(26° settimana - anno 2023)
Citazione del giorno:
Heywood Hale Brown: "Lo sport non costruisce la personalità, la rivela."
Le azioni statunitensi hanno registrato la settimana peggiore da marzo, poiché è aumentata l'ansia che le banche centrali debbano continuare gli aumenti dei tassi di interesse per contenere l'inflazione. L'indice S&P 500 ha chiuso la settimana in ribasso dell'1,4%. Il Nasdaq è sceso dell'1,3%, con gli investitori che hanno preso i profitti dai nomi tecnologici vincenti dell'anno. Le small cap sono state le peggiori della settimana. Nel contempo l'indice della paura è crollato a 12, il minimo da gennaio 2020. Ricordo che quando scende i mercati sono in modalità risk-on. Il rally azionario del secondo trimestre, alimentato dalla frenesia per i titoli di intelligenza artificiale, si sta logorando sotto la minaccia di ulteriori aumenti dei tassi e i timori che il pieno impatto economico della politica aggressiva delle banche centrali debba ancora essere avvertito. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha smorzato l'umore questa settimana quando ha affermato che gli Stati Uniti potrebbero aver bisogno di uno o due aumenti dei tassi in più nel 2023. Altri commentatori della Fed hanno respinto le speranze degli investitori per un taglio dei tassi quest'anno. I dati economici provenienti da Germania e Francia hanno acceso i timori di una flessione in Europa, spingendo i titoli del Tesoro a prendere parte a un rally del mercato obbligazionario globale mentre gli investitori cercavano rifugi sicuri. Nel frattempo, l'indice PMI del settore manifatturiero statunitense è sceso a 46,3 a giugno, il valore più basso da dicembre. La preoccupazione per le prospettive economiche si è riflessa in una rotazione dalle azioni verso le obbligazioni. Gli investitori hanno sottratto 5 miliardi di dollari dai fondi azionari globali nella settimana fino a mercoledì e hanno aggiunto 5,4 miliardi di dollari alle obbligazioni. Il dollaro ha registrato la seconda migliore settimana da febbraio e le criptovalute la più forte da marzo. Bitcoin è balzato al livello più alto in un anno. Le materie prime sono state per lo più in ribasso a causa dei timori per la crescita. L'oro è sceso ai minimi di 3 mesi mentre il petrolio è tornato sotto i 70 dollari. La Bank of England ha deciso di fornire la sua medicina per l'inflazione in una dose maggiore alla riunione di questo giovedì. Il comitato di politica monetaria (MPC) composto da nove membri ha votato 7-2 per un aumento di 50 punti base, portando il tasso ufficiale al 5%. E il messaggio di accompagnamento nella sua dichiarazione era chiaro: se l'inflazione persiste, ci sarà un ulteriore inasprimento. In poche parole, i politici stanno scommettendo che l'economia resisterà ai costi di indebitamento più alti in 15 anni. L'MPC non ha respinto il recente movimento al rialzo dei prezzi dei futures, con le aspettative del mercato monetario per il probabile picco dei tassi ora superiore al 6%. La BOE è intrappolata tra i prezzi al consumo “appiccicosi”. L’inflazione principale non ha rallentato rispetto all'8,7% di aprile mentre la misura core è aumentata ulteriormente al 7,1%, il massimo dal 1992. La BOE prevede ancora una riduzione delle pressioni inflazionistiche entro la fine di quest'anno. Ma questo non è neanche lontanamente sufficiente per illuminare la cupa realtà del Regno Unito. Un mese iniziato con la prospettiva di un po' di sollievo dall'aumento dei costi di prestito grazie alla previsione di una pausa della Fed è ora sulla buona strada per concludersi in un nuovo stato di allerta sui prezzi. Dopo un anno o più di aumenti dei tassi d’interesse, la crescente preoccupazione delle banche centrali che l'inflazione fatichi a scendere le sta bloccando in una nuova fase di costrizione monetaria. L'inizio ufficiale dell'estate ha coinciso con un rapporto del Regno Unito che ha mostrato aumenti dei prezzi allarmanti e con l'avvertimento del presidente della Fed che potrebbero essere necessari altri due rialzi dei tassi. Il giorno dopo, sia la Bank of England che la Norges Bank hanno accelerato il loro inasprimento con movimenti dei tassi di mezzo punto. La Norvegia ha alzato bruscamente le sue previsioni per il picco dei tassi, il che significa che probabilmente saranno necessarie ulteriori mosse per contenere l'inflazione, che è stata in parte alimentata dalla debolezza della valuta. La corona norvegese è la seconda peggiore tra le