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Il lato nascosto dei dazi: cosa succede se il dollaro si indebolisce?

Aggiornamento: 24 mag


Dal momento in cui si è iniziato a discutere pubblicamente di dazi commerciali, attorno a metà febbraio, fino al cosiddetto "Liberation Day" del 2 aprile, il dibattito giustamente si è concentrato su una miriade di aspetti: geopolitici, commerciali, strategici. Tuttavia, vorrei offrire una chiave di lettura diversa ma altrettanto importante: cosa succede se i dazi vengono applicati in uno scenario in cui anche il dollaro si indebolisce?


Trump vuole un dollaro debole. Ma a quale costo?

Secondo l'ex presidente Donald Trump, un dollaro più debole aiuterebbe a rilanciare l'economia interna, abbassare i tassi di interesse e gestire l'enorme debito pubblico americano (così parlava il Tycoon a maggio dello scorso anno MarketWatch). Durante la sua amministrazione è stato anche proposto il cosiddetto "Mar-a-Lago Accord", un piano volto a svalutare il dollaro per rendere le esportazioni statunitensi più competitive e ridurre il deficit commerciale (Foreign Policy). Ma c'è un effetto collaterale poco discusso: un dollaro debole amplifica l'impatto dei dazi sui prezzi delle importazioni.


Perché un dollaro debole amplifica l'effetto dei dazi

Quando il dollaro si indebolisce, i beni importati diventano automaticamente più cari. Se a questo si aggiunge un dazio, che viene calcolato in percentuale sul prezzo del bene in dollari, il costo finale per il consumatore americano sale ancora di più.

Esempio pratico

Scenario 1 – Dollaro forte (1 USD = 1 EUR)

  • Prezzo del bene in Europa: 100 EUR

  • Prezzo in dollari: 100 USD

  • Dazio del 15%: 15 USD

  • Prezzo finale: 115 USD


Scenario 2 – Dollaro debole (1 USD = 0,90 EUR)

  • Prezzo del bene in Europa: 100 EUR

  • Prezzo in dollari: 111 USD

  • Dazio del 15%: 16,65 USD

  • Prezzo finale: 127,65 USD



Abbiamo ipotizzato un dazio del 15% perché è il limite massimo che il Presidente USA può applicare senza l'approvazione del Congresso per un massimo di 150 giorni, secondo il "Paragrafo 122 del Trade Expansion Act" (testo completo in PDF). Alcuni dazi effettivamente già imposti hanno raggiunto o superato questa soglia. In questo scenario, l'effetto combinato di cambio sfavorevole e dazi può essere assimilato a una tassa occulta che colpisce direttamente i consumatori americani, i quali si trovano a pagare di più per gli stessi beni importati, senza apparenti aumenti fiscali dichiarati. I prezzi al dettaglio aumentano, riducendo il potere d'acquisto e contribuendo a mantenere l'inflazione elevata.


E la FED che fa?

Un'inflazione più alta dovuta a un dollaro debole e ai dazi potrebbe ritardare ulteriormente i tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, che si troverebbe costretta a mantenere una politica monetaria restrittiva più a lungo del previsto.


Chi ne paga il prezzo (e chi potrebbe guadagnarci)

Settori più penalizzati:

  • Automotive: già in difficoltà per costi di produzione elevati e catene di fornitura internazionali

  • Tecnologia: importazioni massicce di componenti asiatici

  • Abbigliamento e calzature: forte dipendenza dalla manifattura estera

  • Distribuzione e GDO: margini compressi a causa dell'aumento dei costi


Asset e valute potenzialmente favoriti:
  • Materie prime: oro e petrolio potrebbero beneficiarne come beni rifugio

  • Settore difensivo: utility, sanità, beni di prima necessità

  • Valute emergenti: alcune valute locali potrebbero apprezzarsi se il dollaro si indebolisce

  • Titoli legati all'inflazione: TIPS e obbligazioni indicizzate


In un momento in cui la politica commerciale si incrocia con quella monetaria, è fondamentale guardare oltre le dichiarazioni di principio. Un dollaro più debole può sembrare una soluzione semplice per ridurre il debito, ma rischia di amplificare l'effetto dei dazi, aumentare i prezzi e rallentare la normalizzazione monetaria. Un equilibrio delicato che potrebbe avere ricadute dirette sul portafoglio di famiglie e investitori. Detto ciò, è bene ricordare che l'economia e la finanza sono sistemi complessi e articolati: le dinamiche possono cambiare rapidamente e sconfessare anche le analisi più strutturate.

Per questo motivo, le scelte di investimento devono essere sempre adattate ai propri obiettivi finanziari e orizzonte temporale:

  • Se sei un investitore di breve periodo, dovrai prestare attenzione al timing d'ingresso, costruire trade ben ponderati, usare dati statistici solidi e implementare strategie robuste, con gestione flessibile della posizione, stop loss ben definiti e capacità di adattarsi rapidamente agli eventi.

  • Se sei un investitore di lungo periodo, segui i principi cardine del goal-based investing: definizione chiara degli obiettivi, diversificazione, gestione dei rischi, e affidati a un consulente in grado di guidarti con coerenza nel tempo, evitando reazioni impulsive ai cicli di breve termine.

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