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"Il prezzo del sogno: quando l'investimento diventa truffa"


Negli ultimi giorni si è tornati a parlare con insistenza di truffe finanziarie, anche grazie al nuovo video della Consob, l’autorità che vigila sui mercati e tutela i risparmiatori. Un’iniziativa importante, che riaccende i riflettori su un tema più attuale che mai.

Di riflessioni se ne possono fare molte, ma vorrei partire da una considerazione finale, quella forse più scomoda: nessuno è immune. Neanche chi ha un buon livello culturale o appartiene a un ceto sociale elevato. Le truffe non colpiscono solo i più fragili o inesperti: colpiscono chiunque, perché agiscono lì dove siamo più vulnerabili — nel nostro inconscio.

Quello che mi preoccupa davvero, oggi, non è solo la truffa in sé, ma l’effetto che questo martellamento quotidiano – telefonate, messaggi, contenuti sui social – ha sulla percezione delle persone. La mia paura è di trovarmi, un giorno, di fronte a clienti che, influenzati da questi messaggi fuorvianti, arrivino a chiedere soluzioni in grado di garantire gli stessi guadagni facili promessi dai cosiddetti “guru” della rete. Non perché siano ingenui, ma perché – lentamente e senza rendersene conto – quei messaggi si insinuano nella mente, e sembrano quasi legittimare la richiesta di rendimenti mirabolanti.

E allora lasciatemi dire una cosa con la massima chiarezza: non esistono scorciatoie per diventare ricchi in fretta. E chi ve le propone, mente. Il vero compito di un consulente finanziario non è promettere ricchezza facile, ma guidare il cliente in un percorso strutturato, personalizzato e coerente con i suoi obiettivi di vita. Gli investimenti non sono un fine, ma un mezzo. Un buon piano finanziario nasce dai progetti e dai desideri del cliente, e si sviluppa nel tempo, con costanza e disciplina. Solo così è possibile costruire qualcosa di solido e duraturo. Non lo dico solo io. Lo diceva anche Paul A. Samuelson, premio Nobel per l’economia:

"Investire dovrebbe essere come guardare l’erba crescere o la vernice asciugarsi. Se volete emozioni, prendete 800 dollari e andate a Las Vegas."

In finanza, le emozioni sono cattive consigliere. I grandi rendimenti, quelli fuori scala, esistono – certo – ma sono rari, imprevedibili, e spesso frutto del caso o dell’irrazionalità dei mercati. Non si possono pianificare, né tantomeno inseguire. Il nostro compito – mio come professionista, vostro come investitori consapevoli – è un altro: costruire, non rincorrere.

Ma veniamo a quanto sta accadendo in questi giorni. In un’epoca in cui i social sono invasi da contenuti sensazionalistici – dai viaggi esotici a due passi da casa alle diete miracolose – il pericolo più insidioso arriva da una categoria ben più subdola: i sedicenti esperti finanziari, noti come "fuffa guru". Promettono guadagni rapidi, sicuri, spesso fuori da ogni logica di mercato. E i numeri dimostrano che il fenomeno è tutt’altro che marginale: nel solo 2023, si sono registrate oltre 3.400 denunce per truffe legate al trading online, per un valore complessivo di oltre 110 milioni di euro sottratti.

Per contrastare questa pericolosa ondata di disinformazione, la Consob ha recentemente lanciato una campagna video dal taglio incisivo e diretto, scegliendo come protagonista simbolico Charles Ponzi, icona mondiale delle frodi finanziarie.


Ma chi era davvero questo personaggio?

Charles Ponzi fu un truffatore italo-americano attivo negli Stati Uniti nei primi anni ’20. Non fu il primo a concepire uno schema del genere, ma fu certamente il primo a renderlo famoso e a metterlo in atto su scala nazionale, tanto da dargli il nome che ancora oggi utilizziamo: schema Ponzi.

Curiosità: uno dei primi esempi documentati di schema Ponzi risale in realtà al 1899, quando Sarah Howe fondò la “Ladies’ Deposit Company”, una società che prometteva rendimenti irrealistici a donne sole, rivelandosi poi una frode. Tuttavia, fu Ponzi a raffinarlo e a farlo esplodere mediaticamente.


La prima grande truffa storica avvenne nel 1920, quando Charles Ponzi raccolse milioni promettendo il 50% di rendimento in soli 45 giorni, investendo – a suo dire – in “buoni di risposta internazionali”, strumenti postali validi per scambi epistolari tra paesi. In teoria, il guadagno derivava dall’arbitraggio valutario tra i francobolli; in pratica, non c’era alcun investimento. I profitti dei primi investitori venivano pagati con i soldi dei nuovi. Il sistema attirò talmente tanti capitali che in pochi mesi Ponzi raccolse circa 15 milioni di dollari (equivalenti a oltre 200 milioni di oggi), prima che tutto crollasse rovinosamente, travolgendo migliaia di risparmiatori.


Come funziona uno schema Ponzi – in breve:

  • Promessa: rendimenti elevati e costanti.

  • Reclutamento: nuovi investitori attratti dall’apparente successo.

  • Pagamenti iniziali: i primi guadagni sono reali, ma solo perché provengono dai nuovi ingressi.

  • Crescita esponenziale: per mantenere il sistema servono sempre più fondi.

  • Collasso: inevitabile, appena le entrate non bastano più a coprire le uscite.


Venendo a tempi più recenti, lo schema Ponzi più devastante mai realizzato porta il nome di Bernard “Bernie” Madoff. Considerato il più grande truffatore finanziario della storia moderna, Madoff ha orchestrato una truffa da circa 65 miliardi di dollari spalmata su oltre vent’anni. Fu arrestato l’11 dicembre 2008, dopo aver confessato tutto alla sua famiglia il giorno prima. l crollo di uno schema Ponzi è sempre solo una questione di tempo: la matematica del sistema lo rende insostenibile. Il caso Madoff ha ispirato film e documentari, tra cui The Wizard of Lies (con Robert De Niro) e la serie American Greed. Negli Stati Uniti, l’espressione “Ponzi scheme” è così diffusa che compare nei dizionari come termine generico per qualsiasi truffa finanziaria a catena.


Anche l’Italia ha conosciuto un caso tristemente celebre di questo tipo: il cosiddetto "Madoff dei Parioli", alias Gianfranco Lande. Consulente finanziario romano, operava nel quartiere alto borghese della capitale e ha messo in piedi un sistema fraudolento da circa 300 milioni di euro, coinvolgendo migliaia di risparmiatori della “Roma bene”. Arrestato nel 2011, è stato condannato a 9 anni di carcere nel 2012. Successivamente, sono emerse ulteriori richieste di risarcimento e nuove condanne civili legate a un crac da 24 milioni di euro. Il caso ha avuto una risonanza tale da diventare oggetto del documentario “I soldi degli altri – Gianfranco Lande detto il Madoff dei Parioli”, trasmesso su Discovery+.

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