valute del G10 quest'anno. In Turchia l'inflazione dilagante vicino al 40% ha finalmente costretto il presidente Recep Tayyip Erdogan a consentire l'inizio della stretta monetaria. La banca centrale turca ha promesso un ulteriore inasprimento, ma ha avvertito che le mosse future saranno graduali. Ciò non è stato sufficiente per impressionare i mercati. La lira turca è crollata ad un minimo storico nei confronti del dollaro e il costo per assicurare il debito turco contro l'insolvenza utilizzando i credit default swap è salito di 36 punti base a 529. Anche i funzionari svizzeri hanno dimostrato che il loro lavoro non è finito, nonostante l'inflazione core sia addirittura al di sotto dell’obiettivo del 2%. I funzionari hanno ridotto la stretta con un movimento di solo un quarto di punto - il più piccolo aumento finora - ma hanno avvertito che ne seguiranno altri. Lo yen non sembra volersi prendere una pausa questo mese, deludendo i trader che puntano su un rimbalzo. La valuta giapponese sta perdendo terreno rispetto a tutti i suoi omologhi del G10. Ha toccato un minimo storico nei confronti del franco svizzero ed è scesa al livello più basso in 15 anni contro l'euro. Al centro della flessione, affermano gli osservatori di mercato, c'è la crescente disparità tra la politica monetaria accomodante della Bank of Japan e quella aggressiva delle sue principali controparti. La Bank of Japan ha lasciato invariata la sua politica monetaria questo mese. Il prossimo incontro è previsto per luglio e poi settembre. L’agenda macroeconomica che va dal 26 al 30 giugno 2023 sarà caratterizzata dalla pubblicazione di alcune misurazioni importanti per le principali economie europee e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori dei mercati finanziari saranno il PIL del primo trimestre e l’indice PCE degli Stati Uniti e l’inflazione dell’Eurozona, ma non solo. Per gli USA si attendono anche le misurazioni degli ordini beni durevoli, indice prezzi case, fiducia dei consumatori del Conference Board, vendite nuove abitazioni, indici manifatturiero e dei servizi della Fed di Richmond, bilancia commerciale, scorte e produzione greggio, nuove richieste sussidi disoccupazione, vendite in corso abitazioni, reddito e spesa personali, PMI Chicago e la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan. Per l’Eurozona si aspettano anche alcuni indicatori di fiducia (aziende e consumatori) e il tasso di disoccupazione. Guardando ai singoli Paesi del Vecchio Continente, per la Germania si attendono gli indici IFO, rapporto GFK sul clima di fiducia dei consumatori, inflazione, vendite al dettaglio e il tasso disoccupazione. Per l’Italia focus su alcuni indicatori di fiducia (aziende e consumatori), prezzi alla produzione, inflazione e tasso disoccupazione.
VENERDI’
I mercati asiatici hanno chiuso negativi con la Cina chiusa per festività. Nei singoli paesi lo Shanghai chiuso per festività, China A50 chiuso per festività, Hang Seng -2,04%, il Nikkei ha chiuso a -1,76%, l’Australia -1,39%, Taiwan chiusa per festività, la Corea del Sud Kospi -0,80%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso -0,15%. Il nostro FTSEMib -0,73%, Dax -0,99%, Ftse100 -0,54%, Cac40 -0,55%, Zurigo +0,34%. Il Nasdaq ha chiuso a -1,01%, S&P500 -0,77%, il Russell2000 -1,44%. L’oro ha chiuso a 1.930,30 dollari l’oncia, mentre il petrolio ha scambiato a 69,50$ per il wti e 74,44$ per il brent inglese. Il prezzo del Natural Gas quotato sul mercato di Amsterdam è di € 33,790. Lo spread BTP/BUND ha chiuso a 155,260. L’indice VIX (il termometro dei mercati cioè la volatilità) chiude a 13,44%. Nel periodo pre-covid si attestava tra il 20% e l’11% e sono i due livelli che contraddistinguono la tranquillità dei mercati finanziari.
PRE-APERTURE
I listini dell’Asia si avviano a chiudere negativi con la Corea unica ad avere segno positivo. Nei singoli paesi lo Shanghai -0,74%, China A50 chiuso -1,15%, Hang Seng -0,18%, il Nikkei ha chiuso a -0,18%, l’Australia -0,43%, Taiwan -0,61%, la Corea del Sud Kospi +0,49%, l’indice Indiano Sensex ha chiuso -0,02%. Al momento in cui scrivo i mercati europei hanno una previsione di apertura positivi così come l’America. L’oro si attesta a 1.935,20 dollari l’oncia, mentre il petrolio chiude intorno ai valori di 69,36$ per il greggio e 74,22$ per il brent. Infine il Bitcoin quota 30.258 e l’Ethereum 1.878.
Buona giornata e buona settimana.
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