non solo. Per gli USA si attendono inoltre il Chicago Fed National Activity Index, indice manifatturiero della Fed di Richmond e della Fed di Kansas City, bilancia commerciale, nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, vendite pendenti di abitazioni, vendite di case nuove, scorte e produzione di greggio, PCE core, reddito e spesa personale e la fiducia dei consumatori elaborata dall’Università del Michigan.


VENERDI’

I mercati asiatici, nell’ultima sessione della settimana, hanno chiuso tutti negativi. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,57%, China A50 -0,43%, Hang Seng ha chiuso a -0,35%, il Nikkei -0,25%, l’Australia -1,16%, Taiwan -0,03%, la Corea del Sud Kospi -1,23%, l’indice Indiano Sensex -0,31%. Il nostro FTSEMib -1,40%, Dax -1,64%, Ftse100 -1,30%, Cac40 -1,52%, Zurigo -0,95%. Il Nasdaq ha chiuso a -1,53%, S&P500 -1,26%, il Russell2000 -1,29%. L’oro ha chiuso a 1.993,10 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 88,29$ per il wti e 92,51$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 50,400. Lo spread BTP/BUND ha chiuso a 194,870. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 21,71%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli che contraddistinguono la tranquillità dei mercati finanziari.


PRE-APERTURE

I listini dell’Asia si avviano a chiudere tutti in negativo. Nei singoli paesi lo Shanghai composite -0,89%, China A50 -0,34%, Hang Seng ha chiuso a -0,65%, il Nikkei -0,50%, l’Australia -0,82%, Taiwan -1,14%, la Corea del Sud Kospi -0,76%, l’indice Indiano Sensex -0,31%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura poisitiva così come l’America. L’oro si attesta a 1.984,95 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 86,89$ per il greggio e 91,13$ per il brent. Infine il Bitcoin quota 30.914 e l’Ethereum 1.705.


Buona giornata e buona settimana.




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